domenica 28 febbraio 2010

scuffiology

oggi primo allenamento dell'era laser con vento che possa definirsi tale (da 10 a 15 nodi occhio e croce). il mio primo bordo di poppa è durato 3 metri.poi scuffia. poi altra scuffia. poi è intervenuto il veteran di cui sotto è mi ha indicato la giusta via, un po' meno vang, la scotta così, il culo colà...sono riuscito a tornare alla base sano, salato e salvo:-) l'unica nota storta è che ho fatto 2 buchini sulla vela da allenamento, che ha sbattuto contro il cancello (con le punte, grr grr) del circolo...uff. la prossima volta disarmo la barca sulla riva.
di bolina bene o male ho un certo controllo del mezzo, di lasco godo come un riccio, di poppa prego il santino di paul goodison che ho nel pozzetto.

direi che non è il caso di raccontare che il veteran con il radial andava più di me (lui sembrava oracle contro alinghi, io non sembravo) ma tant'è. it's a long way, ma per fortuna c'è qualcuno che guida i miei passi.

se non altro ho scoperto che il laser si raddrizza con estrema facilità!

sabato 27 febbraio 2010

battesimo

oggi ho battezzato in mare la scotta nuova! grazie amore...
dal punto di vista squisitamente tecnico sono rimasto a ciondolare per un'ora abbondante prima che entrasse lo scirocco, che ha raggiunto vertiginosi picchi di 4 nodi. sono stato fuori 3 ore e non ho cinghiato un minuto... in compenso c'era una bella onda lunga da nord che rompeva le scatole! insomma un allenamento così così, con quel poco che c'era ho fatto manovre, e con poco vento mi esce tutto più difficile. però il triz-vang va che è una bellezza!
per cinghiare speriamo di rifarci domani, si esce con i veterani della classe.

venerdì 26 febbraio 2010

Uff....

regata laser rinviata data ignota. che due bolle!
cercherò di compensare con una sessione di allenamento super, vi farò sapere

lunedì 22 febbraio 2010

TRIZ-based Laser Vang



ta daaan! Ecco qui il frutto delle mie fatiche. Ammirate le sinuose volte della cima gialla, e il gradevole accostamento di colori con il primo tratto azzurro!


attenzione: questo articolo è un po’ da nerd e quindi palloso. Fuggite sciocchi!


Come dicevo da qualche giorno, ho passato un po’di tempo a cercare di sistemare il vang del Laser,in modo da soddisfare le mie manie velico-complusive. Dopo analisi, studi e bozzelli vari ho trovato la soluzione low cost che riduce al meglio l’attrito del paranco. I vincoli da rispettare per realizzare questo vang sono:

  • 2 scotte, vincolo di stazza
  • 7 punti di volta, vincolo di stazza
  • Non comprare nulla, neanche un grillo, vincolo di tirchieria

Frugando nella cassetta dei ferri, trovo 2 bozzelli singoli, un rinvio piano, un doppio e un doppio con arricavo (tutta roba Viadana, senza sfere purtroppo). Di cime ne ho in quantità, di grilli, perni e bulloni anche.

Dopo la solita, consueta, attentissima riflessione & google search, ho trovato un set assortito di soluzioni (technical sailing, assolaser, e la federazione vela delle Isole Tuamotu ) che ho provato a realizzare con una certa creatività, usando i bozzelli che ho al posto di quelli descritti: del tipo che se mi serve un triplo, prendo un doppio e ci attacco un singolo sotto con uno stroppo, o cose così…Ovviamente nulla di tutto questo mi ha soddisfatto.

Dopo molto lavoro di ingranaggi del mio cervello ho capito che il problema principale è l’attrito provocato dalle pulegge sui rispettivi perni (e fin qua…), e soprattutto ho capito che la forza di attrito aumenta linearmente con il numero di pulegge in cui deve passare la cima (mmh… pure qui ho scoperto l’acqua calda). Tolto il carico da smuovere, la perdita di carico tra il ramo traente della cima e il ramo condotto dipende solo dalla forza spesa per fa girare la puleggia: attrito sul perno e momento inerziale, che è trascurabile per i nostri bozzellini. Ve l’avevo detto che era roba da nerd.

