martedì 18 giugno 2013

IV nazionale – primo giorno

spatasciato sottovento per tutto il sacro die...
Piove.
Piove ed è il tema della giornata. Noi arriviamo di buon mattino, perché siamo intenzionati a risolvere le nostre beghe con l’albero nuovo, o quantomeno a fare in modo che sia settato a dovere per le condizioni previste (arietta soffice). Falliremo miseramente o quasi in entrambi gli obiettivi, ma andiamo con ordine.
Per prima cosa seghiamo un pezzetto di tacco del piede d’albero, dopo aver verificato che è cosa umana e possibile interpellando al volo il primo Pitanti che passava di lì. Ma neanche questo risolve, perché l’albero si appoggia con l’estruso sulla rotaia. Ho capito il problema, ho ben chiara la tecnologia ma non ho i 6 milioni di dollari per salvarlo: ci metterò mano un giorno, a casa.
Centriamo comunque la barca attenendoci alla lettera alle indicazioni north, quasi fossero la bibbia e noi dei fanatici cristiani ortodossi
In verità io ti dico…fino a 11 nodi porterai 72 di rake e non oltre, figliuolo!
Tra una centra e l’altra, tra un piovasco e l’altro aspettiamo e cazzeggiamo cazzeggiamo e aspettiamo. La flotta è bella e variegata, e si intuisce l’altissimo livello della competizione da piccoli dettagli come questo:
i piedi della sig.na Provancha, la dolce prodiera ‘mmericana in infradito con tre dita d’acqua in terra. Geniale quanto la miglior Giovanna Micol dei tempi andati…
per inciso questa è la situazione:

alla fine nel primo pomeriggio, con la pioggia in ritirata ci mandano fuori per fare il nostro sporco lavoro, e portiamo a termine una sola prova fredda e lenta, in un vento di scarsi 6 nodi.
Prima procedura di partenza, si parte con la india, e ovviamente primo ripetitore. In questa partenza ho visto come si dovrebbe fare, eravamo una lunghezza dietro Jo e Polly (JOLLY!) a 5 secondi, e 3 lunghezze dietro 3 secondi dopo lo sparo. Un’ accelerazione pazzesca.
La partenza, quella vera, ce la fanno fare con la nera e nonostante questo piovono BFD a raffica. Noi regatiamo maluccio, non abbiamo una gran velocità. Di poppa ve benino, di bolina no.  
Finiamo nell’ordine dei 40, salvati e nobilitati verso i 30 solo da tutte le nere che lo sceriffo del CDR ha dato.
Poi, con tanta buona volontà ci provano a farci fare una seconda prova, ma il vento ci pianta lì, per fortuna un passante di buon cuore ci traina a terra dove sistemiamo tutto e andiamo a morire in albergo…

Stay tuned

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