lunedì 30 marzo 2015

Lo scirocchino che non ti aspetti

Ieri siamo usciti di nuovo in 470 io e Rodolfo. Il programma della giornata era: vado alla lega in orario allenamento del supercazzut laserist squaron, mi alleno in contender, torno a terra verso l’una e mezza, manco mi cambio e mi alleno in 470.
è mattina, il vento è vento sotto la soglia della percepibilità, armo lo stesso e mi cambio seguendo l’esempio dei laseropodi, che per l’occasione rispondono al nome di superscazzat laserist squaron visto che poi nessuno uscirà: ce n’è veramente troppo poco. E loro restano a ciondolare sul prato come solo degli adolescenti a primavera sanno fare.
Invidia.
Imitazione.
Quando loro smontano tutto e vanno a a casa per mangiare il pranzo dei giusti, io nel dubbio, dopo tutta la fatica per infilarmi la muta non me la caccio: cerco di ammortizzare lo sforzo, sono strategico, io. Tanto più che tra solo un’ora arriva il mastro timoniere, non si sa per fare cosa ma arriva…qualsiasi cosa faremo io la farò con la muta addosso.Fosse anceh andare al ar a prenderci un caffè.
La nostra buona stella ci guarda dall’alto, per le 14:30 il vento è praticamente raddoppiato. Se prima faceva 2 nodi ora sono 4. Fiduciosi armiamo, con la medesima procedura ad minchiam della volta scorsa: tensione controllata, tutto il resto a random. Tra una mura e l’altra sembra di portare due barche diverse: nessuna delle due è veloce però.
Tanto dobbiamo uscire a fare manovre.
Tanto abbiamo fatto SOLO manovre
Per tre ore.
Oggi mi fanno male dei muscoli che solo uno specializzando in osteopatia potrebbe conoscere.
Virate così, virate colà, strambate così, strambate cosà. E poi virate al fischio (autoimposto 30”) e poi giri di boa, fino a quando il peschereccio di turno non ha iniziato a toglierci le nasse/boe di torno…e poi con l’unica nassa rimanente esercizi TOD e alla fine un’altra bella bolina per il rientro.
Quando sarebbe ora di rientrare, verso le 5 è uscita un po’ più d’aria, e allora che non vuoi stare un altro po’ a fare manovre che finalmente posso stare al trapezio?
A furia di “altre due virate” e di “rifacciamo altre 5 strambate a scopo punitivo che questa è uscita male”, Siamo a terra per le 6:30.
 In pratica ieri a Pescara le squadre agonistiche non si sono allenate, regate altura annullate per no wind no race e noi ci siamo divertiti, quando meno te lo aspetti.
E ci siamo pure abbronzati, che c’era il sole.

Figo!

martedì 24 marzo 2015

Il Favoloso Circo Takimiri è tornato in città!

Sabato appuntamento con Guido per il solito allenamento a ora di pranzo. Ha la pausa pranzo lunga il Ciccotti, si sveglia prima dell’alba ma ha la pausa lunga: scelte di vita…
Io vado con giusto qualche ora di anticipo, che devo rimettere su la wave e per farlo devo dare una centrata all’albero, fosse solo che se provo ad usarla con il rake della Elvstrom a balumina stracorta praticamente il boma mi struscia in coperta. Decapitandomi, of course.
Circa un’ora buona di tira e molla dopo, prendo qualche appunto dei valori ottenuti sul primo mezzo che mi trovo a disposizione:
io e la dolce metà abbiamo delle conversazioni interessantissime certe volte… penny è l’eroico destriero, tanto per chiarire.
ed in questo assetto esco in mare.
Fuori ce n’è. Ce n’è talmente tanta che il Ciccotti indossa il casco: significa vento maggiore o uguale a 15 nodi. Lui ha un rake da decapitazione in strambata, lui ergo casco. Federico si mangia i gomiti perché è ancora a terra in un turbinio di mogano e epossidica, però ci fa qualche foto tanto per simpatia.

