venerdì 27 febbraio 2015

Piccoli cuccioli di carbonio - Progettazione

Attenzione: questo articolo è un po’ da nerd e quindi palloso. Fuggite sciocchi!

Bene bene, dopo aver costruito il mirabile tappo per la deriva, con il carbonio che mi è avanzato ho deciso di costruirmi una basetta per i rinvii a piede d’albero. Al momento i bozzelli in questione sono attaccati in maniera un po’ prosaica alla slitta del piede con dei bulloni passanti e la cosa non mi fa esattamente impazzire: soprattutto quelli del vang sono troppo vicini tra loro. E quindi piastra porta bozzelli. E quindi carbonio, visto che è figo e me lo ritrovo in casa a gratis.
(e quindi si romperà al primo uso, visto che di dimensionamento dei compositi non so moltissimo…ehm…)
Dunque dunque, il primo passo è stato misurare col calibro il piede d’albero e ricostruirlo in ambiente CAD:
e in seguito ho disegnato la basetta sempre col CAD:
le immagini sono di un CAD a caso, non quello del computer del lavoro, in orario di lavoro, sia chiaro…
lo spessore previsto è sui 5 mm, che è tanto se si considera la sola rottura come parametro di dimensionamento. Però io ho considerato anche i seguenti fattori:
  1. la deformazione elastica deve essere minima, per evitare che sotto raffica il bozzelli si spostino seguendo la manovra.
  2. Un padre non dovrebbe masi seppellire i propri figli di carbonio, ovvero la legge dell’ “a me piacciono le cose che durano”

Naturalmente mettere i bozzelli più vicini possibile alla slitta rende la deformazione minore, visto che il braccio di leva è ridotto. Tuttavia in alcuni casi è necessario un po’ di spazio, come nel caso del vang (per inciso la distanza ideale è tale che i bordi delle pulegge siano distanti tanto quanto la distanza laterale gola-gola del bozzello doppio sulla leva, o al limite di più, mai di meno). Da qui uno spessore generoso.
Il bordino ripiegato di 15 mm ha lo scopo di incrementare il momento d’ inerzia della piastra, in pratica è una nervatura. Inoltre la parte poppiera, dove si attaccheranno i rinvii del vang ha uno spessore maggiore, prevedo di metterci 2-4 strati in più, ovviamente solo nella parte a sbalzo, per evitare che la piastra abbia spessore non costante nella zona di appoggio del piede d’albero.
Dalla configurazione attuale prevedo anche di dover accorciare la slitta nella parte poppiera, cosa che ho visto praticata su altre barche: tanto nessuno mette il piede dietro, si sta sempre tutto avanti a 3050.

E qui finisce la fase di progettazione, probabilmente l’unica fatta con un minimo di criterio…

