lunedì 28 giugno 2010

Domenica trapeziforme

Il prodiere di domani è nella fase in cui familiarizza col trapezio: somma delle basi per altezza diviso due!

Nel giorno del signore, ovviamente io vado per mare. La signora invece va al mare. Lei si che ha capito tutto.
Nonstante i postumi del raffreddore e nonostante i postumi di una cena persiana da ricordare (per la serie: “Ristorante da Otello, magni male e paghi pure ppe’ tuo fratello”), domenica mattina pronti e puntuali siamo io, il prodiere del domani e 10 -12 nodi di vento. Il prodiere del domani, all’attivo a 16 secondi di trapezietto, of course. Ochette bianche al largo, of course. Comunque sia armiamo e usciamo, pronti a tutto, ma soprattutto pronti a farci il bagno: costume a fiori hawaiani per me, pantalocino rosso con scritta "Bagnino-salvamento" per lui.
Prima bolina di impatto devastante. Io mi metto in rotta dritto di bolina, e lui dopo un po’ di tafferugli posizionali (quando siamo al limite delle acque territoriali occhio e croce) riesce mettere il culo fuori dalla barca, se così si può dire, con il seguente assetto: ginocchia in bocca, mani sulla maniglia (entrambe) e sorriso stampato! Ok, virata in tempi biblici e ci riproviamo sulle altre mura dove le onde sono meno fastidiose, esce con una gamba stesa, l’altra non si sa, e abbarbicato alla maniglia tipo koala. Tempo 4 secondi e impatta sullo strallo, prima ferita della giornata…io gli faccio presente che al rientro il sangue lo lava lui!
La nazionale bulgara di vela, che si allena al trapezio

A questo punto, anche solo per salvargli la vita, inizio a dare un occhiata a quello che fa e magari a dargli delle dritte, tipo come uscire, come tenere il busto in assetto, come scaricarmi e cambiare identità senza farmici rimanere male…
Fatto sta che bordo dopo bordo, avviene il miracolo eucaristico, e almeno da lontano sembriamo due che vanno in barca e non un tentato prodiericidio. E finalmente riesco a farmi una timonata seria, con vento, onda e prodiere che sa cosa fare: posso guardare i filetti! Sono addirittura uscito alle cinghie!!
Poi bordo di poppa, diamo spi: con la giusta calma, che pure qui non si nasce imparati, e iniziamo la sequenza di manovre, prima stramba male, seconda stramba maluccio, terza stramba decente. Wow, abbiamo delle curve di apprendimento pazzesche!
Ammainata, altra bolina con meno aria, e ormai il trapezio sembra cosa fatta. Le virate sono ancora da rivedere, e allora le rivedo: scopro con orrore che si tuffa di testa, e passa a gattoni…come in altura…come sul B25 dove ha regatato quest’inverno…faccio 2+2 , prendiamo la cappa e facciamo un briefing d’alto mare, in cui gli faccio presente che forse dobbiamo rivedere la sequenza di manovra, lui concorda. Dalla riunione vengono fuori i seguenti punti fermi:
  • la maniglia è una sicurezza psicologica. E visto che a stare appesi nelle mie mani di sicureza ce n'è davvero poca, il prode giustamente si termosalda a questo appiglio divino.
  • Urge provare un lasco spi+fiocco e tanti cari saluti alla mano cucita alla maniglia, viene approvato come ordine del giorno della prossima seduta.
  • In virata dobbiamo coordinare il passaggio, in particolare il tuffo di testa…o almeno tuffarsi con grazia e stile. i giudici a bordo vasca ci hanno tritato
  • Di spi si manovra benino, tenuto conto dell’esperienza pregressa, probabilmente passeremo uno dei prossimi allenamenti sulle boe.

