martedì 17 dicembre 2013

Figata delle figate!

questo sito, segnalato da velablog, è figherrimo! 


non aggiungo altro, se non queste fote per darvi un' idea: 


mercoledì 4 dicembre 2013

Avevo detto impossible...

Ultimo week end di questo campionato autunnale, ce la giochiamo in 4: noi, e altre tre barche con le vele in carbonchio. 
Noi, che per l'occasione siamo in sottonumero, ingaggiamo al volo Enrico il Bagnino, che in quanto laserista palestrato viene immediatamente randizzato. Manca anche il mio chierichetto, quindi dovrò celebrare messa da solo lì davanti. Per nostra buona sorte c'è poco vento quindi è tutto molto slooow, facile.
Prima di partire per ‘sta benedetta prova ci tocca aspettare un bel po’, e inseguire la barca giuria alla ricerca del vento fantasma per un bel pezzo di adriatico. Ma alla fine, nel primo pomeriggio lo scirocchino si stabilizza e riusciamo a fare una prova (dopo una prima procedura annullata per immobilità delle barche) Partiamo comodi, nessuno tira la partenza, ci scegliamo il bordo e andiamo. Il campo è corto&storto, ma storto assai. Prima bolina davanti, prima poppa idem. L’issata andrebbe fatta in gybe set ma siccome che siamo pochi e rattoppati facciamo la solita e strambata appena possibile: complice una rotazione del vento in pratica è un bordo di lasco stretto, quasi quasi conveniva il genoa. Però filiamo in boa dritti sparati e ammainiamo da manuale, da sottovento: la rotta è talmente alta che qualsiasi altra manovra costringerebbe a strusciare Jessica (il nuovo curvoso fiammante spi rosso) su mezzo rigging.
Durante la seconda bolina vado sotto a rifare lo spi e a girare il circuito, e in quel mentre in pozzetto giustamente vanno per fratte: complice l’assenza del mio acuto sguardo in coperta alla ricerca delle boe, puntano dritti alla layline per la categoria relax, OVVIAMENTE il primo ad accorgermene sono io quando torno in coperta…Ma ormai è tardi e il maltese maledetto si è infilato sagacemente nel varco. Non solo, nel poggiare per prendere l’altra boa (la nostra) richiamo addirittura di non prenderla a causa del vento girevole!
Insomma 10 minuto che non sto in coperta e questi mandano all’aceto una possibile vittoria…ovviamente è colpa del prodiere, anzi ancora meglio: è colpa del chierichetto assente, che di solito resta di vedetta se io ho da fare qualcosa sottocoperta.
Per inciso il resto della bolina e della successiva poppa (a vele bianche tra la bolina larga e il traverso per quanto è storto il campo) il mastro comandante lo passa a bofonchiare a mezza voce “checcoglione..” intervallato dal più classico “che cazzo, la boa sbagliata!”. In pratica è il suo mantra.
Risultato (diramato come da tradizione ORCi alcuni giorni dopo) noi secondi, i meltesi primi per manco un minuto, i cattivoni che non perdono un colpo non pervenuti…li abbiamo incrociati a metà poppa che loro erano a metà bolina…
Domenica, niente di fatto per presunto maltempo: giornata piovosa, fredda ventosa, marosa…insomma figurati se ci facevano uscire!
Quindi salvo strani imprevisti dovremmo essere secondi, per il secondo anno di fila.

Nun c’è ‘gnente da fa.

venerdì 22 novembre 2013

E nel frattempo....

...continuo a prendermi cura di Little wing: ho stuccato il messaggero della ghinda (cimino del caspio, rotto dentro l'albero, sigh) l'ho sostituito impiombandoci metà della vecchia drizza spi (spectra da 3 calzata altro che!) che ho prontamente sostituito con una un peletto più lunga per avere un po' di imbando in sacca. L'impiombatura non è la più bella che abbia mai fatto ma ne sono venuto a capo: volevo fare una calzata completa ma da 3 non ci sono riuscito, mi sono dovuto accontentare di impiombare l'anima e rimetterci su la calza e cucire il tutto. L'altra emtà della drizza servirà a replicare sull'altro albero, una faticaccia...

martedì 19 novembre 2013

mission impossible...

Domenica, regata dell'invernale altura. Noi in classe Crociera, un po' come tutti, visto che la classe regata è di fatto un match race impari (un 39 conto un 41...fate vobis)
una sola prova, col vento giusto, bella divertente, sempre -dico sempre- in aria libera, sempre primi in boa, 4 minuti in reale al secondo e 6 minuti all'aversario più temibile...e secondi in compensato. 
Secondi.
Dietro di due minuti, dopo avergliene dati 6. in pratica bisogna sparargli...
vabbè sono gli scazzi delle regate in tempo compensato, li conosciamo.
però ci siamo divertiti, tiè!

alcuni momenti imperdibili della nostra prova: 
  • un ammainata spi, come sempre nell'ultima mezza lunghezza disponibile, ammainavamo mente il genoa veniva strotolato. Il dio dei frullaprua ci ha graziato, io avevo già visto brandelli di spi accuratamente incastrati nel salsicciotto del genoa, roba che stavamo ancora lì a scastrare il tutto.
  • un altra ammainata, in fase preparatoria ribadisco a Clò -centrale- che voglio il tangone giù a sparo, anche se ci sono io sotto:
IO (sguardo da prodiere dopato): Clò ti autorizzo a tirarmelo in testa, basta che viene giù veloce
CLO(sguardo da mamma preoccupata, ex prodiera sa di che parla) no dai, aspetta, io, ma, insomma...
IO: vabbè dai ti autorizzo ad avvertirmi che mi stai uccidendo ma non ti fermare, CHIARO?
in effetti non si è fermata, brava.
  • il nostro tattico, che come da migliore tradizione vira corto e spera nel buono, e il nostro timoniere che come da tradizione ci prova fino all'ultimo, risultato boa toccata  e 360°. 

si si, siamo dei fenomeni.
  