stay tuned

lunedì 23 febbraio 2015

Lo schifo totale

Domenica ci dovrebbe essere la prima regata zonale 2015 per le classi laser (circa 15 barche) e contender (4 barche) Organizza la Lega  Navale di Ortona, il cui presidente è Eugenio Rapino, e il vicepresidente è Umberto Di Deo. Tanto per cambiare io dico il peccato e anche il peccatore, ad alzo zero.
Già dal sabato c’è una brutta aria che tira da SE, circola la voce non confermata che la regata sia annullata con un giorno di anticipo.  Pigi, interpellato, da l’unica riposta possibile nella sua posizione: Non scherziamo, la regata si fa e solo il CDR può annullarla per valide ragioni, domattina.
Fatto sta che noi domenica mattina siamo ad Ortona con carrello e barche al seguito (carello triplano fighissimo tra l’altro: metti un farmacista, un chimico e un ingegnere…per caricare ci abbiamo mezzo 3h42’24” manco Furio e Magda).
 Si noti la triplice bellezza!
Qui scopriamo al situazione: i giudici sono in attesa, il circolo (ovvero i due di cui sopra + entourage) si rifiuta di prendere le iscrizioni, in breve ci vorrebbero mandare a casa. Meglio ancora se non fossimo mai venuti. I laser della LNI Pescara neanche partono, restano a casa, visto che il loro istruttore (che poi è il Daino maior) ha chiamato il circolo e ha ottenuto come risposta che la detta zonale è annullata, appunto. Io ad Ortona assisto a scene degne di barbara d’urso, o di uomini e donne: piazzate, battibecchi e polemiche in segreteria. In ultimo alle 10:01, con istruttori e regatanti in segreteria che cercano di farsi dare i moduli di iscrizione, il tizio in questione strilla che ormai il termine per e iscrizioni è scaduto e che la regata è annullata per mancanza di iscritti. Io con i moduli appena presi e in bianco glieli risbatto sulla scrivania ed esco dalla stanza cercando di non parlare, perché voglio mantenere una parvenza di civiltà…
Per inciso tale presidente è anche piuttosto stupido, perché fuori piove a dirotto e c’è zero aria: basterebbe far fare agli UDR il loro lavoro e aspettare, il risultato sarebbe lo stesso dal punto di vista pratico, tutti a casa per avverse condimeteo. Ma almeno si salverebbe la faccia. E invece no, strilla da pescivendoli e figure di merda a mazzi da otto.
Ovviamente gli UDR si incazzano da par loro, le uniche persone che hanno il sacrosanto diritto di decidere se si regata o meno sono loro, il circolo ospitante ospita e basta appunto. E loro semplicemente intendono issare  AP a terra e aspettare una finestra meteo adeguata come da regolamento (che non si presenterà tra l’altro).
Cristiana e Fabio incolpevoli&impotenti non possono fare altro che ingoiare la rabbia e smontare tutto, sgonfiare le boe e ricoprire le barche.

Ricapitolando: un presidente di circolo che si è preso una regata nel calendario, arrivato il giorno di tale regata rifiuta la disponibilità del circolo stesso a organizzare l’evento. In maniera premeditata.

Traete voi le vostre conclusioni, io ho già tratto le mie.
Schifo totale.
E ovviamente visto che il danno senza la beffa è come una tetta senza capezzolo, dieci minuti dopo l’ AP over A smette di piovere ed entra da nord. Leggero, ma stabile.

venerdì 20 febbraio 2015

Si va

Domenica, prima regata ufficiale in contender, a Ortona.
mette pioggia...

da qualche parte bisogna pur cominciare.

martedì 17 febbraio 2015

mezzo weekend

Sabato, San Valentino, e di conseguenza coccolosità con la dolce metà. Dopo le dette coccolosità, dopo un pranzo a triplice portata con santa famiglia, stanco, digerente e quasi demotivato mi allungo alla Lega per vedere se si esce. Mi sento un eroe. Un eroe che morirà di congestione a quanto pare, informo i daini delle mie ultime volontà e mi preparo. Effettivamente c'è scirocco, e ce n'è abbastanza. è l'occasione per provare la Elevestrom che ho deciso userò in regata, domenica prossima ad Ortona. Se non che, io questa elevestrom l'ho vista solo una volta e vorrei capirci qualcosa in più. Occasioni di navigare prossime future nisba, vorrei solo dormire&digerire ma è troopo una giornata perfetta per stare a terra. Fortuna delle fortune fuori c'è Guido,  lo copto al volo per fare un po' di passo. Non è malaccio, devo rivedere un po' i i miei parametri di regolazione (vuole più cunny della wave, decisamente) ma a detta di Guido il passo c'è. A detta mia mi rifila 2 lunghezze in 3 minuti, ma se lo dice lui...
piu che altro lui sta fermo immobile e il mare gli gira attorno, io non so come faccia. io ballo in continuazione per salire e scendere dalle onde.
Sorvoliamo poi il fatto che con due virate mi ha dato ere geologiche, e pensare che mi sentivo confidente della mia velocità con questo vento! Obbligatorio rivedere la torretta randa, si incastra una virata su due. per il resto in effetti gli spunti sono buoni, anche di lasco e di poppa. Se si regata sotto a 12 nodi ho buone probabilità di rimanere in mezzo al gruppo. 
Altrimenti ciao.