E poi, complice la stanchezza, la leggerezza mentale del bordo di rientro, è accaduto il disastro. Ammainata di spi a pochi metri dalla riva, chiamo la manovra, apro la drizza quando il prode ha ancora il tangone in mano…un anticipo mio di un attimo sufficiente a trasformare il nostro elegante spi in una rete a strascico e fin qui, a parte la figuraccia con il pubblico a riva, niente di grave. Il vero trauma che mi ha letteralmente strappato il cuore da petto è stato il classico rumore di stoffa lacerata mentre ritiravamo le reti in barca...abbiamo fatto uno sbrego di 20 cm sulla base.Oggi al lavoro indosso il lutto con il logo Olimpic sails al braccio.
La morale: se si esce dal campo a redini lunghe, se il bordo di rientro dagli allenamenti è in freesail, se il defaticamento si fa al passo, un motivo ci sarà!

giovedì 24 giugno 2010

Per ogni volta

Stamattina ho letto questo, e mi sono preso due minuti per riflettere. Oggi pomeriggio, con ogni probabilità me ne strafrego della nazionale e mi vado a fare un’ oretta di Laser. Dopo il lavoro esco in barca, che forse è la cosa che mi piace più fare tra quelle che si fanno in pubblico. Vado lì e mi godo la vita. Ecco, questa è una fortuna. Una fortuna rara, ricordo ancora quando ero appena tornato da Milano, e una volta sono uscito in barca con la mia ragazza, dopo il lavoro. Lei aveva preparato la barca e io sono arrivato al volo. Una cosina semplice nel tardo pomeriggio, solo per noi due. Quel pomeriggio resta incastrato nei miei ricordi come una pietra preziosa. È importante non dimenticare la felicità primitiva che si prova nell’ avere la possibilità di fare qualcosa che ci piace.
Per ogni volta che puoi uscire a giocare ad acchiapparello con le onde
Per ogni volta che di bolina chiudi gli occhi, la barca va,e segui la rotta solo col vento in faccia
Per ogni volta che scendi bene da un’ onda e balli la samba quasi come Torben Grael
Per ogni volta che becchi la layline con un bordo di 5 minuti
Per ogni volta che una volta a terra puoi farti la doccia calda
Per ogni volta che sei felice non dimenticare di ringraziare gli dei, perché non è detto che sia scontato e dovuto.

mercoledì 23 giugno 2010

Freddolosità

l'alimento base della mia dieta
E come se nulla fosse l’eroico marinaio, lanciato sempre più in alto nella ranking list zonale, pronto a passare all’alpinismo, votato alla causa e chi più ce ne ha ce ne metta, iniziò a starnutire. Una, due, tre volte…
Porca eva ma il raffreddore a giugno? Dovrebbe essere illegale avere i mali di stagione fuori stagione!

lunedì 21 giugno 2010

Weekend review 470 : 1 – Laser : 0

Sabato: allenamento 470 col timoniere eurolaserista. Usciamo che c’è vento da terra (per i pescarofoni: Garbino) e mentre ci allontaniamo dalla spiaggia diamo spi. Tempo 12 secondi il vento rotea, gira, flette. Noi scuffiamo perché la barca stramba, ristramba, imbarda. Eravamo ancora sonnacchiosi!
Raddrizziamo e ripartiamo: stessa rotta di prima, ma di bolina larga: c’è stato un moderato salto di vento…
Comunque sia il nuovo vento si assesta sui 12 nodi di base con rafficoni, il mare è ancora piatto per il garbino di prima (rarità per noi adriatici, la norma è l’onda corta) e noi partiamo a scheggia, e iniziano gli orgasmi multipli. Planiamo di bolina, non capitava da Ottobre dell’anno scorso. Wow! Per capirci con l’assetto da medio, stavamo lui alle cinghie, io tutto fuori in punta di piedi e randa scarica per metà del tempo. Poi poggiamo, diamo spi, facciamo un po’ di conduzione e un bordo al lasco giusto per gradire. Alzo un po’ il paranco del trapezio, per non avere il culo in acqua, peso indietro, una pompata per onda. In questo momento la vita è bella e sono in pace col mondo. Il timoniere ulula felice.
Ammainata, altra bolina, il vento è sceso e si è stabilizzato. Iniziano le prime ondine, quindi la navigazione per me si fa più tecnica, devo usare di più le gambe. Poi da mure a SINISTRA poggiamo e prepariamo l’issata. Io prendo lo spi e dico: “ok facciamo lo sparo , sono pronto, tre…due..uno…vado!” e lancio lo spi. Poi vedo lo spi che vola, che si gonfia, che va sottovento e…cade in acqua…ehm…Sento una vocina da poppa che dice: “si ma io non ERO pronto!” ops… facciamo un po’ di pesca a strascico, recuperiamo lo straccio bagnato e lo issiamo, questa volta prendendo accordi preventivi. Un’ altra serie di strambate e filiamo a terra, prima che inizi il diluvio universale (per i pescarofoni: “il garbino prima schiova e poi esplode”).

