mercoledì 26 giugno 2013

Nazionale snipe di Casa

 
sembriamo quasi una Star dei poveri ;-)
Giusto per non farci mancare niente, tanto la tessera ce l’ho (visti i precedenti sanruffinici)… 
e allora vengo ingaggiato da Rodolfo che non mette piede in barca da quel dì e a sapere della regata sotto casa gli prudono un po’ le mani.
Facciamo sul serio: un allenamento 2 giorni prima della regata (la prima uscita in barca insieme, 3° volta in vasca da bagno per me nella vita, prima volta negli ultimi 2 anni per Rod) e vele del 2006-7.
Questo in snipe è fare sul serio, purchè tu abbia una barca che cammina. Sono strasicuro che da qualche parte  negli archivi vaticani ci sia il Gran Libro Segreto delle barche che camminano, completo di  lista dei precedenti proprietari dai tempi di Noè. Possederne una è garanzia di rispetto e di vittorie, nonchè di una certa aura mistica che si può intravedere tangonando il fiocco controluce. Si narra che alcune di esse vengono tramandate di padre in figlio, come le spade delle casate nobili nel medioevo. Non è improbabile assistere in mare a scene del genere:
scusiiiii...ma quella era la barca di Armeniztov, il valente velista khazako successivamente imbarcato come controtailer nel  team russo di coppa america dell' 87? cavolo è una barca che cammina!
esterno giorno, due snipe che incrociano di bolina, una delle due è una famosa barca che cammina:

Timoniere Competitivo mure a dritta: ACQUAAAA!
Timoniere proprietario di barca che cammina: eh? (non ci è abituato, va compreso)
TCMAD: Acqu…scusi, ma quella non era forse  la barca di “nome di timoniere semisconosciuto ma fortissimo degli anni 80”?!
TPDBCC: si!
TCMAD: complimenti, è una gran barca!
TPDBCC: grazie, grazie, lei si che è un intenditore!
TCMAD: eh si, qualcosina l’ho imparata anch’io…se la vende mi chiami, mi raccomando!
TPDBCC: volentieri, ma non credo che avverrà presto, sa, ho due figli piccoli…
TCMAD: ah beato lei…a per quel diritto di rotta, lasciamo perdere, siamo tra signori! e poi con una barca del genere!
TPDMCC: arrivederla e grazie
TCMAD: ancora congratulazioni!

La verità è che gli snipe vanno talmente piano che gli incroci durano una vita.
A quanto pare la barca di Rodofo è nella lista, non proprio in cima ma comunque nella lista. In due giorni ci hanno avvicinato regatanti, giudici, stazzatori, passanti e semplici curiosi chiedendoci se fosse la barca di tal Bruni.
Grazie alla barca che cammina, in regata facciamo due prove da genuflessione il sabato e tre prove da cinghie la domenica.
Il sabato genuflesso giriamo 8 e 7, c’è un onda morta residua che ci fa penare un po’ in tutte le condizioni, bolina in particolare. A fine giornata siamo settesimi, ma ci è capitato anche di girare qualche boa un po’ più su. Siamo convinti che si potrebbe fare meglio, se solo riuscissimo ad imbroccare la prova giusta. La prova giusta prevede una partenza da Matt Belcher, una velocità da Luca Devoti, una tattica da Torben Grael e la fotogenicità di Veronica Fanciulli.
Aspetta e spera.
Domenica l’aria si mette sui 12-14 nodi, e ci tocca cinghiare.
Per tre prove.
Per nove boline.
Nessuna delle tre è la prova giusta, alla fine giriamo 7-7-9:lì in mezzo è il nostro posto. Cinghiare non è mai stato il mio forte, soprattutto da quando sono passato a prua e ho iniziato ad allenarmi (si fa per dire) sull’agilità per il trapezio. Le malelingue dicono che facessi finta di cinghiare. Le mie gambe dicono il contrario.
Dopo questa dolorosa prestazione chiudiamo 8° a pari punti col 7°, migliorissimi tra i locals e  tenendo conto che i primi sei erano gli equipaggi selezionati per il mondiale di classe…
sta quasi surfando sul'onda. è un evento talmente raro in natura che merita di essere immortalato
Si si, bello bello, però ora basta scherzi e ridatemi trapezio e spinnaker.