martedì 15 ottobre 2013

Laser ‘n’ 49er

È l’accoppiata tipo di questi ultimi week end. Sabato laser, domenica 49er. Iniziamo da una settimana fa. Domenica è prevista l’ultima zonale laser, indi per cui sabato mi ci alleno un po’ giusto per ricordarmi come si fa. Uscita onesta, vento in doppia cifra, manovre manovre manovre. Io sono lento, lento, lento.
Amen raccogliamo quel che si può, non è che mi sia ammazzato in laser questa stagione.
Domenica di vento neanche l’ombra. Aspettiamo e aspettiamo un altro po’ saremmo addirittura 6 standard, ma alla fine il pur volenteroso comitato (sono usciti col gommone e l’anemometro, sono stati fuori un’ oretta a cercare il vento) ci lascia a terra. Ormai siamo già vestiti in assetto race, una seppur minima bavetta c’è…sai cosa?guarda caso il piccolo e previdente Corr ha portato anche l’imbragatura…Armiamo il 49er e usciamo io e il mastro timoniere. Uscita quasi fallimentare, pochissimi vento, ma -issimo -issimo, il che ci permette di navigare sotto gennaker per la prima volta (wow…) ma anche che ci costringe a rientrare con le ginocchia in bocca. Assurdo, mi tocca stare spatasciato sottovento pure su un 49er.
Tra l’altro appuriamo -il mastro timoniere ed io- che lui non amoreggia troppo con trapeziame e cilici, insomma se la passa seduto in barca, dopo qualche timido e umido tentativo.
Vabbè rientriamo che è quasi buio, però se non altro abbiamo provato il gennaker, che io guardo con gli occhi a cuoricino.
Non è bellissimo?
Nel frattempo passa una settimana in cui non succede nulla o quasi: solo mi metto d’accordo con un esperto timoniere di 49er per uscire domenica, uno che a quanto pare conoscono tutti tranne me, il contatto me lo ha passato Sant’Elvira e io mi son fidato ciecamente. Sant’Elvira è Sant’Elvira, mica ciaspolotti!
Sabato nel pomeriggio, comodo comodo , che c’è una bella tramontana, ma nessuno si allena, il supercazzut laserist squaron è assente. Io nell’indecisione di cosa fare (e c’è onda, e c’è vento, e fa freddo, e sono vecchio…) do una grattatina al 470 per cartare e lucidare le parti recentemente ripassate col gelcoat grigetto. Ma poi mi rompo a grattare, e decido quindi di uscire, è un po’ tardi, ma il vento sembra tenere, è di perturbazione…
Fuori ce n’è un bel po’. Io mi sparo la mia ora e mezza di lavoro duro, prima che inizi a percepire un tremito nella forza, e appena lo percepisco mi butto a terra. Perfetto: arrivato al circolo il vento molla del tutto, c’è ancora luce e faccio in tempo a docciarmi per l’aperitivo: che vuoi di più?
Vuoi uscire col mostro, col bolide, col Mig. Cosa che puntualmente è avvenuta domenica con Ludovico. Ludovico è il contatto. Ludovico ha un prodiere a trieste che convocato in videoconferenza ci teleguida nell’armo e nell’ottimizzazione. Ludovico la sa portare.
Armiamo e aspettiamo che arrivi il vento. C’è anche Ugo che sta armando il suo laser radial, e si prenota per un giro…ma oggi usciamo io e lui, sempre che il vento si metta. Facciamo saltare i rispettivi programmi, e usciamo ad ora di pranzo in pratica, con uno scirocchetto in salita  che toccherà la vertiginosa intensità di 7 nodi sotto raffica.
Sette nodi col gennaker significa in due al trapezio, e il genny che tira come uno spi al traverso con 20 nodi. Ci vogliono due mani, pazzesco.
Al primo bordo scuffiamo un po’ stupidamente, io avevo il paranco alto e facevo poca leva: la terrazza di sottovento si è infilata in acqua e non c’è stato niente da fare, amen, bagnetto, ammainata dall’acqua e via di nuovo, una volta ripartiti Ludovico cerca di valutaer come reagisco alla scuffia, e mi fa:

Ludovico (occhio valutativo di chi sonda il terreno): oh, ma adesso 5 minuti e ci riproviamo, eh?
Me (cazzutamente bagnato): perché ti servono 5 minuti?

E lì ridiamo gennaker e ci diamo dentro, bordi e qualche strambata. Io ricordo ciò che ho letto su come strambare sotto gennaker: Rule 1: think positive. Incoraggiante…
Ma Ludo sa il suo e filiamo lisci. Ad un certo punto mentre navighiamo bel belli, sento uno STONK che un po’ mi preoccupa, e gira che ti rigira scopro che ha ceduto il bozzello in testa d’albero per la drizza del genny, che adesso passa direttamente dal foro sull’albero. No buono, ammainiamo e torniamo a terra che tra l’altro sì è fatta una certa e mi sta iniziando la maratona di Ginnaste su MTV ;-)
Quando sento la musichetta di ginnaste mi parte qualcosa dentro che neach’io so come…
A terra ci diamo un appuntamento indefinito per il futuro, settimane prossime io ho un po’ di impegni non derivistici, e neanche velici, quindi se ne riparlerà a novembre inoltrato. E nel frattempo dobbiamo tirare giù il palo per il gennybozzello e dare una scorciata alla lungherrima drizza gennaker.  

martedì 1 ottobre 2013

un sabato da Leoni...marini

Sabato, finalmente si esce col nuovo bolide targato LNI.
Ho passato metà del mio tempo in acqua a raddrizzare e l’altra metà a  fare la più veloce e penosa bolina della mia carriera
È instabile, nervosa, bastarda, dolorosa.
La amo.
Ingenuo come pochi arrivo ben prima del prodiere designato (Enrico il Bagnino, scelto perchè sa nuotare bene in primo luogo)  e inizio ad armare la barca. Parto positivo, giocando con le sartie basse riesco ad avere le tensioni che vorrei un po’ ovunque, e il bender rivisto e corretto va una meraviglia (ma sempre lo teniamo d’occhio…).
Dicevo, ingenuo come pochi, armo fiocco, gennaker…gennaker??? Si, sono convinto che lo useremo, ci sono tipo 6-7 nodi….
Si, certo.
Poi arriva Enrico, tiriamo su randa, ci cambiamo e qui iniziano le mie perplessità: lui spavaldo, costumino petto nudo e piedi nudi. Io gli faccio presente che si farà male e che staremo molto tempo in acqua: le scuffie sono garantite. Lui dice di volerla prendere così, spavaldamente…contento lui…
Usciamo e riusciamo a fare circa 3-4 minuti senza scuffiare, bolina larga/traverso per uscire fuori dalla zona diga. Bordo dritto, ripenso alla mia dolce fidanzatina (che non sarà velista di professione ma per osmosi ormai ne sa a pacchi) che prendendo per il culo diceva:


“ ok si andate fuori e poi una volta che volete virare…già mi immagino vuoi due che puntate alla Croazia senza il coraggio di toccare niente”


E in effetti alla prima virata scuffiamo. E guarda caso passano di lì:
  1. i miei zii FD muniti, che li sentiamo che ridono da 100 metri prima…’stardi…
  2. l’esperto catamaranista Mauro che pure lui ci mette un po’ di carico, ma almeno rispetta l’eroica scelta (scoprirò poi che ha un passato sui 49er il catamaranaro)
  3. Il buon guido col suo contender,  che in effetti passa guarda, dice di mollare il vang e gli brillano gli occhi.
  4. vari ed eventuali, soci e passanti velici che semplicemente se c’è qualcosa da vedere si fiondano.

Insomma abbiamo un bel pubblico, e noi per gentilezza replichiamo lo spettacolo. Il vero problema è che Enrico non parla col trapezio (mentre io ricordavo che…) e neanche con le terrazze, sta l a centro barca seduto con la randa in mano, un po’ statico a dirla tutta. In questa configurazione io mi ritrovo un po’ a fare i salti mortali, e soprattutto metto il culo in acqua una volta di troppo, perdo il contatto e stucco l’elastico del mio trapezio. Risultato dobbiamo rientrare, visto che io l’unico appenditore  a bordo è privato del suo appendino. Per fortuna il rientro è una bolina sulle altre mura (quindi ho il trapezio integro e funzionante) con un solo breve bordo per rialzarci di rotta durante la quale io rocambolescamente acchiappo il trapezio e mi tengo in qualche modo.
Insomma il bordo di rientro alla fine è stata una navigazione se non altro consapevole, bolina due virate, avvicinamento a terra. Tutto liscio più o meno.
Con la barca al 20 % del potenziale a essere gentili.
Avremo fatto 7-8 nodi a essere scarsi.
Wow.

Ne voglio ancora.

venerdì 27 settembre 2013

Se...

"se qualcuno nastra una impiombatura testa-testa ha qualcosa da nascondere"
[Cit.]

mercoledì 25 settembre 2013

Pending Bender

attenzione: questo articolo è un po’ da nerd e quindi palloso. Fuggite sciocchi! 
Nel mentre che non si esce, sono lì che faccio un po’ di lavoretti manutentivi alle mie adorate, e anche al nuovo bolide, per il quale percepisco una certa responsabilità anche se non mio (è una barca sociale!). Per carità non dico che ci spendo sopra, ma se mi riavanza un bozzello, ‘na metrata di spectra e così via, piuttosto che tenerli in un cassetto vedo di farne buon uso.
Il menu della settimana è piuttosto incasinato, perchè ho un po’ di barche e poco tempo. Il laser chiede cure più o meno definitive: fa acqua dalla coperta, zona bicchierino. Il 6 ottobre c’è regata e io ho appurato domenica scorsa che se c’è onda imbarco litri…fate un po’ voi, per me è DEFCON 4.
Poi c’è il 470, stagione finita, si tratta solo di stuccare delle bottarelle e ripassarle col gelcoat color Little Wing. Non c’è urgenza se non evitare la stagione brutta in arrivo per evitare catalisi disastrose, diciamo che al momento è un DEFCON 2
Infine c’è il bolide che in verità non ha bisogno di lavori, se non un po’ di tempo per la messa a punto a terra (le tre sartie da far andare d’accordo) e poca roba, tipo magari riciclare una vecchia scotta laser come scotta gennaker, robe così. È la meno urgente di tutte, e manco a farlo apposta è l’unica che posso fare in casa con comodo (impiombature e bricolage…). E così, ieri sera, ho messo mano al bender in dotazione, che non mi piaceva granchè: messo in forza tirava un po’ storto, alcuni bozzelli erano fissati al corpo centrale con dei rivetti d’acciaio da guerra, le cui code occupavano gran parte della canalina per lo strallo impedendo un corretto posizionamento. E allora, via di operazioni meccaniche avanzate!
(per i non avvezzi agli skiff: il bender è un paranchino rimovibile che tira lo strallo per fissarlo alla barca con la giusta tensione. una volta infilato il perno dello strallo lo togli e armi le vele)
Per prima cosa ho deciso di documentarmi su internet. Probabilmente è stata la fase più difficile del lavoro: 
ecco cosa si trova a cercare “bender” su google…
alla fine, a pagina 38 della ricerca ho trovato quello che mi serviva. Per evitare i rivetti, ho deciso di piazzare dei bulloni M4 per fissare i bozzelli , filettando direttamente l’alluminio: non sarà il massimo, ma in fin dei conti dati i circa 250 kg di carico, ogni bozzello si deve fare circa 85 kg, ovvero una 42.5 kg di carico su ogni bullone. La mia unica preoccupazione è che possa plasticizzare l’alluminio. Esageriamo: 500 N su una superficie di contatto proiettata di 9 mm^2, viaggiamo sui 50-60 MPa in compressione, mettici pure l’intaglio dato dalla filettatura, vorrà dire che dovrò tenere d'occhio un eventuale rifollamento.  
Ovviamente i fori dei bulloni non sono allineati, per evitare di ridurre troppo la sezione resistente del corpo centrale (vabbè dai...) a causa del ben noto fenomeno noto in letteratura come "effetto carta igienica".
La fase operativa è stata relativamente semplice, col trapano a colonna ho fatto saltare prima i rivetti, poi ho deciso le posizioni dei bozzelli e punteruolato il pezzo per fare gli inviti per i successivi fori. Fatti questi (sempre con il supercolonnatrivella, punta da 3.2 mm), ho maschiato a mano per fare la filettatura e mi sono dedicato ai bulloni. In commercio non ne ho trovati della lunghezza giusta e quindi mi è toccato prendere e ritagliare col seghetto a ferro degli esistenti…Montare il bozzelli sul corpo centrale è stato una banalità. Già che c’ero ho sostituito lo spectrino scalzato che c’era con una cime che mi girava per casa che se non altro grippa sullo strozzatore.
Una robetta facile, un’ora scarsa di lavoro:
che bello! (salvo poi scoprire che mi si romperà in mano al primo utilizzo…)

