venerdì 27 settembre 2013

Se...

"se qualcuno nastra una impiombatura testa-testa ha qualcosa da nascondere"
[Cit.]

mercoledì 25 settembre 2013

Pending Bender

attenzione: questo articolo è un po’ da nerd e quindi palloso. Fuggite sciocchi! 
Nel mentre che non si esce, sono lì che faccio un po’ di lavoretti manutentivi alle mie adorate, e anche al nuovo bolide, per il quale percepisco una certa responsabilità anche se non mio (è una barca sociale!). Per carità non dico che ci spendo sopra, ma se mi riavanza un bozzello, ‘na metrata di spectra e così via, piuttosto che tenerli in un cassetto vedo di farne buon uso.
Il menu della settimana è piuttosto incasinato, perchè ho un po’ di barche e poco tempo. Il laser chiede cure più o meno definitive: fa acqua dalla coperta, zona bicchierino. Il 6 ottobre c’è regata e io ho appurato domenica scorsa che se c’è onda imbarco litri…fate un po’ voi, per me è DEFCON 4.
Poi c’è il 470, stagione finita, si tratta solo di stuccare delle bottarelle e ripassarle col gelcoat color Little Wing. Non c’è urgenza se non evitare la stagione brutta in arrivo per evitare catalisi disastrose, diciamo che al momento è un DEFCON 2
Infine c’è il bolide che in verità non ha bisogno di lavori, se non un po’ di tempo per la messa a punto a terra (le tre sartie da far andare d’accordo) e poca roba, tipo magari riciclare una vecchia scotta laser come scotta gennaker, robe così. È la meno urgente di tutte, e manco a farlo apposta è l’unica che posso fare in casa con comodo (impiombature e bricolage…). E così, ieri sera, ho messo mano al bender in dotazione, che non mi piaceva granchè: messo in forza tirava un po’ storto, alcuni bozzelli erano fissati al corpo centrale con dei rivetti d’acciaio da guerra, le cui code occupavano gran parte della canalina per lo strallo impedendo un corretto posizionamento. E allora, via di operazioni meccaniche avanzate!
(per i non avvezzi agli skiff: il bender è un paranchino rimovibile che tira lo strallo per fissarlo alla barca con la giusta tensione. una volta infilato il perno dello strallo lo togli e armi le vele)
Per prima cosa ho deciso di documentarmi su internet. Probabilmente è stata la fase più difficile del lavoro: 
ecco cosa si trova a cercare “bender” su google…
alla fine, a pagina 38 della ricerca ho trovato quello che mi serviva. Per evitare i rivetti, ho deciso di piazzare dei bulloni M4 per fissare i bozzelli , filettando direttamente l’alluminio: non sarà il massimo, ma in fin dei conti dati i circa 250 kg di carico, ogni bozzello si deve fare circa 85 kg, ovvero una 42.5 kg di carico su ogni bullone. La mia unica preoccupazione è che possa plasticizzare l’alluminio. Esageriamo: 500 N su una superficie di contatto proiettata di 9 mm^2, viaggiamo sui 50-60 MPa in compressione, mettici pure l’intaglio dato dalla filettatura, vorrà dire che dovrò tenere d'occhio un eventuale rifollamento.  
Ovviamente i fori dei bulloni non sono allineati, per evitare di ridurre troppo la sezione resistente del corpo centrale (vabbè dai...) a causa del ben noto fenomeno noto in letteratura come "effetto carta igienica".
La fase operativa è stata relativamente semplice, col trapano a colonna ho fatto saltare prima i rivetti, poi ho deciso le posizioni dei bozzelli e punteruolato il pezzo per fare gli inviti per i successivi fori. Fatti questi (sempre con il supercolonnatrivella, punta da 3.2 mm), ho maschiato a mano per fare la filettatura e mi sono dedicato ai bulloni. In commercio non ne ho trovati della lunghezza giusta e quindi mi è toccato prendere e ritagliare col seghetto a ferro degli esistenti…Montare il bozzelli sul corpo centrale è stato una banalità. Già che c’ero ho sostituito lo spectrino scalzato che c’era con una cime che mi girava per casa che se non altro grippa sullo strozzatore.
Una robetta facile, un’ora scarsa di lavoro:
che bello! (salvo poi scoprire che mi si romperà in mano al primo utilizzo…)