Domenica: giornata inutile. Io e l’eurolaserista, gli unici superstiti del “Pescara-LNI laserist squaron”, andiamo con la mia vettura+trainocarro+laser sul tetto+laser sul carro in quel di Giulianova per confrontarci col meglio che la Zona ha da offrire in merito di singolo olimpico. Per fare questo io mi sono svegliato alle 7:00. Secondo la convenzione di Ginevra, svegliarsi prima delle 9:00 la domenica è un crimine contro l’umanità. Amen.
Comunque sia arriviamo, scarichiamo e armiamo in tempo record.
E poi aspettiamo.
Aspettiamo il vento, aspettiamo l’indeciso comitato di regata, aspettiamo che sia troppo tardi.
Alle 11 meno 5 intelligenza a terra, tristemente moscia sul pennone. Poi un timido refolo. Un quarto d’ora dopo un altro timido refolo seguito da una cucciolata di soffi e sbuffi. Insomma verso le 11:30 un minimo d’aria c’è. alle ore 12:36 il CdR ci riunisce in briefing per decidere cosa fare: il capo giudice ci fa un breve discorso, dice qualcosa del genere: “le condizioni sono estremamente instabili, siamo usciti col gommone e ci sono si e no 2-3 metri d’aria, direzione a random. Per il primo pomeriggio è prevista pioggia, se volete possiamo provare a uscire, e vedere di fare almeno una prova” tra le righe si intuisce il seguente messaggio: “sentite tra un po’ viene a piovere, alle 4 c’è la partita, non ci si crea per una cippa e speriamo che a voi altrettanto. Però se vi puntate per andare in mare, non possiamo dirvi di no perché sarebbe troppo sporca.” E certo, io ho indossato la mia miglior maglia di lycra per stare a terra, come no!
E quindi usciamo, genuflessi sottovento, le mie condizioni ideali! Dopo svariati tentennamenti, riposizionamenti, varie ed eventuali, parte la procedura di partenza per la prima prova. Al quarto minuto, mentre provo le boline, il vento salta di 170° circa. Intelligenza su, si aspetta un altro po’ e poi tutti a terra, mentre il nuovo vento soffia sempre con maggiore insistenza(da terra, garbino…pure qui). mentre facciamo la bolina di ritorno, gli altri decidono di restare in mare per un allenamentino al volo. Io, che del garbino porto addosso le cicatrici (e la barca pure), opto per il prudenziale rientro rapido e mi infilo cinghiando con impegno (!) dentro al porto. Con più di 10 nodi è abbastanza thrilling manovrare nello stretto tra i moli con le barche e i corpi morti, devo essere sincero. Inizia a piovere mentre disarmo la barca, che bello! Giusto Giusto per bagnare completamente la vela!
E, ciliegina sulla torta, dopo questa inutile giornata velica, la pessima partita dell’Italia, sulla quale impietoso non stendo nessun velo.
Menomale che chiudo gli occhi e ripenso a sabato…

Evviva!