lunedì 23 settembre 2013

Come Saetta McQueen

Come potete leggere qui, il buon Edo ha regalato al mio circolo il suo 49er, che sarà col vecchio armo, sarà fuori stazza, ma è sempre un 49er e quindi una gran barca da velocità. Io l’incaricato del trasferimento, e in questi primi tempi di capirci qualcosa e di sperimentare su pelle.
Long story short: non ci sono ancora uscito.
Short story long, ho avuto un bel week end intenso, ho passato due giorni molto operativi. Sabato quasi non c’è aria, roba sui 5 nodi. io con un po’ di gente recuperata a cottimo scarico il 49er dal carrotraino e inizio a ripassare tutte le drizze e a mettere in ordine il sartiame per armare. Ora “il sartiame” è un termine vago, sto popo’ di barca ha sartie alte, intermedie e sartie basse. Un casino metterle d’accordo tutte, ma io per fortuna ho l’arma segreta, un tensiometro.
Ma andiamo con ordine, prima c’è da alberare. Tre volte perchè siamo un po’ pirlotti: la prima volta tiriamo su, vado per infilare la drizza gennaker col messaggero e si punta, provo a tirare ma si blocca deve fare un po’ d’attrito da qualche parte. Tiramo giù e la faccio passare a  mano, si era incastrata all’uscita in testa, rischiosisimo fare la forza. La seconda volta perché dopo aver provato a ghindare qualcosa nella mia testolina mi ha suggerito che sartie medie e trapezi erano invertiti, e allora telefona, verifica, tira giù e inverti. La terza volta semplicemente perché nell’invertire sartie trapezi ho fatto un qualche sottile intreccio, tale per cui tirando il trapezio del prodiere il martelletto della sartia è uscito dalla sua sede, tipo che ce l’avevo avvolto intorno con l’albero a terra.
Insomma alcuni tentativi dopo ce l’abbiamo potuta fare, nonostante la nostra manifesta stupidità.
(nota: quando parlo al plurale intendo me e il povero cristo che ha avuto la sfiga di essere mio compagno di banco alle medie e –giuro- non è mai salito in barca. Ma ha caricato e scaricato 470 e laser  con una frequenza da campagna olimpica. Santo subito)
E finalmente ho iniziato a giocare con il tensiometro.
Rispetto a come ho trovato la barca ho dovuto cincischiare un po’ fino ad ottenere un 25+ sullo strallo, 31 sulle medie e 10 scarsi sulle alte, dopodichè si era fatta ‘na certa e quindi ciao, se ne riparla domani.
Domani, domenica per prima cosa trovo l’eurotimoniere che sta assettando il 470 con dolcetto junior (presto faranno una regata insieme – io sono indisponibile per quella data) e scambio due chiacchiere tanto per. Dopodichè visto che c’è vento e onda decido per fare la cosa più saggia per un velista: vado fuori. Ovviamente con il laserino, che c’è un po’ troppo vento e onda per il 49er, ammesso che si trovi un compare pronto all’uso (a quanto pare né il mastro timonatore, né il dolcetto si sono portati dietro muta e accessori…no comment) con il laserino mi diverto insieme al veteradial a planare di lasco, cinghiare di bolina e andare male di poppa.
Le boline sono oneste, faticose ma oneste. Le poppe no, mostrano tutta la mancanza di allenamento sul laser di questa stagione agonistica.
Po torno a terra disarmo, e mi faccio i fatti miei per un po’…
Nel pomeriggio, sono insolitamente a spasso e allora torno alla Lega. Per prima cosa metto mano al 470, ho stuccato col geloat 2-3 crepine e bottarelle e adesso vanno cartate. Mi ci metto  con calma e amore, prima la 600 poi la 1200, e poi arriverà la 2000 e la pasta polish, ma non oggi. Oggi, dopo aver pomiciato (letteralmente!) il 470 passo al 49er, una bella lavata e via di tensiometro e bender, da reiterare n volte (nel frattempo noto che il bender, così come lavora non mi piace granchè, devo ottimizzare la cosa),fino ad ottenere il seguente risultato:
  • alte 12
  • medie 28
  • strallo 25+
  • basse: jolly, sono scarichissime e devo tenderle ma il quanto è da studiare.

Come nella migliore tradizione vado via che è buio, ma prima o poi ce la farò ad andare veloce come Saetta McQueen...