lunedì 23 settembre 2013

Come Saetta McQueen

Come potete leggere qui, il buon Edo ha regalato al mio circolo il suo 49er, che sarà col vecchio armo, sarà fuori stazza, ma è sempre un 49er e quindi una gran barca da velocità. Io l’incaricato del trasferimento, e in questi primi tempi di capirci qualcosa e di sperimentare su pelle.
Long story short: non ci sono ancora uscito.
Short story long, ho avuto un bel week end intenso, ho passato due giorni molto operativi. Sabato quasi non c’è aria, roba sui 5 nodi. io con un po’ di gente recuperata a cottimo scarico il 49er dal carrotraino e inizio a ripassare tutte le drizze e a mettere in ordine il sartiame per armare. Ora “il sartiame” è un termine vago, sto popo’ di barca ha sartie alte, intermedie e sartie basse. Un casino metterle d’accordo tutte, ma io per fortuna ho l’arma segreta, un tensiometro.
Ma andiamo con ordine, prima c’è da alberare. Tre volte perchè siamo un po’ pirlotti: la prima volta tiriamo su, vado per infilare la drizza gennaker col messaggero e si punta, provo a tirare ma si blocca deve fare un po’ d’attrito da qualche parte. Tiramo giù e la faccio passare a  mano, si era incastrata all’uscita in testa, rischiosisimo fare la forza. La seconda volta perché dopo aver provato a ghindare qualcosa nella mia testolina mi ha suggerito che sartie medie e trapezi erano invertiti, e allora telefona, verifica, tira giù e inverti. La terza volta semplicemente perché nell’invertire sartie trapezi ho fatto un qualche sottile intreccio, tale per cui tirando il trapezio del prodiere il martelletto della sartia è uscito dalla sua sede, tipo che ce l’avevo avvolto intorno con l’albero a terra.
Insomma alcuni tentativi dopo ce l’abbiamo potuta fare, nonostante la nostra manifesta stupidità.
(nota: quando parlo al plurale intendo me e il povero cristo che ha avuto la sfiga di essere mio compagno di banco alle medie e –giuro- non è mai salito in barca. Ma ha caricato e scaricato 470 e laser  con una frequenza da campagna olimpica. Santo subito)
E finalmente ho iniziato a giocare con il tensiometro.
Rispetto a come ho trovato la barca ho dovuto cincischiare un po’ fino ad ottenere un 25+ sullo strallo, 31 sulle medie e 10 scarsi sulle alte, dopodichè si era fatta ‘na certa e quindi ciao, se ne riparla domani.
Domani, domenica per prima cosa trovo l’eurotimoniere che sta assettando il 470 con dolcetto junior (presto faranno una regata insieme – io sono indisponibile per quella data) e scambio due chiacchiere tanto per. Dopodichè visto che c’è vento e onda decido per fare la cosa più saggia per un velista: vado fuori. Ovviamente con il laserino, che c’è un po’ troppo vento e onda per il 49er, ammesso che si trovi un compare pronto all’uso (a quanto pare né il mastro timonatore, né il dolcetto si sono portati dietro muta e accessori…no comment) con il laserino mi diverto insieme al veteradial a planare di lasco, cinghiare di bolina e andare male di poppa.
Le boline sono oneste, faticose ma oneste. Le poppe no, mostrano tutta la mancanza di allenamento sul laser di questa stagione agonistica.
Po torno a terra disarmo, e mi faccio i fatti miei per un po’…
Nel pomeriggio, sono insolitamente a spasso e allora torno alla Lega. Per prima cosa metto mano al 470, ho stuccato col geloat 2-3 crepine e bottarelle e adesso vanno cartate. Mi ci metto  con calma e amore, prima la 600 poi la 1200, e poi arriverà la 2000 e la pasta polish, ma non oggi. Oggi, dopo aver pomiciato (letteralmente!) il 470 passo al 49er, una bella lavata e via di tensiometro e bender, da reiterare n volte (nel frattempo noto che il bender, così come lavora non mi piace granchè, devo ottimizzare la cosa),fino ad ottenere il seguente risultato:
  • alte 12
  • medie 28
  • strallo 25+
  • basse: jolly, sono scarichissime e devo tenderle ma il quanto è da studiare.