Domenica niente, festa equina di carnevale che mi ha preso per tutto il santo die, l'unica cosa che sono riuscito a fare oltre a mangiare mascherato è stata giochicchiare un po' con i costruendi tappi per le derive. 

mercoledì 11 febbraio 2015

Postcottura sui generis...

'mbe? che avete da dire? la temperatura è quella giusta!

(sto costruendo dei tappi per la deriva del contender, uno per me e uno per Fede. ieri ho iniziato a resinare, e poi ho messo tutto in postcottura casalinga. la dolce metà è scappata di casa -testuali parole: "io con te resinoso non ci dormo"-)

martedì 10 febbraio 2015

Pescara x 2 - secondo tempo: fatto quel che si poteva

La settimana scorre in un turbinio di tachipirina e fazzoletti di carta, che si è risolto con una fumata bianca solo venerdì sera, quando ho confermato che domenica sarei stato in grado di camminare.
Quindi niente da dire, si inizia proprio bene…
Sabato lo passo tappato in casa al calduccio, che non si sa mai, domenica –opportunamente imbottito di farmaci- sono sul pezzo.
Per prima cosa facciamo un po’ di manutenzioni nella frizzante aria mattutina. Sono robette che ci siamo lasciati indietro dalla settimana scorsa, la guida dello strozzatore del caricalto si è rotta e il pannello strumenti sul paramare funziona a cazzotti come il jukebox di happy days, solo che nessuno di noi è Fonzie.
Passiamo un buon tre quarti d’ora a sistemare entrambi tra viti, vitarelle e contatti elettrici. Fuori mare di scaduta con acqua sabbiolosa e vento in doppia cifra, il sole va e viene. ‘Nzomma potrebbe essere peggio, ma potrebbe essere anche meglio.
Per le 11:00, puntuali come un comitato di regata svizzero, partiamo: la regata in pratica è una fotocopia della precedente, stessi angoli, stessi bordi stessi tutto. Solo che MAN e il maltese sono rimasti in porto per vari motivi tra cui paura di spaccare tutto con ventone, e noi dobbiamo vedercela con l’Elan strafighissimo che stavolta non sbaglia niente. Partiamo e ‘sto benedetto Elan inizia a fare un angolo da panico, e ci rolla da sopravento. Male male. Talmente male che a tratti pure Federico ci è davanti…Male soprattutto perchè noi  1) in questo bordo non andiamo un cazzo per cause ignote 2) dobbiamo virare per smarcarci e andiamo a sinistra, con rotazione prevista a destra.
Risultato: dal punto 1) possiamo solo ipotizzare che abbiamo preso qualcosa sotto, ci resta il dubbio. Fatto è che la velocità è migliorata dopo aver virato come se il movimento improvviso abbia scastrato qualcosa ad esempio; dal punto 2) perdiamo un bel po’ di strada. La somma è di 3 minuti e passa di distacco alla prima boa.
Il passaggio della prima boa. Si noti la posa plastica & eroica del sottoscritto, nota anche come “gatto squacchiato sottovento”
Le successive due boe camminiamo il nostro, prima bolina larga e poi poppa – traverso con un vento stabile sugli 8-10 nodi. In questi due bordi perdiamo altri 2 minuti fisiologici che ci stanno, soprattutto di poppa (loro hanno un bellissimi gennaker, e il bordo è stretto).
Ciliegina sulla torta: riduzione di percorso anche questa volta, noi siamo un amminchioluti e sbigottiti, tanto che chiedo conferma via radio: oltre che farmi trattare da pezzente velico per la serie “ciccio, ‘ste domande non le fanno neanche quelli della classe vele bianche col barbecue acceso a poppa, guarda le bandiere”, ci tocca pure scoprilo dopo la boa. Col vento presente ci sembra inspiegabile, tanto che facciamo l’ammainata e ci prepariamo ad orzare regolare. Se non che la bandiera sierra effettivamente c’è, ben nascosta ma c’è. Scopriamo solo a terra che sul 16 stavano mandando avvisi di burrasca e dopo la débâcle dell’anno scorso da queste parti con più di 12 nodi già ti mandano a casa…chi si scotta con la minestra calda poi soffia anche su quella fredda, si sa.
Ovviamente con un simile distacco siamo secondi senza appello, e quindi secondi a pari punti dell’intera regata.
Poteva andare meglio, ma anche no.
Va bene così, dai ce la siamo giocata.