venerdì 13 settembre 2013

La “Non” regata perfetta

Perfetta per gli organizzatori, non per noi che abbiamo staccato uno stramaledetto 2° posto.
Parliamo del Velandiamo, e la perfezione di cui sopra si riferisce alla splendida giornata di scirocco sui 10 nodi scarsi,  sole, poca onda, orari precisi e tante barche che danno spi un attimo dopo la partenza. Sicuramente per gli organizzatori è stata la regata perfetta al suo 10° anniversario. E che bravi.
Io come ormai da qualche anno mi ripresento nella portentosa accoppiata 470 me al timone+fragliotta a prua su una flotta di barche non già prestanti come la mia adorata, fatto salve lo stramaledetto FD dei miei cari zii, ancora loro!
E tanto per darmi delle arie da regatante serio ho dato una seconda chance allo spi Quantum (“sai sto valutando delle vele Q, per vedere come vanno…si, guarda devo telefonare al velaio per dirgli due o tre cosette, deve ingrassarmi la parte alta... No no, per le regate serie usiamo le North, non possiamo permetterci di rischiare…” detto con aria di sufficienza e con la faccia di chi può permettersi di giudicare il lavoro di un velaio. Possibilmente indossare maglietta di kiwidrop per darsi un tono), anche se a conti fatti non è che ci abbia capito molto dal timone: certe cose devi prenderle in mano.
le magliette di kiwidrop. fondamentali per essere credibili in banchina
Ma veniamo alla nostra regata.
Io e la fragliottina la prendiamo alla lontana, ci spariamo una sessione di allenamento di sabato (tipo 3 ore mezza e 193 strambate) preceduto da 1h 47’ di centre a terra, stiratura con l’appretto delle vele, lucidatura con lo Smack brillacciaio dei bozzelli e grilli, meditazione e yoga per raggiungere il centro della sfera prestazionale. Siamo dei profescionàls, noi. Dopo alcune ore di allisciamenti e minuziose pulizie del mezzo, verso le 5 (e siamo li da tipo 22 ore senza pause…) percepisco alcuni segni premonitori di ammutinamento, tipo la fragliottina che affila un machete, ragion per cui la  libero prima che mi affetti e rimango a sistemare gli ultimi dettagli in solitaria: sono indeciso se armare il messaggero della ghinda che fa pendant con i guantini di lei o a riporto con la specchiatura dei miei occhiali da sole. E so’ problemi...
Domenica, noi che siamo profescionàls ma sul serio, siamo astutamente in anticipo per la prima volta da quando facciamo i Velandiami. La fragliottina ha un tasso di sbadigliamenti tipo uno ogni 25-30 secondi…che dolce, dorme abbracciata al suo machete…io nicchio ma taccio, ognuno ha i prodieri sonnacchiosi che si merita. Per fortuna abbiamo un anticipo tale sulla tabella di marcia che la sbadigliosità eccessiva non provoca danno e alle 10 siamo pronti e in acqua: inaudito! Per l’occasione indossiamo anche le eleganti canotte del camafro in coordinato: sicuramente la stampa ci mitraglierà con i suoi teleobiettivi, e noi ci teniamo a sfoggiare il vestito della festa.
Ovviamente di circa 600 foto dell’evento compariamo sfocati solo in un’inquadratura a campo lungo, ovviamente…
Tornando alla parte velica, siamo magicamente, inspiegabilmente e miracolosamente nell’area prepartenza con 40 minuti di anticipo dopo un breve bordeggio  in cui ci scaldiamo, proviamo due boline e  un issata. Siamo pronti.
Bene.
Partenza di poppa, primo (e unico) bordo una poppa stretta, al limite del lasco. Nei 5 minuti faccio la linea, giusto per sapere i tempi di percorrenza e farmi un idea, poi senza complicarci la vita sfiliamo mure a dritta dalla boa dalla boa verso il battello, allo zero poggiamo e issiamo, facile facile. Gli altri sono un po’ sopravento, ma noi abbiamo più accelerazione e più margine di sicurezza per issare allo sparo.
Il bordo di andata non è di per se interessante, siamo avanti, e ci rimaniamo. Però il bordo come detto è stretto, e il malefico FD, pur senza spi, se la cava bene con il genoa tenendosi giusto un po’ alto. In parole povere non riesco a dargli il distacco che  vorrei.
Io dal canto mio stresso la fragliottina alla morte perché voglio più velocità, e adesso l’acceleratore ce l’ha in mano lei: non se la cava male anche se a tratti si distrae per controllare il filo del machete…ehm…
Certe volte corro dei rischi che neanche immagino
Strambiamo in boa, stacchetto e ammainiamo per iniziare il ritorno. Qui in ammainata ci perdiamo gran parte del vantaggio, siamo un po’ in ritardo e io esco troppo basso. Poca roba, ma alla fine potrebbe essere quel quid che ha fatto la differenza. O meglio: se devo pensare ad un momento “sliding doors” in cui potevo vincere o perdere è stato qui, in questa uscita sporca dalla boa di poppa.
Ma probabilmente è un mio film, più probabilmente neanche un’uscita perfetta sarebbe bastata. La bolina è poca cosa, noi facciamo del nostro meglio, abbiamo una gran prua e la velocità giusta per un 470. Il vento è salito e si trapezia addirittura a gambe stese! (cioè: lei trapezia a gambe stese, io al posto suo stare al trapezietto doloroso)
I miei zii sull’FD stringono meno, devono fare addirittura due virate in più di me, ma semplicemente camminano di più. Proprio non riesco ad inventarmi niente, se non guardarli mentre lentamente da sopravento mi scivolano avanti.
Alla fine mi danno scarso un minuto, e più della metà di questo distacco è causato da VAG (si si, il barconaltura) che mi ha rollato a 40 metri dalla linea, come se questo potesse aiutarlo a recuperare qualcosa su Celeste che con comodo gli vira sulle vele e lo pianta lì, sulla linea d’arrivo: ben ti sta! Nella loro battaglia io sono il danno collaterale che si becca 11 metri e mezzo di copertura, piegandomi alla legge del più grosso, non senza prima aver orzato alla morte per rallentarlo il più possibile, per la serie: “tu mi passi da sopravento perché hai fretta e devi farmi vedere che ce l’hai più lungo? Bene, vediamo se sei in grado anche di orzare co ‘sto camper!
E ovviamente non era in grado.