Come nella migliore tradizione vado via che è buio, ma prima o poi ce la farò ad andare veloce come Saetta McQueen...

venerdì 13 settembre 2013

La “Non” regata perfetta

Perfetta per gli organizzatori, non per noi che abbiamo staccato uno stramaledetto 2° posto.
Parliamo del Velandiamo, e la perfezione di cui sopra si riferisce alla splendida giornata di scirocco sui 10 nodi scarsi,  sole, poca onda, orari precisi e tante barche che danno spi un attimo dopo la partenza. Sicuramente per gli organizzatori è stata la regata perfetta al suo 10° anniversario. E che bravi.
Io come ormai da qualche anno mi ripresento nella portentosa accoppiata 470 me al timone+fragliotta a prua su una flotta di barche non già prestanti come la mia adorata, fatto salve lo stramaledetto FD dei miei cari zii, ancora loro!
E tanto per darmi delle arie da regatante serio ho dato una seconda chance allo spi Quantum (“sai sto valutando delle vele Q, per vedere come vanno…si, guarda devo telefonare al velaio per dirgli due o tre cosette, deve ingrassarmi la parte alta... No no, per le regate serie usiamo le North, non possiamo permetterci di rischiare…” detto con aria di sufficienza e con la faccia di chi può permettersi di giudicare il lavoro di un velaio. Possibilmente indossare maglietta di kiwidrop per darsi un tono), anche se a conti fatti non è che ci abbia capito molto dal timone: certe cose devi prenderle in mano.
le magliette di kiwidrop. fondamentali per essere credibili in banchina
Ma veniamo alla nostra regata.
Io e la fragliottina la prendiamo alla lontana, ci spariamo una sessione di allenamento di sabato (tipo 3 ore mezza e 193 strambate) preceduto da 1h 47’ di centre a terra, stiratura con l’appretto delle vele, lucidatura con lo Smack brillacciaio dei bozzelli e grilli, meditazione e yoga per raggiungere il centro della sfera prestazionale. Siamo dei profescionàls, noi. Dopo alcune ore di allisciamenti e minuziose pulizie del mezzo, verso le 5 (e siamo li da tipo 22 ore senza pause…) percepisco alcuni segni premonitori di ammutinamento, tipo la fragliottina che affila un machete, ragion per cui la  libero prima che mi affetti e rimango a sistemare gli ultimi dettagli in solitaria: sono indeciso se armare il messaggero della ghinda che fa pendant con i guantini di lei o a riporto con la specchiatura dei miei occhiali da sole. E so’ problemi...
Domenica, noi che siamo profescionàls ma sul serio, siamo astutamente in anticipo per la prima volta da quando facciamo i Velandiami. La fragliottina ha un tasso di sbadigliamenti tipo uno ogni 25-30 secondi…che dolce, dorme abbracciata al suo machete…io nicchio ma taccio, ognuno ha i prodieri sonnacchiosi che si merita. Per fortuna abbiamo un anticipo tale sulla tabella di marcia che la sbadigliosità eccessiva non provoca danno e alle 10 siamo pronti e in acqua: inaudito! Per l’occasione indossiamo anche le eleganti canotte del camafro in coordinato: sicuramente la stampa ci mitraglierà con i suoi teleobiettivi, e noi ci teniamo a sfoggiare il vestito della festa.
Ovviamente di circa 600 foto dell’evento compariamo sfocati solo in un’inquadratura a campo lungo, ovviamente…
Tornando alla parte velica, siamo magicamente, inspiegabilmente e miracolosamente nell’area prepartenza con 40 minuti di anticipo dopo un breve bordeggio  in cui ci scaldiamo, proviamo due boline e  un issata. Siamo pronti.
Bene.
Partenza di poppa, primo (e unico) bordo una poppa stretta, al limite del lasco. Nei 5 minuti faccio la linea, giusto per sapere i tempi di percorrenza e farmi un idea, poi senza complicarci la vita sfiliamo mure a dritta dalla boa dalla boa verso il battello, allo zero poggiamo e issiamo, facile facile. Gli altri sono un po’ sopravento, ma noi abbiamo più accelerazione e più margine di sicurezza per issare allo sparo.
Il bordo di andata non è di per se interessante, siamo avanti, e ci rimaniamo. Però il bordo come detto è stretto, e il malefico FD, pur senza spi, se la cava bene con il genoa tenendosi giusto un po’ alto. In parole povere non riesco a dargli il distacco che  vorrei.
Io dal canto mio stresso la fragliottina alla morte perché voglio più velocità, e adesso l’acceleratore ce l’ha in mano lei: non se la cava male anche se a tratti si distrae per controllare il filo del machete…ehm…
Certe volte corro dei rischi che neanche immagino
Strambiamo in boa, stacchetto e ammainiamo per iniziare il ritorno. Qui in ammainata ci perdiamo gran parte del vantaggio, siamo un po’ in ritardo e io esco troppo basso. Poca roba, ma alla fine potrebbe essere quel quid che ha fatto la differenza. O meglio: se devo pensare ad un momento “sliding doors” in cui potevo vincere o perdere è stato qui, in questa uscita sporca dalla boa di poppa.
Ma probabilmente è un mio film, più probabilmente neanche un’uscita perfetta sarebbe bastata. La bolina è poca cosa, noi facciamo del nostro meglio, abbiamo una gran prua e la velocità giusta per un 470. Il vento è salito e si trapezia addirittura a gambe stese! (cioè: lei trapezia a gambe stese, io al posto suo stare al trapezietto doloroso)
I miei zii sull’FD stringono meno, devono fare addirittura due virate in più di me, ma semplicemente camminano di più. Proprio non riesco ad inventarmi niente, se non guardarli mentre lentamente da sopravento mi scivolano avanti.
Alla fine mi danno scarso un minuto, e più della metà di questo distacco è causato da VAG (si si, il barconaltura) che mi ha rollato a 40 metri dalla linea, come se questo potesse aiutarlo a recuperare qualcosa su Celeste che con comodo gli vira sulle vele e lo pianta lì, sulla linea d’arrivo: ben ti sta! Nella loro battaglia io sono il danno collaterale che si becca 11 metri e mezzo di copertura, piegandomi alla legge del più grosso, non senza prima aver orzato alla morte per rallentarlo il più possibile, per la serie: “tu mi passi da sopravento perché hai fretta e devi farmi vedere che ce l’hai più lungo? Bene, vediamo se sei in grado anche di orzare co ‘sto camper!
E ovviamente non era in grado.