È iniziata l’estate, serve aggiungere altro?

giovedì 17 giugno 2010

E' tutta una questione di chiappe

Per vincere le regate bisogna usare il culo

Ieri pomeriggio, dopo il lavoro, sono andato a portare i miei regalini a Plugin Baby, e poi sono uscito per un oretta scarsa di cinghie. Ad essere onesti la prima mezzora di cinghie, la seconda mezz’ora genuflesso sulla deriva per spremere ogni grammo di velocità dal vento morente, per tornare a terra almeno per cena.
Tralascerò l’orgasmo immediato che ho provato nel sentire il tipico rumorino “cric-cric” quando ho cazzato la scotta, non è questo il momento per raccontarvelo. Invece vi racconto quello che ho fatto in barca. Visto che c’era un vento sui 7-8 nodi e onda ripida dell’Adriatico, mi sono concentrato sulla conduzione di bolina. Non le mani e i filetti, non il timone ma il corpo, e soprattutto le spinte trasmesse dal culo alla barca e viceversa.
L’eurolaserista tonante tempo fa mi spiegava come muovere il corpo per lavorare la barca sulle onde. Detto in due parole il segreto è di essere molto “rigidi” nel contatto gambe-piedi-cinghie e di cercare di “spostare” la barca col sedere. In pratica come cercare di muovere una sedia a destra e sinistra standoci seduto sopra, senza puntare i piedi per terra. Bisogna dare delle belle spinte, non sono movimenti morbidi. Ieri ho provato, finché il vento e la rotta lo permettevano. Ho imparato alcune cosette:
  • la rigidezza del contatto piedi cinghie è importantissima, perché tu dai la culata, ma per smuovere la barca devi fare leva sui piedi e se non siete rigidi si perde tutto per strada, tra femori e ginocchia.
  • Più sale il vento, più devi stare piatto con il corpo sull’acqua, più diventa difficile spingere, ci vuole più forza per ottenere il medesimo effetto. E naturalmente, quando sale il vento, l’effetto richiesto è maggiore. Insomma ti devi fare un culo a capanna, per fare ‘sto gioco qui.
  • L’onda corta e ripida è veramente difficile da gestire. Passi bene la prima, decentemente la seconda, vai fuori tempo sulla terza, senza speranze. Io inizio a ragionare quando le onde sono lunghe almeno metà della barca.
  • È piuttosto difficile disaccoppiare movimenti del busto dai movimenti delle mani. Un po’ come suonare la batteria, ma con un po’ (molta in verità) di pratica si riesce.
Vediamo se domenica in regata riesco a tirare fuori qualcosa di buono da tutto questo lavoro. Il mio solito avversario di riferimento non ci sarà, quindi dovrò vedere se accorcio le distanze dal gruppo di testa…
Eccomi ripreso in una delicata fase della regata scorsa, mentre studio la tattica degli atleti in odore di podio durante la seconda bolina

mercoledì 16 giugno 2010

regalini

come avrà fatto Corr a scalare la ranking list (sia ben chiaro: l’ha scalata!dal 10° all’ 8°, CHIARO?) senza bozzello winch? scopritelo nella prossima puntata di Voyager!

Da adesso anche io possiedo un bozzello winch! Finalmente non mi sento più un emarginato, il mio laser e soprattutto i miei avambracci ringraziano. Per chi non lo sapesse io fin’ora sono andato in giro con la randa del Laser senza, sottolineo senza, bozzello winch, roba che la gente mi guardava come un alieno. Un alieno brutto ad essere precisi.
Poi, un giorno in cui i coccodrilli nel portafoglio erano distratti, ho fatto l’ordine e ieri mi è arrivato questo:
d’ora in poi anche io potrò tenere la scotta cazzata! Sia lode agli dei!

non lo nego: sono emozionato come uno scolaretto, ma se fosse stato Harken sarei stato emozionato come una scolaretta piagnucolosa di fronte a una cucciolata.
Se tutto va come deve oggi pomeriggio monto il giocattolo nuovo e poi mi butto in acqua per farmi un oretta di cinghie.
Ovviamente sono previsti 1.4 nodi.
Ovviamente.