lunedì 2 febbraio 2015

Pescara x 2 - primo tempo: fatto tanto!

Sabato, ci troviamo in mattinata per scaricare la barca, a bordo abbiamo ciarpame di vario tipo e natura che pesa e basta. Mettici pure che per i misteri dell’ORC noi sulla carta abbiamo il tuffluff e millemila vele in carbonio, mentre sull’acqua abbiamo il frullaprua e dacron…insomma cerchiamo di salvare il salvabile per rendere la barca regatabile. Nel metre che faticosamente sbarchiamo pesantezze, ti vien fuori una giornatina niente male,  e così su due piedi decidiamo di uscire a fare due manovre due.
Stiamo fuori un paio d’ore, bolina-poppa-bolina-poppa e tutti a casa. Il vento è una specie di scirocco anche bello pimpante, 10-12 nodi di media li fa tutti senza vergogna. Più che altro è la scusa per armare la barca ed averla già pronta domattina. Torniamo a terra alle 2, sarebbe da andare a casa ma…il sabato lo squaron esce di solito alle 2:30-3 quasi quasi vediamo se il vento regge.
Il vento regge, in calo ma regge ad intensità di governo per altre 3 ore, che passo in mare insieme ai laseropodi. Esco col preciso intento di fare manovre, non c’è l’aria che vorrei ma è meglio di niente: se non altro nella prima parte dell’allenamento si sta al trapezietto. I quadricipiti accusano, ma chissene, continuo a virare: l’obiettivo è agganciarmi fuori dalla barca, cosa ancora più difficile se la posizione ideale è dentro la barca!
trapezietto: il tendine rotuleo ringrazia, as usual
Verso fine allenamento (ormai si sta costantemente sganciati, ci sono si e no 5 nodi) mi raggiunge il capo Daino e mi chiede se posso fare da lepre a Paolino, che è l’unico standard in mezzo a dei nanerottoli. Io stavo rientrando (obiettivo manovre non perseguibile con così poco vento) però in fin dei conti…perché no? rimango fuori un'altra mezzora a fare partenze e accelerazioni con Paolo che, va detto, ha un’accelerazione migliore della mia in contender (ha anche una cinghia per schienare…) ovviamente ogni 20 secondi ci dobbiamo fermare e ripartire, perchè io me ne vado di passo.
ma tu guarda che bell' espressione da leprotto della Maiella
Torniamo a terra che è praticamente buio.
Domenica, siamo belli precisi allineati e coperti: la barca è pronta, la carena pulita e lo spi pesante giuncato. Il leggero no, ma con le previsioni che abbiamo in mano non servirà. Sbagliato.  
Il percorso della PEx2 è un triangolo a vertici fissi non una partenza allineata vagamente ai pianeti del sistema solare, e le boe allineate vagamente a…niente. In pratica si parte al traversone-bolina larga, mure a sinistra preferibilmente in barca. Noi partiamo più o meno al centro, mure a sinistra preferibilmente veloci. In partenza c’è vento, sui 12-15, insomma è decisamente bello frizzante! La regata in sé è una corsa dei cavalli, percorso pensato per manovrare poco (cosa voluta, in due a bordo). È più importante far correre la barca sempre con le vele a segno. I nostri avversari sono MAN, l’Elan 350 che sembra un class40 scalato (doppia pala del timone, gennaker, carbonio ovunque, pure nel servizio di piatti) e Federico su un Comet36 in assetto crocieropode, che sempre per i misteri dell’ORC, sulla carta cammina quanto noi col tuffluff (che abbiamo solo sulla carta). Vabbè basta divertirsi…
e quand'è così..noi ci divertiamo, punto.