Io e guido partiamo con dei laschi, poi altri laschi e poi boline.
La prima ora la passo per metà in acqua, a tirare madonne a mazzi da 12. Roba che non mi esce di fare nulla, parto in cascetta e vado in acqua per i motivi più stupidi. Il vento forte non aiuta a essere lucido. A bocce ferme direi che ho assorbito male l’impatto della velona planetaria (le ultime uscite tutte con la Elv da regata che è sensibilmente più magra) lì per lì, mi incazzo come una biscia per la mia incapacità.
Scuffio una volta,
poi un'altra,
poi un’altra ancora…
poi ogni tanto per cambiare invece di scuffiare me ne volo in acqua…
Poi per fortuna faccio pace col mondo e mi metto lì buono buono a scomporre le manovre passo passo, e a vedere perchè non escono come vorrei.
Due ore e mezza dopo posso affermare che non vanno come vorrei perché sono scarso.
Tuttavia va decisamente meglio, anche se gli standard ciccottiani sono lontani anni luce: egli vira con una grazia da ballerina di Amici di maria de filippi che io non avrò mai…

Io al massimo posso fare il circo takimiri.

giovedì 19 marzo 2015

dite quello che vi pare ma il 470 è il 470

...questo è il succo dello scorso week end. 
sabato esco nel pomeriggio col contender, nella strana configurazione wavelenght con balumina siderale e rake della elvestrom, in pratica col boma in coperta. Grazie agli dei c'era poco vento e quindi nessuno si è fatto male.
In pratica mi incastro in virata facile anche con 5 nodi e vang molto mollato. sto fuori giusto un'ora tanto per timbrare il cartellino, all'inizio è trapezietto, ma dopo solo mezzora è da ginocchia della lavandaia.
Domenica ho appuntamento nel pomeriggio per uscire in 470 (dopo mesi di statiticità) con Rodolfo, l'avversario storico dell'eurotimoniere. Menomale che dai tempi del laser ha perso peso e quindi è il timoniere ideale.
alle 1400 vento poco e niente, sono piuttosto scoraggiato, ma appena appena spintonato iniziamo ad armare, tra una cosa e l'altra siamo pronti per le tre. nel frattempo il vento è raddoppiato: che culo!
fuori è una figata epica, di quelle che ti rimettono in pace col mondo.
prima facciamo un po' di navigazione tanto per scaldarci, poi iniziamo a fare manovre ma tante manovre! non ricordo l'ulitma volta che ho fatto un allenamento serio sul 470. 

su spi
giu spi
su spi
giu spi
...
...
...[ad libitum]
non che queste manovre siano tutte bellissime, ovviamente ci dobbiamo affiatare, però se non altro sono divertenti.Long story short: un allenamento degno di questo nome.

Postilla del lunedì: abbiamo parlato di regate io e Rodolfo. non è che sarà tutto facile, tra i miei e suoi impegni lo spazio per allenarci sarà poco, però ci proviamo. Volando basso per il momento, ma ci proviamo.

(nel frattempo devo rimettere mano all'albero che non mi ricordo neanche una centra che sia una...)


lunedì 16 marzo 2015

Il cucciolo di carbonio ormai cammina con le sue gambe - rifinitura e assemblaggio

Attenzione: questo articolo è un po’ da nerd e quindi palloso. Fuggite sciocchi!