Quindi potemmo riassumere il problema così:

la forza che devo applicare aumenta con l’attrito e la forza del vento. La forza d’attrito aumenta linearmente con il numero delle pulegge e circa quadraticamente con la forza del vento. La forza di carico sulla manovra diminuisce al calare del vento e linearmente all’aumentare del numero di pulegge.

Visto che non posso toccare il vento (eh, magari…) Il problema ridotto ulteriormente in forma di contraddizione diventa:

voglio tante pulegge per demoltiplicare bene (comunque non più di 7 per il regolamento) e voglio poche pulegge per ridurre l’attrito da esse provocato.

Ovvero:

voglio ridurre la forza d’attrito del sistema, e contemporaneamente non voglio ridurre la forza di demoltiplica attuata

Apparentemente insolubile. Apparentemente.

Per fortuna nella mia vita ho studiato il TRIZ. Espressa in termini TRIZ questa contraddizione diventa:

Improving 19: Use of energy by moving without damaging 22: Loss of Energy

Ho interpretato il sistema in chiave energetica, volendo “migliorare” l’energia impiegata per muovere il tutto senza “peggiorare” l’energia persa a causa degli attriti in gioco.

La soluzione generica è suggerita dai principi:

12. Equipotentiality

In a potential field, limit position changes (e.g. change operating conditions to eliminate the need to raise or lower objects in a gravity field).

22. *Blessing in disguise* or *Turn Lemons into Lemonade*

Use harmful factors (particularly, harmful effects of the environment or surroundings) to achieve a positive effect.

Eliminate the primary harmful action by adding it to another harmful action to resolve the problem.

Amplify a harmful factor to such a degree that it is no longer harmful.

15. Dynamics

Allow (or design) the characteristics of an object, external environment, or process to change to be optimal or to find an optimal operating condition.

Divide an object into parts capable of movement relative to each other.

If an object (or process) is rigid or inflexible, make it movable or adaptive.

24. 'Intermediary'

Use an intermediary carrier article or intermediary process.

Merge one object temporarily with another (which can be easily removed).

Dynamics suggerisce in pratica di fare dei paranchi a cascata. Equipotentiallity suggerisce evitare forti differenze di energia potenziale del sistema. Io ho intravisto la possibilità di realizzare due paranchi equilibrati tra loro, in modo da evitare i colli di bottiglia “energetici”.Nel nostro caso il collo è il paranco a 5 vie del sistema classico, che ha una forza d’attrito spaventosamente alta tale da grippare tutto quanto. Forte di questo dato ho creato due paranchi in cascata uno con 3 pulegge ed uno con 4, invece del 5-2 dell’aggiornamento classico.

Ho modificato il bozzello di serie sul boma aggiungendoci un singolo piccolo, in una configurazione a violino, e ho messo un rinvio piano sulla piastra laterale del bozzello-strozzatore. Ho usato inoltre un bozzello doppio semplice, in tutto sono 7 punti di volta.

Il primo paranco (cima azzurra) parte dalla piastra dello strozzatore, entra nel bozzello sul boma, poi di nuovo nel bozzello-strozzatore e poi passa nel bozzellino attaccato all’arricavo del bozzello sul boma, e finisce legata ad un bozzello doppio volante. Il secondo paranco (cima gialla) parte dal rinvio piano attaccato allo strozzatore (ho usato un rinvio piano al posto di un singolo con arricavo, avevo questo…)sale nel bozzello doppio, poi scende nel rinvio, risale nel doppio ed entra finalmente alla puleggia grande e da qui allo strozzatore a V. il guadagno complessivo è 12:1, con una ripartizione equa degli attriti tra i due paranchi .