Il primo lato è un monobordo mure a sinistra, con un'unica virata per imbroccare la boa, tutto molto facile. Va detto che chi anticipa la virata  si prende un bel vantaggio per la minor corrente sottocosta,  e noi non siamo tra quelli. Anzi, ci tocca anche poggiare deciso dietro al Maltese (ormai in assetto crociera credibile: le vele sono in dacron, nuove ma in dacron) per non accorciargli la barca di un paio di metri. Morale della storia giriamo la prima boa quarti in reale. Davanti a noi: MAN con al timone una (che poi è Petra) che ha fatto la campagna olimpica per Londra, Malta  e un X362 sport portato da un tizio (che poi è Davide) che ha fatto la Route du Rhum. Mica cazzi. Noi al massimo abbiamo fatto la route du ratafià e siamo andati in campagna a cogliere le olive…
Sul secondo bordo cacciamo la freccia  e spettiniamo nell’ordine Malta e il 362,  e accorciamo sensibilmente le distanze su MAN. Il vantaggio di chi sta dietro: se davanti fanno una cazzata per quando arriva a te sei già corso ai ripari, se non stai dormendo. Tipo che ad un certo punto vediamo MAN che bolina strettissimo non arriva in boa. Noi siamo di bolina larga. Ovvio che lì davanti da a scarso, sai cosa: iniziamo ad orzare da adesso va’! risultato noi entriamo in boa precisi, loro hanno dovuto virare. Noi abbiamo preparato il jibe set (be’ la versione semplificata per 2 persone, stramba il genoa e issa sulle altre mura) loro hanno fratto la normale e hanno strambato molto più a terra. Sommateci il discorso della corrente di prima: che prima era un svantaggio ma adesso non più, stiamo tornando indietro. Somma pure che durante questa strana poppa per 3-4 minuti il vento scende e ruota, e soprattutto scende d’intensità, tanto da convincere il CDR per una riduzione. Se sommi tutte queste belle cosette il risultato è che in reale ci hanno staccato di 3’ 40” circa. Su un percorso di 8 miglia, ci sta: in fondo c’è qualche lieve differenza di armo, anche se entrambi siamo invelati Montefusco:
quasi uguali eh?
All’arrivo noi stiamo affiancati ad un Comet 51 con un bel gennakerone rosso  e tagliamo praticamente insieme una linea lunga si e no 10 metri (sorvoliamo su questo dettaglio…) noi per tagliare dobbiamo strambare, ma siccome ormai siamo veramente vicini passiamo solo la randa tenendo il tangone mooolto quadrato sottovento:stare lì davanti a cincischiare non vale neanche la pena.
quanto sei bella Jessica!
Ad un certo punto, dopo aver tagliato, il cometone è talmente vicino che potevamo stringerci la mano, e da bordo ci fanno:

C51 (leggera punta di panico a bordo, velona tendente all’ingestibile?): "ci date acqua per strambare…oh ci dai acqua siamo sotto gennaker!"
Noi (con alzata di spalle esplicativa): "e noi abbiamo lo spi! (e non sappiamo neanche su che mure....ehm...)"

Per la serie vogliamo fare a chi deve fare la manovra più complicata?
Poi in un modo o nell’altro tiriamo giù tutto e filiamo in porto, dove ci attendono la pappa e le classifiche: Primi! Incredibilmente primi!
Settimana prossima si chiude la partita ma non sarà un cazzo facile replicare…certe botte di culo capitano una volta l’anno.


Le foto sono una courtesy del Marialuisa Cichella on the gommon photostudio che mentre ci fotografava mi ha pure intimato di non distrarmi e continuare a guardare le vele, pensa te che fotovelista seria :-)