Abbiamo messo la parola fine a questa saga epica.
 A casa ho smodellato la basetta da suo stampo, riducendo in trucioli quest’ultimo: il più autentico significato della costruzione one-off .  epoi ho passato la sera di venerdi a guardarla come se fosse la cosa più bella del mondo.  A tratti avrei voluto strofinarmi ai suoi bordi frastagliati taglienti…ma la fidanzatina me l’ha impedito, invidiosa. Lei non è di carbonio e non lo sarà mai poveretta!
Sabato. Mi sveglio all’alba e carico di strumentizie varie volgo alla lega.
Per prima cosa ho tolto le frange e ho rifilato il profilo della basetta (che assomiglia ad un piccolo vassoio in pratica) con il dremel e l’apposita lama rotante, e inizia il primo guaio: dopo 26 minuti, corrispondenti a circa il 16 % del lavoro complessivo il dremel (che poi è una sottomarca di fabbricazione tedesca credo fuori produzione) dopo solo qualche lustro di onorato servizio mi molla. E dire che me lo aveva portato la befana, quando alla befana ancora ci credevo…
Risultato: mollo tutto lì, prendo la macchina e vado a comprare un nuovo trapanino (spendendo ben 34,90 euro in offerta) di probabile fabbricazione indo-cino-taiwan-coreana, fatto sta che messo all’opera in 5’ 12” completo il lavoro di rifilatura. Be’ direi che sono soldi ben spesi…
Poi segno dove fare i fori (che per fortuna ho la messa in tavola del progetto, quindi non devo pensare, solo segnare), faccio i prefori, poi i fori veri e propri, poi do una rifilata ai bordi per evitare che siano troppo taglienti.
probabilmente per la prima volta da quando ho memoria riesco a seguire un progetto senza intoppi...sono commosso, quasi
Fatto questo inizio a cartare mano, poi a cartare fino a mano, poi a cartare wet&dry a mano e infine a lucidare a mano. Dopo tutto questo la basetta è perfetta, io sono nero come un tizzone: sembra che abbia fatto sesso con una canna fumaria. Mi do una ripulita, inizio a piangere per la disperazione e visto che ormai di uscire nisba, passo da casa a prendere la vernice protettiva UV trasparente che avevo dimenticato. Verso le 16:00 la basetta è pronta per la fase successiva: l’allestimento! Ovvero ci monto sopra i bozzelli di base e cunny, tramite degli stroppetti appositamente impiombati. Nel frattempo non ho pranzato e neanche bevuto un sorso d’acqua dalle prime luci del mattino. Mi metto comodo, seduto sotto il gazebo con gli strumenti comodamente a portata di mano…il vang invece è un'altra storia. È a circuito chiuso, quindi i bozzelli sono in barca e inamovibili: lavoro lì sul posto, un po’ scomodo ma fattibile.
E infine manca solo da rimontare basetta e rotaia del piede d’albero: 3 viti, un po’ di silicone e via a casa.
Domenica su albero e in acqua, giusto in tempo per la prima zonale:
non è soave?

martedì 10 marzo 2015

Prima zonale contender, eroismi a go-go

Il sabato prima della prima zonale c’è un vento e un mare da kite, quindi nisba.
Domenica, il giorno della regata, c’è un vento e un mare da kite ma un po’ meno, quindi dopo alcune indecisioni si va.
Le alcune indecisioni sono state:
  1. che mezzi mettiamo in acqua (la barca comitato non può uscire dal porto con questa onda) si usano i gommoni?
  2. Chi ci mettiamo su questi mezzi?
  3. È possibile navigare in queste condizioni (15-20kts e onda di un metro abbondante)?
  4. Che percorso facciamo?

Il comitato per dimostrare la sua buona volontà, risponde prontamente a tutti i quesiti, nel seguente modo:
  1. Andiamo con i gommoni! previa visione collettiva dei video della VOR ai 40 ruggenti per farsi coraggio (eroici perché fa un freddo porco e ci si bagna)
  2. Ci mettiamo chiunque sia disponibile (istruttori, passanti, simpatizzanti e affini)
  3. Le condizioni sembrano proibitive: per verificarlo mandiamo fuori un ragazzo, se torna con un ramoscello d’ulivo in bocca allora si regata. Mandano fuori il prescelto (Paolino Lachi, ad oggi 1.85 per 84 kg, si allena 8 giorni a settimana, ‘na volta era paolino…) che va, bolina, stramba, plana si diverte e torna indietro aggiungendo: muovetevi che se cala il vento con quest’onda diventa una tragedia.
  4. Il percorso prescelto dopo minuti 48 di interrogazioni parlamentari è il bastone cortissimo, per ragioni di sicurezza (meno boe =meno posaboe più assistenza agli inesorabili scuffiati)