Insomma, anche quest’anno abbiamo venduto cara la pelle…

venerdì 6 settembre 2013

Trofeo medio adriatico – Prima tappa



Ed eccoci di nuovo a Marotta per difendere la coppona che abbiamo conquistato a colpi di proteste l’anno scorso.
Domenica, vento previsto: abbastanza; avversari: abbastanza.
L’ultima volta che ci siamo incrociati eravamo sul Bracciano Lake e siamo arrivati davanti noi.
Questa volta purtroppo si vendicheranno. Con molta cattiveria.
In pratica facciamo tre prove durante le quali, se non riusciamo a scastrarci subito dalla flotta veniamo marcati e assaliti peggio di un ricercato speciale. Intere boline sotto le altrui vele. Poppe con interminabili battaglie all’orza senza che l’avversario di turno si preoccupasse minimamente di andare in boa…basta che ci vada il suo amico.
Due palle!
Non so, noi regatiamo normalmente pensando alla flotta, se incroci un avversario, gli scarichi i tuoi rifiuti e lo costringi ad andare via, ad andare dalla parte sbagliata e ciao. Invece domenica no, sembrava di fare match race 4 contro uno.
Se poi aggiungi che noi ci abbiamo messo del nostro ad essere lenti, infagottati e stupidi (in alcune occasioni) ecco che il risultato è un terzo posto ben lontano dai primi due: per carità 3 di 9 non è schifo, ma i parziali dicono 5 -3-2 in cui solo l’ultima prova eravamo in condizione  di vincere (ci siamo dovuti fare un 720° per un contatto in boa, l’eurotimonante ha avuto un attimo di blackout).
Ci sono alcune cose buone, tipo:
  • la capacità di orzare, quando si tratta di fare prua per costringer l’avversario sopravento a virare la barca c’è e vinciamo i duelli.
  • L’ultima prova dove abbiamo centrato la barca al volo per il poco vento (senza riferimenti, alla Ferrone maniera) e di bolina andavamo finalmente.
  • Una o due astuzie tattiche, tipo mandare un rompibolle che facevano la regata SOLO si di noi a infilarsi sotto le vele di un altro rompibolle che faceva la regata SOLO su di noi dall’altro lato. Non si erano visti tra di loro eheheh


Ma ci sono tante, troppe cose cattive:
  • lo spi quantum che di poppa per scendere proprio non mi è piaciuto, complice delle poppe a bordo unico, insomma non andavamo al solito (di solito di poppa camminiamo abbastanza)
  • poca lucidità nelle manovre, ad esempio ci tocca fare una penalità: invece di fare due giri puliti più che altro rotoliamo da un bordo all’altro senza troppa coordinazione
  • poco passo in condizioni choppy e poco vento (a dirla tutta il poco vento non era una novità)

a vederlo da fuori non neanche così brutto lo spi, è da dentro che proprio nun se po' guardà...mah...
insomma, un podio con l’amaro in bocca.
segnalazioni, foto e classifica le trovate sul sito dei Marottienses

mercoledì 4 settembre 2013

Campionato nazionale cosini minuscolissimi – La regata

Dopo i saltellanti allenamenti piovosi dei giorni prima, si apre il campionato con una pigra attesa. La perturbazione dei giorni scorsi ha un po’ rimescolato le carte e la termica fatica ad entrare, le temperature non sono ideali. Alla fine, verso le 15:30 si inizia a muovere: qualcosa i ben informati locals si orientano tutti col naso all’insù verso il Castello di Bracciano.
Usciamo, e subito capiamo che io e la timoniera facciamo vela in modo diverso, non diversissimo, diverso come può essere la Oxford di Lyra Belacqua dalla Oxford di Will Parry.
Queste sottili differenze ci portano a non essere proprio brillantissimi: la prima regata per dire, in mezzo ad una poppa serratissima in lotta tra 3 barche, io chiamo il tempo per l’ammainata e lei scappa via pensando che stessimo per esplodere/morire , perdendo interno, ingaggio e posizioni. Semplicemente non si aspettava che il prodiere parlasse per chiamare l’ammainata e si è preoccupata pensando ad un problema(resta poi da capire perché scappare via da un posizione di vantaggio se anche hai un problema…mah).
Cose così, semplicemente ogni tanto non ci capiamo.
In questa termica un po’ avara riusciamo a fare due prove su tre qualche bel duello di poppa e delle boline decenti, considerato anche che io me le faccio per il 70% del tempo con le ginocchia in bocca.
I percorsi sono abbastanza statici, il vento e quello e non c’è molto da inventarsi: di bolina si può anche bordeggiare a fantasia, di poppa è praticamente un bordo obbligato (anche perchè i FJ in effetti poggia un bel po’)
Secondo giorno abbastanza uguale al primo, in acqua tardi, e facciamo due prove: due sesti, siamo ben più vicini ai primi ma le seconde boline di solito ci bastonano. Stiamo iniziando a carburare, senza dubbio. Purtroppo uno dei due sesti è un OCS, bella fregatura.
In generale giriamo tra le boe tra la quinta e la settima, e chiudiamo sesti, con una certa regolarità.
Terzo giorno invece è disastroso. Sembra esserci più vento, ma è solo una parvenza, è solo più rafficato e irregolare.   Noi facciamo due prove difficili, con delle prime boline in salita e delle poppa nella media, ma il vero problema è che non riusciamo a trovare un assetto decente: a trapezio è troppo, in barca troppo poco, trapezietto va bene a tratti ma copro la visuale…
Insomma andiamo in giro in assetto variabile e incostante  e la velocità ne risente.
Risultato perdiamo2 posizioni in classifica generale il 2 prove, ma siamo in buona compagnia, la testa della classifica vede cambiamenti importanti negli proprio in queste ultime prove.
Alla fine chiudiamo noni di 19, a metà.

È stata una bella regata, di quelle che passi in mezzo alla flotta e ti diverti per questo. Lo rifarei? Si certo. Se capita l’occasione lo rifarò? non lo so, veramente non ci entro in barca!