E se anche non fosse vero, la nuova cima azzurra fa pendant con il tendibase e questo mi allieta molto.

martedì 16 febbraio 2010

Allenamenti, riflessioni e cose così


Eccomi dopo un passaggio di boa tecnicamente perfetto
Il 28 febbraio c’è la prima regata zonale Laser, che per me significa inizio della stagione agonistica e inizio della mia vita sportiva in Laser. A parte il fatto che il picco di fatica di ogni allenamento coincide con lo sforzo per sfilarmi la muta, ad oggi io conto la bellezza di circa 4 ore di allenamento in mare, poche ma sufficienti a fare mie le seguenti certezze:
  • non so manovrare
  • non posso dare la colpa al prodiere
  • non so manovrare
  • dopo 10 minuti alle cinghie ho le allucinazioni: San Pietro sul boma
  • non ho mai fatto prove di partenza (time on distance, stop al vento e ripartenze e tutto il resto)
  • ergo partirò alla kamikaze, grido di guerra e via
  • di poppa senza spi e prodiere mi sento tanto solo
  • non so manovrare
  • se c’è tanta aria base e vang rimangono lì e nessuno li molla/cazza più
  • non so manovrare
  • se c’è tanta aria vang e base sono l’ultimo dei miei problemi
  • ai giri di boa mi insalamo con i primi 6 metri di scotta, mi appendo con i successivi 5
  • succede pure quando faccio una serie di virate…ehm…
  • e, ah, non so manovrare granché bene.

Sarà molto, molto divertente.

domenica 14 febbraio 2010

ah l'amour

la mia dolcissima metà mi ha regalato questa per san valentino:

e adesso anche il mio laser ha una scotta come si deve: posso dormire tranquillo
se non è amore questo...

venerdì 12 febbraio 2010

Annuncio....

vendesi catamarano da regata di 27 metri del 2009 , chiedere di Ernesto.
visibile a Valencia, vele con 2 mesi di vita!

giovedì 11 febbraio 2010

Non porsi limiti

“Tu sei uno che vola velocissimo, nevvero?”.
“Mi… mi piace andare forte” disse Jonathan, preso alla sprovvista, ma fiero che l’Anziano se ne fosse accorto.

Ecco, in queste battute c’è dentro tutta la mia religione. La forma delle vele, l’aria libera, le manovre provate e riprovate fino a quando non ti sembra di essere nato solo per fare quel movimento, sono tutte parte dello stesso paradigma.
Anche a me piace andare forte.




martedì 9 febbraio 2010

Considerazioni sul sesso equino delle barche

Un adorabile, pelosissimo naso. Non vi emoziona tanto quanto il canale fiocco-randa?

Accettando l’ipotesi comune che le barche hanno un anima, sono vive e ci vogliono tanto bene, mi sembra evidente che abbiano anche un sesso.
Per me i maschi sono potenti, testosteronici, e saltano sulle onde. Non sfruttano il mare, ci passano semplicemente sopra. È tuo compito cercare di rimanere attaccato alla barca…il 49er per esempio è un maschio e anche un po’ stronzo. Ad occhio (perché purtroppo non ho esperienze dirette) direi che è come un purosangue inglese. Quando sgabbia non capisce più niente e corre, corre e basta (ed è una libidine aggiungo io). Anche i 470 sono maschi, ma “dosano le forze”. Quando ci vuole cacciano fuori le palle e passano sull’onda, ma sono sufficientemente intelligenti per capire che tu non ce la fai a tirare avanti tutta una bolina in quel modo e ti vengono incontro, passano morbido sull’onda se glielo chiedi, e fanno tanta prua (caratteristica tipica delle barche-maschio). Prima di scuffiare ti avvertono, ti danno il tempo di correre ai ripari. Se fossero dei cavalli sarebbero dei cavalli da completo, ma di quelli bravi: partono a 550 metri/minuto e non si fermano mai. E anche quando non hai più le gambe, verso il salto n° 20, ci pensano loro a salvarti la gara.
Un esempio di barca femmina (e anche gnocca) è il Contender. Si muove leggera, è una ballerina. Il Contender non lo devi timonare, devi ballare il tango con lei. Il paragone è una cavalla da salto ostacoli, di quelle che vanno forte se tu sei bravo a fare il tuo mestiere. Anche la Star è femmina, è vero che ha una randa planetaria, ma mi da questa impressione, è la classica cavalla da dressage, un punto d’arrivo e di partenza, insieme. Imparerai tantissimo cavalcando una stella. Quando trotta sembra che non tocchi terra, e ha il collo che sembra una statua: semplicemente perfetto. Ovviamente idem per lo Snipe, con le dovute proporzioni.
Il Laser, è una barca complicata. Cioè è semplicissima come armo, ma è complicata, ti mette il broncio e non sai perché, poi parte in planata e sembrate nati insieme solo per scendere giù dalle onde, e poi di nuovo di bolina che passi metà del tempo a dannarti per trovare la posizione e le regolazioni che la fanno camminare felice, che non ti strozza il timone, che te la fa godere insomma. Fosse una cavalla sarebbe una di quelle che quando la governi alla mano è un angelo, col naso morbido e gli occhioni a cuoricino. Poi, una volta in sella ti fa sudare per ottenere un qualche minimo risultato, anche se alla fine saltano mica male e in cross vanno bene, e non le cambieresti per nulla al mondo.
Ecco dopo tutta questa dissertazione, vista in quest’ottica…ecco il Laser è come dire…un po’ una troia di barca!

