martedì 15 ottobre 2013

Laser ‘n’ 49er

È l’accoppiata tipo di questi ultimi week end. Sabato laser, domenica 49er. Iniziamo da una settimana fa. Domenica è prevista l’ultima zonale laser, indi per cui sabato mi ci alleno un po’ giusto per ricordarmi come si fa. Uscita onesta, vento in doppia cifra, manovre manovre manovre. Io sono lento, lento, lento.
Amen raccogliamo quel che si può, non è che mi sia ammazzato in laser questa stagione.
Domenica di vento neanche l’ombra. Aspettiamo e aspettiamo un altro po’ saremmo addirittura 6 standard, ma alla fine il pur volenteroso comitato (sono usciti col gommone e l’anemometro, sono stati fuori un’ oretta a cercare il vento) ci lascia a terra. Ormai siamo già vestiti in assetto race, una seppur minima bavetta c’è…sai cosa?guarda caso il piccolo e previdente Corr ha portato anche l’imbragatura…Armiamo il 49er e usciamo io e il mastro timoniere. Uscita quasi fallimentare, pochissimi vento, ma -issimo -issimo, il che ci permette di navigare sotto gennaker per la prima volta (wow…) ma anche che ci costringe a rientrare con le ginocchia in bocca. Assurdo, mi tocca stare spatasciato sottovento pure su un 49er.
Tra l’altro appuriamo -il mastro timoniere ed io- che lui non amoreggia troppo con trapeziame e cilici, insomma se la passa seduto in barca, dopo qualche timido e umido tentativo.
Vabbè rientriamo che è quasi buio, però se non altro abbiamo provato il gennaker, che io guardo con gli occhi a cuoricino.
Non è bellissimo?
Nel frattempo passa una settimana in cui non succede nulla o quasi: solo mi metto d’accordo con un esperto timoniere di 49er per uscire domenica, uno che a quanto pare conoscono tutti tranne me, il contatto me lo ha passato Sant’Elvira e io mi son fidato ciecamente. Sant’Elvira è Sant’Elvira, mica ciaspolotti!
Sabato nel pomeriggio, comodo comodo , che c’è una bella tramontana, ma nessuno si allena, il supercazzut laserist squaron è assente. Io nell’indecisione di cosa fare (e c’è onda, e c’è vento, e fa freddo, e sono vecchio…) do una grattatina al 470 per cartare e lucidare le parti recentemente ripassate col gelcoat grigetto. Ma poi mi rompo a grattare, e decido quindi di uscire, è un po’ tardi, ma il vento sembra tenere, è di perturbazione…
Fuori ce n’è un bel po’. Io mi sparo la mia ora e mezza di lavoro duro, prima che inizi a percepire un tremito nella forza, e appena lo percepisco mi butto a terra. Perfetto: arrivato al circolo il vento molla del tutto, c’è ancora luce e faccio in tempo a docciarmi per l’aperitivo: che vuoi di più?
Vuoi uscire col mostro, col bolide, col Mig. Cosa che puntualmente è avvenuta domenica con Ludovico. Ludovico è il contatto. Ludovico ha un prodiere a trieste che convocato in videoconferenza ci teleguida nell’armo e nell’ottimizzazione. Ludovico la sa portare.
Armiamo e aspettiamo che arrivi il vento. C’è anche Ugo che sta armando il suo laser radial, e si prenota per un giro…ma oggi usciamo io e lui, sempre che il vento si metta. Facciamo saltare i rispettivi programmi, e usciamo ad ora di pranzo in pratica, con uno scirocchetto in salita  che toccherà la vertiginosa intensità di 7 nodi sotto raffica.
Sette nodi col gennaker significa in due al trapezio, e il genny che tira come uno spi al traverso con 20 nodi. Ci vogliono due mani, pazzesco.
Al primo bordo scuffiamo un po’ stupidamente, io avevo il paranco alto e facevo poca leva: la terrazza di sottovento si è infilata in acqua e non c’è stato niente da fare, amen, bagnetto, ammainata dall’acqua e via di nuovo, una volta ripartiti Ludovico cerca di valutaer come reagisco alla scuffia, e mi fa:

Ludovico (occhio valutativo di chi sonda il terreno): oh, ma adesso 5 minuti e ci riproviamo, eh?
Me (cazzutamente bagnato): perché ti servono 5 minuti?