venerdì 21 giugno 2013

IV nazionale – secondo giorno

La mattina del secondo giorno vede delle condizioni di arietta e sole, finalmente sembra estate. Armiamo senza particolari invenzioni, prepariamo tutto, insomma facciamo il compitino per bene  ma senza esagerare.
In acqua navighiamo la prima prova con un peletto di aria in più di ieri, e abbiamo l’impressione di navigare di più nel gruppo: le prime boline sono sicuramente da metà classifica bassa, peccato che siamo vittime inconsapevoli di un acume tattico degno di un bradipo narcotizzato. Di poppa limitiamo i danni (ma anche qui giri di boa da scuola vela) le seconde boline sono ormai sfide per chi non arriva ultimo. Questo per le prime due prove.
Se poi ci aggiungi che non partiamo manco a morire e chiaro che le nostre regate non brillino dal punto di vista dei risultati.
la più classica delle nostre bradipee partenze
ecco cosa intendo quando dico "navigare nello stretto"
La terza prova è una storia diversa. Il vento inizia a salire, la prima bolina è da trapezietto, la seconda è da trapezio steso: in queste condizioni abbiamo per certo più velocità è facciamo anche più cazzate dal punto di vista della gestione della flotta. Il risultato non cambia, sempre intorno ai 35.
siamo belli da vedere ma niente più di questo...uff
Il ritorno ovviamente è la più classica delle quarte prove del golfo di Gaeta: bolina secca e dura con vento ulteriormente salito, nell’ordine dei 15-18 nodi.
A terra mentre smontiamo facciamo un po’ di cazzeggio e un po’ di debriefing, io riparto con le seguenti certezze:
  1. in flotte numerose facciamo grossolani errori tattici (tipo ad esempio virare sotto una muraglia cinese-malese di vele)
  2. non partiamo
  3. non abbiamo velocità nel range 0-6 nodi.
  4. Di poppa è un po’ meglio come velocità


una poppa: dove più o meno camminiamo, più o meno
Insomma ci sarebbe molto da lavorare…ci sarebbe.
Ma non ci sarà.

photo courtesy del fotografo ufficialissimo (gianluca di fazio) e di quello ufficiale (il canaccini)

martedì 18 giugno 2013

IV nazionale – primo giorno

spatasciato sottovento per tutto il sacro die...
Piove.
Piove ed è il tema della giornata. Noi arriviamo di buon mattino, perché siamo intenzionati a risolvere le nostre beghe con l’albero nuovo, o quantomeno a fare in modo che sia settato a dovere per le condizioni previste (arietta soffice). Falliremo miseramente o quasi in entrambi gli obiettivi, ma andiamo con ordine.
Per prima cosa seghiamo un pezzetto di tacco del piede d’albero, dopo aver verificato che è cosa umana e possibile interpellando al volo il primo Pitanti che passava di lì. Ma neanche questo risolve, perché l’albero si appoggia con l’estruso sulla rotaia. Ho capito il problema, ho ben chiara la tecnologia ma non ho i 6 milioni di dollari per salvarlo: ci metterò mano un giorno, a casa.
Centriamo comunque la barca attenendoci alla lettera alle indicazioni north, quasi fossero la bibbia e noi dei fanatici cristiani ortodossi
In verità io ti dico…fino a 11 nodi porterai 72 di rake e non oltre, figliuolo!
Tra una centra e l’altra, tra un piovasco e l’altro aspettiamo e cazzeggiamo cazzeggiamo e aspettiamo. La flotta è bella e variegata, e si intuisce l’altissimo livello della competizione da piccoli dettagli come questo:
i piedi della sig.na Provancha, la dolce prodiera ‘mmericana in infradito con tre dita d’acqua in terra. Geniale quanto la miglior Giovanna Micol dei tempi andati…
per inciso questa è la situazione:

alla fine nel primo pomeriggio, con la pioggia in ritirata ci mandano fuori per fare il nostro sporco lavoro, e portiamo a termine una sola prova fredda e lenta, in un vento di scarsi 6 nodi.
Prima procedura di partenza, si parte con la india, e ovviamente primo ripetitore. In questa partenza ho visto come si dovrebbe fare, eravamo una lunghezza dietro Jo e Polly (JOLLY!) a 5 secondi, e 3 lunghezze dietro 3 secondi dopo lo sparo. Un’ accelerazione pazzesca.
La partenza, quella vera, ce la fanno fare con la nera e nonostante questo piovono BFD a raffica. Noi regatiamo maluccio, non abbiamo una gran velocità. Di poppa ve benino, di bolina no.  
Finiamo nell’ordine dei 40, salvati e nobilitati verso i 30 solo da tutte le nere che lo sceriffo del CDR ha dato.
Poi, con tanta buona volontà ci provano a farci fare una seconda prova, ma il vento ci pianta lì, per fortuna un passante di buon cuore ci traina a terra dove sistemiamo tutto e andiamo a morire in albergo…

Stay tuned

martedì 11 giugno 2013

IV nazionale – L’arrivo

Ancora una volta a Formia, questa volta per la nazionale che precede l’Europeo assoluto (per inciso, il tipico campionato europeo con neozelandesi e malesi…). Io passo la settimana a preparare l’albero seminuovo e mai usato di Little wing, rimontare, cambiare i numeri sulle vele, coccolare e caricare. Arrivati al venerdì partiamo tranquilli e arriviamo altrettanto tranquilli sotto il diluvio universale intermittente. Ma dato che il detto diluvio è intermittente, tra un intermittenza e l’altra scarichiamo, in pratica 5 minuti ogni quarto d’ora di doccia. Barca zuppa, vele idem: si asciugheranno solo alcuni giorni dopo. Comunque sia in mezzo a questo disastro meteorologico armiamo e facciamo pure un po’ di messa a punto sull’albero nuovo, per scoprire con orrore che data l’anomala conformazione del piede tende irrispettosamente ad uscire dalla sua sede non appena sghindiamo: tragedia delle tragedie – bravo il deficiente che va in regata con le attrezzature mai provate prima.
Comunque in un modo o nell’altro riusciamo a fare la messa a punto da 0 a 15 nodi per un totale di n° assetti tre, da 75 a 72. Durante il processo ovviamente ci fracichiamo fino al midollo.
Ovviamente.
Alla fine, parzialmente soddisfatti (in definitiva, abbiamo barca centrata e pronta) ci ritiriamo verso l’albergo: Wow, hotel 4 stelle dei primi anni 90, in pieno stile parete a buccia d’arancia e mobili squadrati nero lucido…c’è anche una bellissima piscina dove riposarsi…se solo non fosse metà marzo, meteorologicamente parlando.

La cena è un argomento che risolviamo rapidamente grazie all’onnipresente ristorante cinese, dove scopro con interesse qual è la grande forza del modello di business orientale: mentre l’occidente offre il macdonald, il burger king e chi più ne ha più ne metta a farsi concorrenza sul libero mercato, i ristoranti cinesi si assomigliano tutti. Stesso menu, stesse pietanze,stessi prezzi, stesse cameriere taglia 36 alte come un hobbit. E neanche si conoscono tra di loro, i ristoranti dico. È una corporate company senza neanche saperlo, e noi - sapendolo - ci facciamo fuori la più classica delle anatre bambù e funghi. 
E poi a nanna presto che domani si regata e dobbiamo ancora risolvere la precarietà del nostro albero.