lunedì 14 giugno 2010

Evento sociale-the day after

Mattina, io felice e speranzoso arrivo al porto. La mia fidanzatina arriverà alle 11:00 in punto del suo fuso orario personale perché deve darsi lo smalto alle unghie dei piedi. Il sole splende e mi bacia con i suoi raggi, c’è un gradevole venticello e io inizio con calma ad armare la barca.
Un’ora dopo della fidanzata nessuna traccia, io misuro per la quarta volta il rake mio, di un altro 470 e pure di un dinghy 12 piedi,nel frattempo il vento sale e si formano le prime crestine bianche. Sono leggermente teso, ed inizio ad andare in bagno ogni dodici minuti, il sole splende alto e mi rosola per ben benino.
Alle 11:00 arriva la promessa sposa, ha delle unghie bellissime. Si narra che Giulia Conti abbia interrotto i suoi allenamenti per chiederle da chi va a farsi la pedicure. Il vento è salito ai limiti di guardia, fuori è una bolgia infernale. Crisi di panico diffuse, io passo al bagno ogni 27 secondi. Il sole infierisce su di noi senza pietà: se poggi un uovo sul cofano di una macchina, tempo trenta secondi ed è sodo.
E poi l’ho fatto.
Ho commesso il più grave errore che un regatante maschio può fare: sono andato in regata (ok si, eventata socialata) con la mia dolcissima metà. In pratica era come cercare di dare ordini all’olandese volante in persona. Per altro dopo l’ormai collaudato e famigerato training autoammorbidente!
Sono riuscito a recuperare uno stralcio dei nostri dialoghi durante una fase delicatissima del bordeggio di bolina:

io: “sc-scusa amorino, po-potresti uscire al trapezietto, sai com’è, ci sono 18 nodi e ho una certa difficoltà governare senza la randa”
lei: “quello lì non sta uscendo!”
io: “si, luce dei miei occhi ma quello è un optimist e sono in tre a bordo”
lei: “embè? Vabbè dai, se mi porti al ristorante giapponese quello che servono lo shake imo yaki cotto nello champagne tartufato mi appendo un minutino”
io: “grazie mia adorata, avevo proprio voglia di sushi stasera, ma allora lo fai? Lo fai davvero?”
lei: “si però sbrigati a cazzare la randa che quella tipa lì mi sta superando e ha delle unghie più belle delle mie, e tu stai pure navigando sotto il target”
io: “certo amorino, si subito amorino, grazie amorino!”
La donna che ha portato gioia nella mia vita, mentre mi ringrazia per la splendida veleggiata


In mare riusciamo in qualche modo a rabberciare una bolina apprezzabile, di poppa a vele bianche (se dai spi che passeggiata è?) mentre il sole di mezzogiorno ci brucia per ben benino.
Poi a terra io disarmo la barca mentre lei va in cerca di un piede di porco per togliersi l’imbragatura del trapezio. Un altro flash di conversazione intercettata:

Amico: mbè? Com’è andata?
Io: non malaccio, certo, con questo mare la mia dolce metà non e proprio a suo agio, però ha dimostrato di poter…
Lei (fuori scena): AAAAARRRGGGHHH!!! TI ODIOOOO!
Amico: Oddio, ma che è successo?
Io: ehm…no niente, credo che si sia accorta dell’abbronzatura a macchie che le ha lasciato il giubbetto salvagente…ehm…hai una macchina da prestarmi?

Io e la mia dolce metà, fotografati a fine giornata


Dopodichè per riprenderci dallo sforzo di 30 minuti di passeggiata velica, abbiamo dormito tutto il giorno zz…zz..zz…
Sul sito della LNI-Pescara (che i ben informati dicono presente anche su faccialibro) c’è articolo e foto, ad opera dell’organizzatore maximo Marcellone Sonaglia, chepeau!

venerdì 11 giugno 2010

Evento sociale – 2

Continua il mio percorso di avvicinamento all’evento sociale, che rivaleggia per importanza alla tradizionale gara di lancio della caciotta di Borgo Settecase. E nel frattempo inizio a raccogliere i frutti del training autogeno. Con ogni probabilità navigherò con la mia adoratissima metà, quindi per evitare crisi familiari e scene degne di “Ore 10 calma piatta”, ho raddoppiato i miei sforzi: sono passato da così:

L’eroico Capt. Cazzuto,in piedi sopravento e perennemente accigliato,com’è giusto che sia

A così:

L’eroico Capt. Shakespeare di Stardust, arbiter elegantiarum di tutti gli Stormhold