Da questo momento al “barche in acqua” passa un’altra ora e mezza di intelligenza a terra. ‘Nzomma per l’una e mezza stiamo per mare, non prima che io abbia tolto mezzo giro di sartie basse ogni mezz’ora per  depotenziare il mezzo e che Federico abbia vinto il premio sfiga dell’anno, grazie ad un abile combinazione di avarie occorse mentre metteva la barca in acqua: prima la drizza randa che si stucca e poi la barca che viene sfondata da un contatto fortuito mentre sistemavamo i carrelli (onda +barche vicine+casino+sfiga, ma tanta). Risultato, un buco grande quanto una moneta da 2 euro.
Dopo questa disavventura inizia la parte regatosa. Io passo la prima mezzora (che corrisponde a quasi tutta la prima prova…)in bamba totale, ci saranno 15 nodi e faccio fatica a virare. Poi per fortuna la cosa migliora. Prima prova parto un po’ timido, tra l’altro è un buono pazzesco in boa, talmente buono che a momenti non riesco a tagliare. Talmente buono che sarebbe da fare un maxi bordo mure a sinistra e poi virare in lay, cosa che nelle intenzioni faccio, ma nella pratica viro dopo eoni: giusto il tempo di mettere in chiaro la testa dopo la partenza.
Il mio problema principale per tutta la giornata è stato che la scotta randa mi si è inzippolata nella scassa finendo trascinata sottacqua, nelle migliori delle occasioni addosso al timone. Il tappo copri deriva non è ancora pronto, mannaccia a me e al mio perfezionismo.
Prima bolina giro terzo, anche moderatamente distaccato, faccio fatica a tenere la barca in assetto, isomma un casino. Per fortuna ci pensa marco a riaprire la partita con una scuffia molto plastica esattamente sulla boa. Io giro largo perché onestamente non so dove sia lui o il suo albero, ma lo passo e filo via di poppa (che poi è molto monobordo e traversa come poppa) per una questione di karma io scuffio di bolina, perché la scotta maledetta mi si incastra nella scassa di cui sopra e nel cercare di liberarla apro tutto e mi tiro la barca al vento…deficiente.
La prima prova piuttosto incolore finisce con me terzo con distacco ragionevole nei confronti di Marco, abissali nei confronti di Guido, che porca paletta, naviga sempre perfettamente piatto e con la vela immobile. Io non so come faccia ma lo voglio fare pure io!
La seconda prova la corriamo con un vento in calo (sui 10 nodi) e la stessa onda di prima. Io infilo una partenza dalla parte sbagliata (in barca, ma il campo è tutto sinistro) ma libero sparato e in tempo. Guido Parte in boa e se ne va, Marco me lo trovo mure a sinistra e mi poggia dietro.
un incrocio che vale un posto in classifica!
Dopo poco viro per tenerlo in controllo, in queste condizioni cammino un po’ meglio, e lo tengo dietro per tutta la regata, che obbiettivamente è un po’ monobordo e corta. Risultato: uno a uno palla al centro, chiudiamo a pari punti ma la sequenza fa essere me secondo e lui terzo. Guido ci aspetta a terra, da mo’ che è arrivato…
Per la cronaca il campo era talmente corto che il tempo della nostra prima bolina +prima poppa corrispondeva grossomodo al tempo per mettere su una partenza dei laser (magari con un primo ripetitore) in pratica siamo arrivati alla boa di poppa /partenza con questa muraglia di vele mure a dritta che stavano in piena accelerazione da partenza. Thrilling, emmò dove passo?
Di riffa e di raffa in un’ora e mezza è tutto finito, torniamo a terra per il solito rituale pasta&premiazione.


Mare schifoso, vento carino, pochi laschi, medaglietta. Tutto sommato è un inizio.

giovedì 5 marzo 2015

Poche ma buone

Poche ore in mare ma buone, è uscito fuori il vento giusto per fare tutto quello che dovevo.
Andiamo con ordine: sabato brucio la giornata (che sarebbe bella, sole e scirocco sui 10-15) a fare la famosa basetta in carbonio di cui parlerò in post apposito: in breve passo tipo 6-7 ore tra carte vetre, trapano, dremel, vernici protettive ecc. ecc.
Il massimo che riesco a concludere è di avere la barca pronta. Si, pronta ad essere riarmata per domenica… 
Dopo ore di polvere di carbonio, giri urgenti in macchina, silicone e cattiveria, Torno a casa con 50 sfumature di nero, roba che la mia nipotina come mi vede corre a nascondersi…
Domenica arrivo alla Lega per tempo, il vento invece è in ritardo. Pocomale, riarmo tutto e a questo punto scopro (prevedibile in effetti) che lo spessorino carbonioso manda all’aceto tutte le centre finora eseguite, quindi mi metto lì buono buono a ritrovare le tensioni giuste. Ci metto circa un’ora, facendo con calma chiacchierando del più e del meno, anche il laser armano pigri e sonnacchiosi…
Per l’una il vento c’è e quindi usciamo: usciamo io e il supercazzut squaron, i contender oggi assenti. Pazienza tanto voglio solo provare tutte le piccole modifiche e vedere che non si sbatruccoli niente, insomma la prova generale della regata di domenica prossima.
Nell’ordine:
  1. il carbotappo è troppo fatticcio e fa fatica a entrare nell’apposita sede
  2. il velcro per il moschettone della scotta è loffissimo, me lo perdo per strada
  3. il resto più o meno è come l’ho lasciato

