martedì 10 febbraio 2015

Pescara x 2 - secondo tempo: fatto quel che si poteva

La settimana scorre in un turbinio di tachipirina e fazzoletti di carta, che si è risolto con una fumata bianca solo venerdì sera, quando ho confermato che domenica sarei stato in grado di camminare.
Quindi niente da dire, si inizia proprio bene…
Sabato lo passo tappato in casa al calduccio, che non si sa mai, domenica –opportunamente imbottito di farmaci- sono sul pezzo.
Per prima cosa facciamo un po’ di manutenzioni nella frizzante aria mattutina. Sono robette che ci siamo lasciati indietro dalla settimana scorsa, la guida dello strozzatore del caricalto si è rotta e il pannello strumenti sul paramare funziona a cazzotti come il jukebox di happy days, solo che nessuno di noi è Fonzie.
Passiamo un buon tre quarti d’ora a sistemare entrambi tra viti, vitarelle e contatti elettrici. Fuori mare di scaduta con acqua sabbiolosa e vento in doppia cifra, il sole va e viene. ‘Nzomma potrebbe essere peggio, ma potrebbe essere anche meglio.
Per le 11:00, puntuali come un comitato di regata svizzero, partiamo: la regata in pratica è una fotocopia della precedente, stessi angoli, stessi bordi stessi tutto. Solo che MAN e il maltese sono rimasti in porto per vari motivi tra cui paura di spaccare tutto con ventone, e noi dobbiamo vedercela con l’Elan strafighissimo che stavolta non sbaglia niente. Partiamo e ‘sto benedetto Elan inizia a fare un angolo da panico, e ci rolla da sopravento. Male male. Talmente male che a tratti pure Federico ci è davanti…Male soprattutto perchè noi  1) in questo bordo non andiamo un cazzo per cause ignote 2) dobbiamo virare per smarcarci e andiamo a sinistra, con rotazione prevista a destra.
Risultato: dal punto 1) possiamo solo ipotizzare che abbiamo preso qualcosa sotto, ci resta il dubbio. Fatto è che la velocità è migliorata dopo aver virato come se il movimento improvviso abbia scastrato qualcosa ad esempio; dal punto 2) perdiamo un bel po’ di strada. La somma è di 3 minuti e passa di distacco alla prima boa.
Il passaggio della prima boa. Si noti la posa plastica & eroica del sottoscritto, nota anche come “gatto squacchiato sottovento”
Le successive due boe camminiamo il nostro, prima bolina larga e poi poppa – traverso con un vento stabile sugli 8-10 nodi. In questi due bordi perdiamo altri 2 minuti fisiologici che ci stanno, soprattutto di poppa (loro hanno un bellissimi gennaker, e il bordo è stretto).
Ciliegina sulla torta: riduzione di percorso anche questa volta, noi siamo un amminchioluti e sbigottiti, tanto che chiedo conferma via radio: oltre che farmi trattare da pezzente velico per la serie “ciccio, ‘ste domande non le fanno neanche quelli della classe vele bianche col barbecue acceso a poppa, guarda le bandiere”, ci tocca pure scoprilo dopo la boa. Col vento presente ci sembra inspiegabile, tanto che facciamo l’ammainata e ci prepariamo ad orzare regolare. Se non che la bandiera sierra effettivamente c’è, ben nascosta ma c’è. Scopriamo solo a terra che sul 16 stavano mandando avvisi di burrasca e dopo la débâcle dell’anno scorso da queste parti con più di 12 nodi già ti mandano a casa…chi si scotta con la minestra calda poi soffia anche su quella fredda, si sa.
Ovviamente con un simile distacco siamo secondi senza appello, e quindi secondi a pari punti dell’intera regata.
Poteva andare meglio, ma anche no.
Va bene così, dai ce la siamo giocata.

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