PS: ovviamente ogni riferimento a cavalle un po’…così è puramente casuale.

sabato 6 febbraio 2010

Mah...


ecco, esattamente così. da sabato a lunedi mattina

mah...dovevo uscire con il laser, ma dopo una settimana lavorativa di sole, ovviamente oggi piove e groppi.

ne ho approfittato per curare il mio parco barche, ho in mente una modifica al vang del laser , vi terrò aggiornati. per il momento mantengo il segreto sulla mia mirabolante e geniale soluzione.
Aggiornamento: la vang-modifica non porta a nulla di buono per ora, e ovviamente anche se oggi (lunedì) non è esattemente una bella giornata, comunque non piove e il mare è accettabile. grrr

giovedì 4 febbraio 2010

Riempimenti

Il pozzetto del mio laser, in una giornata con poca onda

Lo svuotatore del mio laser più che svuotare, riempie. Appena metto la barca in acqua mi ritrovo il pozzetto pieno e chiaramente non va bene. Dopo un mese di pediluvio (e neanche un mese a caso, ma gennaio sic!) ho deciso di indagare: infilandomi un attimo sotto la barca (a terra) per dargli un occhiata ho appurato che i perni dello sportellino sono fuori dalle proprie sedi, inoltre i dispositivi elastomerici di richiamo hanno perso le loro iniziali caratteristiche meccaniche…bla bla bla. In due parole: è rotto. L’infame sportellino gira folle, vagola senza meta all’interno del riempitore. Si apre e si chiude (in verità si apre e basta) come e quando vuole: e lui vuole sempre se la temperatura dell’acqua è sotto i 5°. Dopo la solita attenta ricerca su google, ho scoperto che:

  • è un problema frequente
  • ripararlo viene considerata manutenzione ordinaria (e quindi secondo il geniale progettista dello svuotatore io dovrei ordinariamente rovesciare la barca, smontare tutto, riparare, siliconare, rimontare tutto e ri-rovesciare la barca, e cerrrto!)
  • gli o-ring ufficiali costicchiano, ma esistono vari ordini di mcgyver che negli anni hanno trovato sostituzioni più o meno fantasiose. Per la maggiore va la camera d’aria della bici tagliata a striscioline.
  • Una brillante soluzione proposta da uno più pazzo di me consiste nel riscaldare il pozzetto per fare il pediluvio caldo. La mia contro-proposta è di verniciare il pozzetto di nero, per sfruttare il calore solare.
Ora a me le frasi che contengono le parole problema , frequente e ordinario tutte insieme non mi piacciono tanto. Per mare le soluzioni devono essere semplici e possibilmente definitive. Quindi è partita una seconda ricerca a caccia di soluzioni semplici e definitive, e ho trovato questo: http://www.lasersmartparts.com/. per fortuna è in inglese (altre volte ho trovato schemi di rigging POLACCHI e non scherzo: bozzello si dice bloczka). Il succo è questo:
gli o-ring fanno schifo, e non sono concepiti per lavorare come molle, il punto di applicazione delle forze è sbagliato, ed ecco perche si rompe; con delle mollette di acciaio risolvete tutto per l’eternità, io vendo le mollette fatte apposta.
Pur ringraziando la gentile offerta di comprare le mollette del costo effettivo di 1 euro facendomele spedire dall’America e pagandole almeno 15, ho pensato bene che una molla non niente altro che un pezzo di filo di ferro piegato. Ho posto il problema in ufficio e un mio collega noto come “er brugola” mi ha stoppato sul nascere, ha ravanato 2 secondi nel cassetto della scrivania, ha estratto una sega a tazza, un calibro, un prototipo di un progetto mai realizzato e un pezzo di filo per molle che mi ha messo in mano. Io resto basito dalle risorse umane del mio posto di lavoro…
Però l’acciaio per molle del filo di cui sopra non è inossidabile (non fatevi fregare, l’unico acciaio abbastanza elastico e inossidabile è l’AISI 316, a trovarlo!), quindi sulle prime ho pensato di rivestire il filo di nastro prima di piegarlo e metterlo in opera. Insomma una bazzecola! Illuso: arruginirà tra un mese, e tornerò agli o-ring, alla faccia delle soluzioni definitive. Quindi in seconda analisi mi sono procurato delle molle a spirale di acciaio inox, che ho raddrizzato e per poi ripiegarle come di servivano. Avete mai provato a raddrizzare una molla? Dritta dritta non uscirà mai, ma con una pinza, qualcosa che faccia da trafila e un po’ di cristoni ce la si fa.


Purtroppo il rimontaggio non è andato benissimo, in pratica adesso c’è un gradino tra plastica nera e scafo che prima non faceva (teoria del “non smontare il motore vecchio che poi non lo rimonti più”).Questo gradino mi provoca immensi travagli interiori, poiché immagino lo strato limite turbolento tutto intorno, e addio resistenza minima allo scivolamento. Non riesco a immaginare tortura peggiore, è un dolore quasi fisico.
E comunque la morale è questa: se avete un idea brillante, semplice e definitiva per risolvere un problema che affligge circa 200000 barche, se volete trarre un profitto dal vostro colpo di genio, NON DIVULGATE l’espediente tecnico con tanto di video (http://www.youtube.com/watch?v=nyLJHl6APAc), che poi il “brugola” di turno realizza la soluzione senza spendere una lira e non vi paga, tiè!

PS: le molle le ho riciclate smontando dei vecchi dispenser per sapone liquido. Save the planet!
PPS: ci ho pensato mentre piegavo: se trovate delle spille da balia della dimensione giusta risparmiate molto lavoro.

martedì 2 febbraio 2010

la vela questa sconosciuta

segnalo un po' di robe che ho scritto per la LNI - Pescara, che potete scaricare qui.
buona lettura

lunedì 1 febbraio 2010

back to origin

Ieri ho fatto una regatella su un B25 (pardon P25) che un amico mi ha invitato, che gli mancava un uomo, insomma la solita storia. Ovviamente a prua.
Non salivo su un B25 da 2 anni e mezzo. È stato un bel ritorno, senza falsa modestia posso dire di non aver perso lo smalto dei tempi andati, quando “dominavamo la categoria” (parole del quotidiano locale, non mie, in relazione alla classifica minialtura: eravamo gli unici in cifra singola dopo 6 prove :-) )
Per me il “periodo della Strega” è stato il più bello in mare, quello in cui abbiamo raccolto di più in termini di coppe, e in cui ci siamo divertiti di più: casinisti e casinari da record fino all’issata del preparatorio e poi silenzio religioso e manovre millimetriche. Poi è arrivata la barca grande, stesso gruppo e stesso divertimento, ma con meno spensieratezza, e non so perché. Insomma passare da minialtura ad altura è stato come uscire dall’adolescenza per diventare adulti.

….insomma tutto questo per dire che ieri alla prima strambata un po’ mi sono commosso. Tutto qui