Insomma, anche quest’anno abbiamo venduto cara la pelle…

venerdì 6 settembre 2013

Trofeo medio adriatico – Prima tappa



Ed eccoci di nuovo a Marotta per difendere la coppona che abbiamo conquistato a colpi di proteste l’anno scorso.
Domenica, vento previsto: abbastanza; avversari: abbastanza.
L’ultima volta che ci siamo incrociati eravamo sul Bracciano Lake e siamo arrivati davanti noi.
Questa volta purtroppo si vendicheranno. Con molta cattiveria.
In pratica facciamo tre prove durante le quali, se non riusciamo a scastrarci subito dalla flotta veniamo marcati e assaliti peggio di un ricercato speciale. Intere boline sotto le altrui vele. Poppe con interminabili battaglie all’orza senza che l’avversario di turno si preoccupasse minimamente di andare in boa…basta che ci vada il suo amico.
Due palle!
Non so, noi regatiamo normalmente pensando alla flotta, se incroci un avversario, gli scarichi i tuoi rifiuti e lo costringi ad andare via, ad andare dalla parte sbagliata e ciao. Invece domenica no, sembrava di fare match race 4 contro uno.
Se poi aggiungi che noi ci abbiamo messo del nostro ad essere lenti, infagottati e stupidi (in alcune occasioni) ecco che il risultato è un terzo posto ben lontano dai primi due: per carità 3 di 9 non è schifo, ma i parziali dicono 5 -3-2 in cui solo l’ultima prova eravamo in condizione  di vincere (ci siamo dovuti fare un 720° per un contatto in boa, l’eurotimonante ha avuto un attimo di blackout).
Ci sono alcune cose buone, tipo:
  • la capacità di orzare, quando si tratta di fare prua per costringer l’avversario sopravento a virare la barca c’è e vinciamo i duelli.
  • L’ultima prova dove abbiamo centrato la barca al volo per il poco vento (senza riferimenti, alla Ferrone maniera) e di bolina andavamo finalmente.
  • Una o due astuzie tattiche, tipo mandare un rompibolle che facevano la regata SOLO si di noi a infilarsi sotto le vele di un altro rompibolle che faceva la regata SOLO su di noi dall’altro lato. Non si erano visti tra di loro eheheh