per cui ci siamo quasi.
dai, è una bella vita
In mare oltre notare tutte queste cosette, faccio una serie di manovre cercando di passare per un velista, le virate mi sembrano migliori e forse ho capito perché la scotta tende all’incastro con così alta frequenza: il boma passa piano perché si incastra su di me. Facile: basta diventare bidimensionale in fase di virata!
bidimensionale appunto!

lunedì 2 marzo 2015

E ovviamente...

...Quanto tu passi al circolo e ti vuoi fare il bello che hai un nuova basetta porta bozzelli in carbonio, tutta figa e sbrilluccicosa e vuoi mostrarla a tutti perchè l'hai fatta con le tue mani sante e vuoi che l'ammirino, ecco esattamente in quel momento si presenta il Ciccotti con la barca nuova di pacca.
bellissima.
carboniosissima.
sexy.

mai 'na gioia....

Piccoli cuccioli di carbonio crescono - laminazione

Attenzione: questo articolo è un po’ da nerd e quindi palloso. Fuggite sciocchi!

Purtroppo non ho pompe da vuoto e attrezzature fighe, quindi la mia realizzazione è piuttosto artigianale.
Molto artigianale.
Troppo artigianale a conti fatti, ma tant’è.
gli strumenti di lavoro: si noti il sacro termosifone messo a palla per la postcottura: in casa andavamo in giro a maniche corte...
In primo luogo ho costruito uno stampo, che sostanzialmente è fatto di due parti, un maschio e una femmina. Entrambi sono rivestiti di peel ply, e sono realizzato con un po’ di espanso che mi girava per casa. Il maschio è un semplice parallelepipedo la cui forma ricalca l’interno della basetta, semplicissimo. È stato solo necessario ritagliarlo a misura e dargli il giusto angolo di sformo sui bordi, una breve cartata e niente di più.
La femmina è un più elaborata, infatti è in pratica una cornice con i bordi sformati fissata ad una base più o meno solida. La difficoltà più significativa è stata far aderire bene il peelply, per evitare pieghe che poi avrei ritrovato nel prodotto finito, per il resto tutto piuttosto banale: l’espanso si taglia con il cutter, e bastano pochi spilli infilati a mano per montare il tutto. Può sembrare una roba precaria ed in effetti lo è (bene! Un padre non dovrebbe mai neanche seppellire i suoi stampi…ehm) ma la cosa è parzialmente voluta, per facilitare lo smodellamento.
Che per inciso si è risolto nello sfasciare tutto con ferocia.
Il reale, profondo, intimo significato di stampo one-off.
Naturalmente non avendo a disposizione pompe e sacchi di cui sopra la quantità di resina usata è sicuramente virata verso il troppo, d’altro canto non ho idea di come avrei potuto fare diversamente. In tutto ho steso 8 pelli intere e 3 di rinforzo nella zona vang, dando una bella spennellata ogni volta, deponendole bagnato su bagnato direttamente nella femmina.
Infine ho posizionato il maschio e ho applicato una serie di pesi ricavati dalla seguente lista di oggetti:
  • morsa di ferro del ‘76, quando le cose le facevano per durare, massiccia quanto un’ incudine e spesso usata come tale
  • peso da sub ammorsato nella morsa di cui sopra
  • libri di matematica di mia madre, praticamente 2-3 quinquenni di liceo, Geometria, Algebra e anche un po’ di analisi (madre è insegnate, non è che li colleziona per hobby)

il tutto vicino al già collaudato termosifone-postcottura per una temperatura ottimale. Se va in blocco la caldaia sono fregato: non solo butto via tutto, ma devo lavarmi via la resina di dosso con l’acqua fredda!

In tutto questo tramestio di fibre e catalizzatori, la buona notizia è che questa volta la dolce metà non è scappata…si starà abituando alla resina?