Inoltre ho notato che sono giorni che la Luce dei miei occhi mi vizia con cenette deliziose, torte di albicocche, bontà e frivolezze di vario genere…naturalmente io ho apprezzato grandemente :-)

Una fedele rappresentazione della mia fidanzatina, in questi giorni

Temo però che tutte queste morbidezze facciano parte di una subdola trama che lei ha ordito in modo da potermi rinfacciare tutto al primo ordine che non le garba, che con ogni probabilità sarà “Amorino, aiutami a togliere il telo copribarca per favore”.
Una previsione della mia fidanzatina, tra due giorni

Sarà una giornata stupenda, me lo sento!

mercoledì 9 giugno 2010

Allenamentino pomeridiano

Ieri dopo il lavoro, invece di andare in piscina, ho visto vento e sole e mi sono buttato in acqua con il Laser. Mooolto meglio!
C’era uno scirocco da puntarsi appena alle cinghie, che ha rinforzato fino a tutto fuori verso la fine. Ho fatto un po’ di manovre tra le nasse, e in virtù di quanto detto qui, ho appurato che viro peggio quando passo da mano sinistra a mano destra: la destra rientra in rotta più tardi. Ci ho lavorato su facendo una serie di virate ravicinate, cercando di studiare attentamente la gestualità istintiva della sinistra per replicare. In effetti a fine serie le cose andavano un po’ meglio :-).
A parte questo, è una figata spaziale poter uscire anche un’ oretta al volo così come viene…

martedì 8 giugno 2010

Il tanto atteso evento sociale

Preparazione del campo di gara LNI…no, evidentemente no
Finalmente dopo anni di lotte intestine, intestini in lotta e pontificazioni massime anche la LNI-Pescara è riuscita ad organizzare un evento sociale, ovvero un giorno in cui si esce in barca tutti insieme e ci si mette d’accordo anche per partire tutti alla stessa ora nello stesso luogo, tra un battello e una boa. L’evento non è competitivo, ma prendono i tempi d’arrivo ed è prevista una specie di premiazione/buffet.

No neanche questo, almeno credo

Io ho dato una mano a scrivere il regolamento (una versione semplificata del RRS 2009-2012),e ovviamente parteciperò, se gli dei vogliono, con il 470.Poiché l’evento non è competitivo in questi giorni sto provvedendo ad un training autogeno atto a disattivare la modalità “Capitano Achab”. Nello specifico ogni sera prima di addormentarmi, accendo una candela profumata alle vongole veraci, metto su un CD con 3 ore di versi di gabbiani new age, mi siedo sul letto assumendo la posizione yoga della barca sbandata, chiudo gli occhi e ripeto mentalmente:
  • non esiste una parte migliore del campo di regata, ogni parte è ugualmente bella e gradevole
  • un minuto e mezzo è un tempo più che ragionevole per avere lo spi a segno dopo l’issata in boa
  • anche i prodieri possono dire “NO”
  • se il tempo limite per partire è 4 minuti dopo lo sparo non c’è bisogno di affrettarsi, cerca la calma dentro di te
  • anche se le vele non sono a segno, sbandiamo troppo o troppo poco, e ti passano a destra e sinistra, sorridi: ti stai guadagnando comunque una fantastica abbronzatura.
  • Lo spinnaker è una vela opzionale

Ecco si, sarà un evento magnifico, non vedo l’ora.

Forse questo? No, no e no!

lunedì 7 giugno 2010

Mi sono superato!

Questa le batte tutte, l’annosa questione della marca del gomitolo da cui ritagliare filetti di lana sul fiocco in confronto è nulla