Ma ci sono tante, troppe cose cattive:
  • lo spi quantum che di poppa per scendere proprio non mi è piaciuto, complice delle poppe a bordo unico, insomma non andavamo al solito (di solito di poppa camminiamo abbastanza)
  • poca lucidità nelle manovre, ad esempio ci tocca fare una penalità: invece di fare due giri puliti più che altro rotoliamo da un bordo all’altro senza troppa coordinazione
  • poco passo in condizioni choppy e poco vento (a dirla tutta il poco vento non era una novità)

a vederlo da fuori non neanche così brutto lo spi, è da dentro che proprio nun se po' guardà...mah...
insomma, un podio con l’amaro in bocca.
segnalazioni, foto e classifica le trovate sul sito dei Marottienses

mercoledì 4 settembre 2013

Campionato nazionale cosini minuscolissimi – La regata

Dopo i saltellanti allenamenti piovosi dei giorni prima, si apre il campionato con una pigra attesa. La perturbazione dei giorni scorsi ha un po’ rimescolato le carte e la termica fatica ad entrare, le temperature non sono ideali. Alla fine, verso le 15:30 si inizia a muovere: qualcosa i ben informati locals si orientano tutti col naso all’insù verso il Castello di Bracciano.
Usciamo, e subito capiamo che io e la timoniera facciamo vela in modo diverso, non diversissimo, diverso come può essere la Oxford di Lyra Belacqua dalla Oxford di Will Parry.
Queste sottili differenze ci portano a non essere proprio brillantissimi: la prima regata per dire, in mezzo ad una poppa serratissima in lotta tra 3 barche, io chiamo il tempo per l’ammainata e lei scappa via pensando che stessimo per esplodere/morire , perdendo interno, ingaggio e posizioni. Semplicemente non si aspettava che il prodiere parlasse per chiamare l’ammainata e si è preoccupata pensando ad un problema(resta poi da capire perché scappare via da un posizione di vantaggio se anche hai un problema…mah).
Cose così, semplicemente ogni tanto non ci capiamo.
In questa termica un po’ avara riusciamo a fare due prove su tre qualche bel duello di poppa e delle boline decenti, considerato anche che io me le faccio per il 70% del tempo con le ginocchia in bocca.
I percorsi sono abbastanza statici, il vento e quello e non c’è molto da inventarsi: di bolina si può anche bordeggiare a fantasia, di poppa è praticamente un bordo obbligato (anche perchè i FJ in effetti poggia un bel po’)
Secondo giorno abbastanza uguale al primo, in acqua tardi, e facciamo due prove: due sesti, siamo ben più vicini ai primi ma le seconde boline di solito ci bastonano. Stiamo iniziando a carburare, senza dubbio. Purtroppo uno dei due sesti è un OCS, bella fregatura.
In generale giriamo tra le boe tra la quinta e la settima, e chiudiamo sesti, con una certa regolarità.
Terzo giorno invece è disastroso. Sembra esserci più vento, ma è solo una parvenza, è solo più rafficato e irregolare.   Noi facciamo due prove difficili, con delle prime boline in salita e delle poppa nella media, ma il vero problema è che non riusciamo a trovare un assetto decente: a trapezio è troppo, in barca troppo poco, trapezietto va bene a tratti ma copro la visuale…
Insomma andiamo in giro in assetto variabile e incostante  e la velocità ne risente.
Risultato perdiamo2 posizioni in classifica generale il 2 prove, ma siamo in buona compagnia, la testa della classifica vede cambiamenti importanti negli proprio in queste ultime prove.
Alla fine chiudiamo noni di 19, a metà.

È stata una bella regata, di quelle che passi in mezzo alla flotta e ti diverti per questo. Lo rifarei? Si certo. Se capita l’occasione lo rifarò? non lo so, veramente non ci entro in barca!