mercoledì 28 agosto 2013

Campionato Nazionale cosini piccoli - l’arrivo

Cosini piccoli che al secolo rispondono al nome di FJ.
La prima uscita a trapezio è stata un trauma, mi sembrava di essere un gigante, ma andiamo con ordine.
Ingaggiato per l’occasione dalla First Lady dei FJ in persona, mi reco in quel di Bracciano lake – questa volta lato Trevignano- un paio di giorni prima dell’apertura delle danze, giusto perché non ci siamo mai visti prima e almeno un’annusata dobbiamo darcela.
Appena arrivato, piazzo l’ormai collaudatissimo campo base quechua autoesplodente e schizzo al circolo per armare: la barca è più che onesta, le vele pure, la corderia è degna di un flying junior, di quelli arancioni della scuola però.
Addirittura le cime sono impalmate e non impiombate: Ovvove! Cosa devono vedeve i miei occhi!
Glisso sull’argomento, ma corro mentalmente ai ripari.
non a questi livelli ma quasi....
Nel mentre che aspettiamo il vento smangiucchiamo qualcosa e chiacchieriamo un po’. E poi viene a piovere. E piove ancora. Che culo.
Alcune ore dopo decidiamo per ripiegare su un tè con i biscotti, che sembra la scelta migliore vista la situazione novembrina. E finalmente dopo l’ora del tè, verso le 6 di pomeriggio, finisce la pioggia si schiarisce e riusciamo a mettere il naso in acqua in un’arietta indecisa e tremolante, che se non altro ci permette di fare qualche manovra e provare un po’ le andature.
Appare evidente il mio principale problema: sono alto, grosso, lungo, insomma non ci entro, tra il vang e la scotta randa c’è scarso un palmo. Con 7-8 nodi sono ancora spatasciato sottovento.
Torniamo comunque a terra soddisfatti e carchi di buone impressioni.
Il giorno dopo fotocopia del precedente, con la sola differenza che usciamo al mattino e il pomeriggio diluvia/grandina/al suo segnale si scatena l’inferno/l’Andrea Gail affonda. Insomma, tempo di merda.
La stagione dei monsoni quest’anno è in ritardo a Trevignano…
Il piano di battaglia era di provare le vele race in laminato strafigo nel pomeriggio, ma la tempesta perfetta ce lo ha impedito, ergo domani si va in gara alla cieca o quasi.
Domani inizia il campionato e io devo ancora trovare un pertugio tra scotta randa e vang ove passare senza incastrarmi tutte le sante virate, dobbiamo ancora metterci d’accordo su come si stramba, si issa e si ammaina e altre cosette così.

Amen, ci aggiusteremo in corso d’opera, forse.

sabato 17 agosto 2013

Profescionals Prodiers to the ribalt…

…Che vengono ingaggiati da timonieri ambiziosi per alzare (?!) il tasso tecnico di bordo sulle più disparate classi NON olimpiche. Dopo la sbrilluccicante prestazione snipistica con Rodolfo, dove abbiamo colonizzato il primo terzo della classifica sbaragliando la concorrenza interna, il detto Pro-Pro (prodiere professionale) competerà, si spera ancor più sbrilluccicantemente, nel campionato nazionale FJ, previa opportuna dieta ed eliminazione di tutti i pesi superflui (tra cui capelli, peli, unghie, muscoli di dubbia utilità come l’ileopsoas…). Sono Lanciatissimo!

giovedì 8 agosto 2013

So Long Vertigo


Lei.
La barca che ha dato il nome al blog.
È andata.
Così, semplicemente. Vista piaciuta e pagata, e adesso non è più mia.
Non credo che la rivedrò tanto presto sui campi di regata, è andata in mano a dei ragazzini che devono crescerci dentro.


Ma forse è meglio così, meglio non vedere.

venerdì 2 agosto 2013

Italiano master (ma siamo giovani dentro) – secondo giorno

l'eroico prodiere che si sacrifica sotto al vang e si carica la barca in spalla nel prepartenza...
Il giorno della verità, oggi scopriamo se noi siamo dei 17 che hanno fatto un 6 a culo o se siamo dei 6 partiti un po’ in sordina.
Il giorno della verità inizia con una bonaccia totale. Nuvole strane e curiose si piazzano sopra e ai lati del lago e la termica non riesce a spuntarla, niente da fare.
Orario ultimo per la partenza alle 18:00, sarà una luuunga giornata.
La lunga giornata si trascina nella piatta per tutta la mattina e buona parte del pomeriggio, verso le due iniziamo a dare i primi segni di cedimento e ci accasciamo un po’ tutti qua e là, chi seduto, chi col mento puntato sulla prua della barca, insomma moribondeggiamo.
Alle 4 chiamano intelligenza in acqua e ci chiamano fuori. In effetti c’è una bavetta minima per governare, e probabilmente aumenterà.
Lungo la via verso il campo di regata posizionato astutamente nel regno di Lontano Lontano, abbiamo tempo di svegliarci e ci presentiamo decentemente a segno per la prima prova. A dire il vero la mia unica preoccupazione è l’orario, sono atteso per cena a Pescara…
Come previsto il vento aumenta noi siamo in assetto medio-alta con vento al limite superiore del range e la cosa si traduce in: navigazione in piena potenza, ta-daaaan!!
Finalmente vediamo quanti cavalli ha il 470, la prima prova è bella proprio bella. Belle boline stese, bei traversi e soprattutto magnifica la seconda poppa, con il vento ancora aumentato, in pratica planata continua e free pumping. Noi chiudiamo 10°. Be’ direi che siamo più da 6 che 17 J
Tra la prima e la seconda decidiamo per scendere di centra, perché in effetti ora siamo sicuramente oltre i 15. Faccio tutto il mio solito balletto, ghindapiedesartiecrocetteghinda e siamo pronti. Partiamo, niente di memorabile anzi dobbiamo faticare un po’ per trovare un canale libero e virare poggiando dietro a un paio di barche. Durante la prima bolina il vento crolla a livelli da trapezietto e di colpo ci troviamo con la barca troppo poco potente. Cerchiamo di limitare i danni facendo dei tripli carpiati tra puller e bender, ma niente da fare, il passo non è dei migliori. Comunque sia facciamo il nostro lavoro, e bene o male reggiamo la metà flotta e forse anche qualcosina di più fino allo stacchetto d’arrivo. Qui facciamo un errorino strategico che forse ci costa una o due barche: una o due barche si ingaggiano interne, chiedendo spazio alla boa e costringendoci a uscire molto bassi. Durante la poppa, guardando chi girava avevamo deciso per tenere su lo spi. Peccato che con la rotta bassa che ci troviamo a dover fare per dare acqua a ‘sti maledetti il nostro bordo al lasco è moooolto stretto: in pratica dobbiamo puntare in boa invece che in barca, con le vele quasi di bolina larga. Sono sicuro che abbiamo perso un bel po’ e che almeno una delle barche che avevano chiesto acqua (che durante la poppa erano mezza lunghezza dietro) è riuscita ad infilarsi. Insomma nel bene e nel male chiudiamo 13°: si poteva fare qualcosina meglio ma nel complessivo è onesto.