L’altra sera a cena ho partorito la regina di tutte le pippe mentali. Tenetevi forte, perché questa è veramente la prova definitiva della mia lucida follia. Ho deciso che devo diventare ambidestro!
Mentre mangiavo delle ottime patate, mi sono soffermato sull’abilità con la quale infilzavo le stesse con la forchetta. Con un delicato e abile movimento delle dita, infilavo i rebbi della forchetta giusto il necessario, con rapidità e precisione. Tanto per giocare ho iniziato ad infilzarle con movimenti sempre più rapidi senza usare il polso, come una stoccata…impossibile da fare con la destra (sono mancino, e ci ho provato immediatamente, sia chiaro). Com’è ovvio durante la cena stavo pensando alla beatissima vela, e ho considerato che in una regata timoni per metà del tempo con la mano sbagliata. Con la mano incapace, con la mano che per sua natura e trascuratezza non ha la sensibilità della sinistra. E i bravi timonieri timonano come se scrivessero, usando solo le dita. E io non so scrivere con la destra, grave mancanza! Ergo, devo allenare la destra per permetterle di timonare bene (parola grossa, timonare e basta) come la sinistra. In una parola, devo diventare ambidestro.

Lo dicevo che le batteva tutte…
Lo diceva mia madre di non giocare col cibo…

sabato 5 giugno 2010

Briglie, centre e rande

Dopo una riparazione provvisoria è arrivato il momento di mettere mano definitively alle bridles del traveler della mainsail del 470. Understand?
Prima di andare a caspio ho chiesto un po’ in giro, e siccome mi sembra cosa buona e giusta riporto qui quello che ho imparato.

“La lunghezza delle briglie deve essere tale che, con la centratura da ventone, sia possibile avere il boma al centro cazzando tutto carrello dopo aver cazzato la scotta block to block”
Antico detto popolare braccianese
E quindi se dovete rifare le briglie procedete così:
  1. centrate la barca da ventone
  2. issate la randa
  3. cazzate la scotta block to block
  4. già che ci siete fermatevi 10 secondi ad ammirare con le lacrime agli occhi la bellezza istintiva di una randa radiale, 5 secondi se la randa è cross-cut.
  5. Tornate in voi e cazzate tutto il carrello
  6. Regolate la briglia per avere il boma al centro
  7. Annodate-impiombate-cucite insomma chiudete e bloccate la briglia
  8. Fate uguale dall’altra parte
Dovrebbe uscire una roba del genere, possibilmente con una randa meno sfatta

La logica di fondo è che deve sempre essere possibile portare il boma al centro anche se si è centrati bassi (metti un calo di vento), tanto con una centratura più alta si potrà avere più luce tra i bozzelli, ma comunque sarà possibile avere il boma al centro. Se però le briglie sono troppo corte tirano il boma verso il basso e questo non è buono! Quindi la lunghezze ideale è quella che ti permette di portare il boma al centro e non di più. Naturalmente, siccome io sono un po’ feticista in tema di cime le ho fatte di spectra scalzato grigio impiombato a modino.Per la cronaca la misura tipo oscilla tra i 40 e i 45 cm, sulla mia barca inspiegabilmente servono 52 cm. Pure vero che io ho un traveler artigianale molto sui generis…

Tipico esempio di artigianato fanese

Già che c’ero ho cambiato gli stroppetti dei bozzelli ti-lite della scotta randa, che dopo soli 2 anni di servizio si stavano rompendo completamente, grattando contro il ponticello sul boma (male Harken, molto male: anche nelle migliori famiglie…). Ho risolto aggiungendo un pezzetto di calza nel punto di contatto col ponticello.

non c'è alcun dubbio: il mio circuito randa è da olimpiadi! tutto il resto...ehm...

giovedì 3 giugno 2010

Oltraggio!

Ma tu dimmi che non puoi fare due regate in Laser che subito ti credono morto…

Mi sono venuti a chiedere se mi vendevo il 470. Io! Avete visto un cartello vendesi? L’avete visto?
eh?
EH??
Se non l’avete visto è perché EVIDENTEMENTE non penso minimamente di togliermi la mia adorata barchetta!
Io non ho parole... ha esordito con un "ho sentito che fai le regate con il laser magari...[]" Ma MAGARI COSA??! poi ha aggiunto “sai tizio va cercando una barca recente tipo la tua qui in zona, da spenderci sui 3000 euro…” dico ma l’hai vista la mia barca? 3000 euro forse vanno bene per l’acconto!
SGRUNT! DOPPIO SGRUNT!
Naturalmente chiederò soddisfazione delle armi: tangone in resta e che San Giorgio ci protegga!