E lì ridiamo gennaker e ci diamo dentro, bordi e qualche strambata. Io ricordo ciò che ho letto su come strambare sotto gennaker: Rule 1: think positive. Incoraggiante…
Ma Ludo sa il suo e filiamo lisci. Ad un certo punto mentre navighiamo bel belli, sento uno STONK che un po’ mi preoccupa, e gira che ti rigira scopro che ha ceduto il bozzello in testa d’albero per la drizza del genny, che adesso passa direttamente dal foro sull’albero. No buono, ammainiamo e torniamo a terra che tra l’altro sì è fatta una certa e mi sta iniziando la maratona di Ginnaste su MTV ;-)
Quando sento la musichetta di ginnaste mi parte qualcosa dentro che neach’io so come…
A terra ci diamo un appuntamento indefinito per il futuro, settimane prossime io ho un po’ di impegni non derivistici, e neanche velici, quindi se ne riparlerà a novembre inoltrato. E nel frattempo dobbiamo tirare giù il palo per il gennybozzello e dare una scorciata alla lungherrima drizza gennaker.  

martedì 1 ottobre 2013

un sabato da Leoni...marini

Sabato, finalmente si esce col nuovo bolide targato LNI.
Ho passato metà del mio tempo in acqua a raddrizzare e l’altra metà a  fare la più veloce e penosa bolina della mia carriera
È instabile, nervosa, bastarda, dolorosa.
La amo.
Ingenuo come pochi arrivo ben prima del prodiere designato (Enrico il Bagnino, scelto perchè sa nuotare bene in primo luogo)  e inizio ad armare la barca. Parto positivo, giocando con le sartie basse riesco ad avere le tensioni che vorrei un po’ ovunque, e il bender rivisto e corretto va una meraviglia (ma sempre lo teniamo d’occhio…).
Dicevo, ingenuo come pochi, armo fiocco, gennaker…gennaker??? Si, sono convinto che lo useremo, ci sono tipo 6-7 nodi….
Si, certo.
Poi arriva Enrico, tiriamo su randa, ci cambiamo e qui iniziano le mie perplessità: lui spavaldo, costumino petto nudo e piedi nudi. Io gli faccio presente che si farà male e che staremo molto tempo in acqua: le scuffie sono garantite. Lui dice di volerla prendere così, spavaldamente…contento lui…
Usciamo e riusciamo a fare circa 3-4 minuti senza scuffiare, bolina larga/traverso per uscire fuori dalla zona diga. Bordo dritto, ripenso alla mia dolce fidanzatina (che non sarà velista di professione ma per osmosi ormai ne sa a pacchi) che prendendo per il culo diceva:


“ ok si andate fuori e poi una volta che volete virare…già mi immagino vuoi due che puntate alla Croazia senza il coraggio di toccare niente”


E in effetti alla prima virata scuffiamo. E guarda caso passano di lì:
  1. i miei zii FD muniti, che li sentiamo che ridono da 100 metri prima…’stardi…
  2. l’esperto catamaranista Mauro che pure lui ci mette un po’ di carico, ma almeno rispetta l’eroica scelta (scoprirò poi che ha un passato sui 49er il catamaranaro)
  3. Il buon guido col suo contender,  che in effetti passa guarda, dice di mollare il vang e gli brillano gli occhi.
  4. vari ed eventuali, soci e passanti velici che semplicemente se c’è qualcosa da vedere si fiondano.

Insomma abbiamo un bel pubblico, e noi per gentilezza replichiamo lo spettacolo. Il vero problema è che Enrico non parla col trapezio (mentre io ricordavo che…) e neanche con le terrazze, sta l a centro barca seduto con la randa in mano, un po’ statico a dirla tutta. In questa configurazione io mi ritrovo un po’ a fare i salti mortali, e soprattutto metto il culo in acqua una volta di troppo, perdo il contatto e stucco l’elastico del mio trapezio. Risultato dobbiamo rientrare, visto che io l’unico appenditore  a bordo è privato del suo appendino. Per fortuna il rientro è una bolina sulle altre mura (quindi ho il trapezio integro e funzionante) con un solo breve bordo per rialzarci di rotta durante la quale io rocambolescamente acchiappo il trapezio e mi tengo in qualche modo.
Insomma il bordo di rientro alla fine è stata una navigazione se non altro consapevole, bolina due virate, avvicinamento a terra. Tutto liscio più o meno.
Con la barca al 20 % del potenziale a essere gentili.
Avremo fatto 7-8 nodi a essere scarsi.
Wow.

Ne voglio ancora.