A Terra scopro che Vince invece di star lì a cambiare assetto ha semplicemente sghindato e poi ha rimesso tutto come prima durante la fine della prima bolina, semplicemente perché quella nuvola lì sopra Bracciano paese aveva la tipica forma di nuvola che da una sparata di 20 minuti e poi si riallinea: chiaro no?  
e alla fine, niente il solito carica-lega-viaggia fino a casa.

lunedì 29 luglio 2013

Italiano master (si siamo definitivamente vecchiardi) – primo giorno

La sveglia è un gioco tira e molla tra me l’orologio e il sole. Alla fine contratto con me stesso per un 8:32 e a quell’ora schizzo in piedi come un soldato. No, non come un soldato che fa il servizio militare al CAR di Cuneo, proprio come un soldato di trincea che ha passato la notte seduto e abbracciato al suo fucile, con l’orecchio teso a cercare invisibili Charlie in quella macchia di giungla laggiù. In pratica sto tutto incriccato.
Maledetti na-scònd.
Un na-scònd in procinto di uscire e fare tana libera tutti
Colazione al bar vicino + rituali mattutini e iniziamo, il mastro timoniere ed io, a scaricare&armare con cura e amore. La partenza è prevista alle 14:00, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Iniziamo a vedere un po’ di facce amiche, i marottesi, che hanno ancora il dente avvelenato per la storia della coppa del medio adriatico e bramano vendetta, il Vince che per fugare ogni dubbio su chi deve offrire quando mi presento da lui con una boccia di birra e gioco d’anticipo, lo sciame dei locals, praticamente tutti master.
Barca pronta, abbiamo deciso l’asseto da portare e l’abbiamo ricontrollato quelle 22-23 volte. Pare che il piede d’albero, che ci aveva fatto penare a Formia, adesso abbia deciso di fare il bravo grazie ad un certosino labor limae (letterale, non letterario) per smussare il profilo dell’albero stesso verso poppa.
Nell’attesa che arrivi il vento stiamo lì chiacchieriamo e cazzeggiamo, poi verso le 2 ci chiamano finalmente fuori: arietta, ma in rapida crescita.
Sarà la flotta più amichevole (30 barche e mancano le 5-6 schegge top nazionali, per non parlare di olimpiche neozelandesi, ‘mmericane e cingalesi), sarà che con più aria la barca e le north si esprimono meglio, fatto sta che partiamo benino e facciamo tutta la regata intorno alla 14-15ma posizione. Mai stati così in alto. Siamo anche davanti a Vincenzo, che normalmente guardo col binocolo…siamo davanti ai marottesi ehehe…
Peccato che allo stacchetto di arrivo siamo in aria sporca e non c’è verso di tenere su lo spi e andare in rotta. Ripieghiamo su un’ half drop un po’ improvvisata e nel fare questo io impigo un po’ ad andare a segno ed andare in assetto: risultato perdiamo 3 barche in 20 metri, rollati da sopravento come dei molluschi.
Chiudiamo 17esimi.
Uff.
La maledetta half drop…siamo dietro, uff.
La seconda prova scivola via incolore, faccio anche fatica a ricordare che bordeggi abbiamo fatto. So solo che la partenza è stata un po’ incasinata (primo ripetitore, e quella buona ci abbiamo messo un po’ a trovare aria libera) vedo le solite barche intorno a noi ma non mordiamo, in poppa proprio non ne vogliamo sapere di scendere e camminare, non so, mi suona strano. Chiudiamo come prima 17, ma questa volta senza grandi errori che ci fanno perdere barche, questa volta ce le siamo perse per strada durante i due giri.
Doppio uff.
Terza prova, partiamo ispirati al centro e senza rompibolle sopravento. Schizziamo via bene e ce ne andiamo a sinistra e ci rimaniamo per un bel po’ viriamo sui salti di vento, soprattutto vediamo i salti di vento, ma rimaniamo sempre  a sinistra. Ad un certo punto siamo i più sinistri della flotta e stiamo facendo un lungo bordo mure a sinistra per andare in boa, non proprio in lay ma a chiudere vicino comunque. Non vedo nessuno sopravento e da sottovento non sale nessuno, io mi sporgo e mi contorco ma proprio non vedo nessuno.
Assurdo.
Impossibile.
Vero.
Be’ non proprio vero fino in fondo, pochi metri dopo dobbiamo poggiare per dare acqua al primo, ITA 22 e poi dobbiamo fare un po’ di slalom tra le barche che salgono da dritta, alla fine giriamo sesti. Non so se.
Di poppa spremiamo ogni grammo di spinta per scendere, un conto è difendersi da una barca che gira 15, un conto è difendersi da chi gira nei 5 di solito: chi gira 5 sa fare la guerra ed è molto più cattivo. In fondo alla poppa siamo 7 ma non gli stessi 6 di prima + uno, noi abbiamo superato uno e si sono infilati in due. Torniamo su per la seconda bolina, adesso c’è da tenere botta e non fare cazzate. Ricordo solo una serie infinita di virate sui salti di vento, manco fosse un allenamento di manovre. Ma ne è valsa la pena in boa siamo di nuovo sesti, e di poppa nessuno riesce ad infilarsi questa volta: vuoi che la flotta è più sgranata, vuoi che la stanchezza si fa sentire e la cattiveria cala di conseguenza, chiudiamo 6. All’arrivo contiamo le barche: stanno tutte in una mano.
Wow
Dopo il trionfale ritorno a terra scopro che hanno già esposto la classifica provvisoria (nota: qui all’Ali6 sono talmente ben organizzati che non fai in tempo ad arrivare che la classifica è già fuori, imparate circoli), siamo dalle parti della 12ma posizione, ottimo!
Subito dopo ovviamente birra con Vince e cena, strameritate tutte e due.

E alla fine filiamo in branda, pronti a scoprire domani se siamo più sesti o più diciassettesimi.