lunedì 29 luglio 2013

Italiano master (si siamo definitivamente vecchiardi) – primo giorno

La sveglia è un gioco tira e molla tra me l’orologio e il sole. Alla fine contratto con me stesso per un 8:32 e a quell’ora schizzo in piedi come un soldato. No, non come un soldato che fa il servizio militare al CAR di Cuneo, proprio come un soldato di trincea che ha passato la notte seduto e abbracciato al suo fucile, con l’orecchio teso a cercare invisibili Charlie in quella macchia di giungla laggiù. In pratica sto tutto incriccato.
Maledetti na-scònd.
Un na-scònd in procinto di uscire e fare tana libera tutti
Colazione al bar vicino + rituali mattutini e iniziamo, il mastro timoniere ed io, a scaricare&armare con cura e amore. La partenza è prevista alle 14:00, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Iniziamo a vedere un po’ di facce amiche, i marottesi, che hanno ancora il dente avvelenato per la storia della coppa del medio adriatico e bramano vendetta, il Vince che per fugare ogni dubbio su chi deve offrire quando mi presento da lui con una boccia di birra e gioco d’anticipo, lo sciame dei locals, praticamente tutti master.
Barca pronta, abbiamo deciso l’asseto da portare e l’abbiamo ricontrollato quelle 22-23 volte. Pare che il piede d’albero, che ci aveva fatto penare a Formia, adesso abbia deciso di fare il bravo grazie ad un certosino labor limae (letterale, non letterario) per smussare il profilo dell’albero stesso verso poppa.
Nell’attesa che arrivi il vento stiamo lì chiacchieriamo e cazzeggiamo, poi verso le 2 ci chiamano finalmente fuori: arietta, ma in rapida crescita.
Sarà la flotta più amichevole (30 barche e mancano le 5-6 schegge top nazionali, per non parlare di olimpiche neozelandesi, ‘mmericane e cingalesi), sarà che con più aria la barca e le north si esprimono meglio, fatto sta che partiamo benino e facciamo tutta la regata intorno alla 14-15ma posizione. Mai stati così in alto. Siamo anche davanti a Vincenzo, che normalmente guardo col binocolo…siamo davanti ai marottesi ehehe…
Peccato che allo stacchetto di arrivo siamo in aria sporca e non c’è verso di tenere su lo spi e andare in rotta. Ripieghiamo su un’ half drop un po’ improvvisata e nel fare questo io impigo un po’ ad andare a segno ed andare in assetto: risultato perdiamo 3 barche in 20 metri, rollati da sopravento come dei molluschi.
Chiudiamo 17esimi.
Uff.
La maledetta half drop…siamo dietro, uff.
La seconda prova scivola via incolore, faccio anche fatica a ricordare che bordeggi abbiamo fatto. So solo che la partenza è stata un po’ incasinata (primo ripetitore, e quella buona ci abbiamo messo un po’ a trovare aria libera) vedo le solite barche intorno a noi ma non mordiamo, in poppa proprio non ne vogliamo sapere di scendere e camminare, non so, mi suona strano. Chiudiamo come prima 17, ma questa volta senza grandi errori che ci fanno perdere barche, questa volta ce le siamo perse per strada durante i due giri.
Doppio uff.
Terza prova, partiamo ispirati al centro e senza rompibolle sopravento. Schizziamo via bene e ce ne andiamo a sinistra e ci rimaniamo per un bel po’ viriamo sui salti di vento, soprattutto vediamo i salti di vento, ma rimaniamo sempre  a sinistra. Ad un certo punto siamo i più sinistri della flotta e stiamo facendo un lungo bordo mure a sinistra per andare in boa, non proprio in lay ma a chiudere vicino comunque. Non vedo nessuno sopravento e da sottovento non sale nessuno, io mi sporgo e mi contorco ma proprio non vedo nessuno.
Assurdo.
Impossibile.
Vero.
Be’ non proprio vero fino in fondo, pochi metri dopo dobbiamo poggiare per dare acqua al primo, ITA 22 e poi dobbiamo fare un po’ di slalom tra le barche che salgono da dritta, alla fine giriamo sesti. Non so se.
Di poppa spremiamo ogni grammo di spinta per scendere, un conto è difendersi da una barca che gira 15, un conto è difendersi da chi gira nei 5 di solito: chi gira 5 sa fare la guerra ed è molto più cattivo. In fondo alla poppa siamo 7 ma non gli stessi 6 di prima + uno, noi abbiamo superato uno e si sono infilati in due. Torniamo su per la seconda bolina, adesso c’è da tenere botta e non fare cazzate. Ricordo solo una serie infinita di virate sui salti di vento, manco fosse un allenamento di manovre. Ma ne è valsa la pena in boa siamo di nuovo sesti, e di poppa nessuno riesce ad infilarsi questa volta: vuoi che la flotta è più sgranata, vuoi che la stanchezza si fa sentire e la cattiveria cala di conseguenza, chiudiamo 6. All’arrivo contiamo le barche: stanno tutte in una mano.
Wow
Dopo il trionfale ritorno a terra scopro che hanno già esposto la classifica provvisoria (nota: qui all’Ali6 sono talmente ben organizzati che non fai in tempo ad arrivare che la classifica è già fuori, imparate circoli), siamo dalle parti della 12ma posizione, ottimo!
Subito dopo ovviamente birra con Vince e cena, strameritate tutte e due.

E alla fine filiamo in branda, pronti a scoprire domani se siamo più sesti o più diciassettesimi. 

mercoledì 17 luglio 2013

Italiano master (o quinta nazionale, dipende da quanti anni avete) – L’arrivo

il mio bozzolo lunatico, comodo e confortevole, prima che venga presso d'assalto dagli impuberi che giocano a nascond
Il viaggio in sé non offre spunti interessanti, per cui sorvoliamo. Anche il GRA ci concede un passaggio veloce, e non rimaniamo impantanati nelle calme equatoriali dell’ora di punta. Arriviamo al circolo non esattamente presto, diciamo all’imbrunire, per questo motivo ci limitiamo a sganciare il veliero dal mezzo trainante e verificare che ci sia un posticino-ino-ino per montare il mio campo base (per inciso non ho un piano di riserva, se posso piantare le tende qui bene , altrimenti non so proprio dove andare a sbattere, figuriamoci a dormire). Dopo una rapida consultazione, i santi paradiso dell’Ali6 riescono nel miracolo e ho un bel quadratino di prato tutto per me accanto ad un'altra quechua di qualche altro 470aro. Lancio la mia tenda autoesplodente, picchetto il picchettabile e butto tutto dentro. I dettagli dopo, ormai è tardi ed è ora di pappa.
Chiediamo un po’ in giro agli stessi santi di prima e alla fine torniamo al ristorante dove sono andato con Vincenzo e Giulia l’anno scorso, easy. Le stesse tovaglie a quadretti e lo stesso frittino, squadra che vince non si cambia: la cena è assai gradita, e ad un orario record delle 9:45 facciamo il bordo a rientrare: l’eurotimoniere mi scippa la macchina per andare nel suo loft a non so quante stelle, io come una lumachina mi infilo nel mio guscio color luna. Io dormo a 12 metri lineari dalla mia barca,  ed è questo quello che conta, son cose che un eurotimoniere non può capire. Mi basta gonfiare il letto e improvvisare un cuscino con lo zaino ed il gioco è fatto. Peccato che la nottata sia stata allietata da alcuni graditi e rumorosi eventi.
All’inizio c’è una falange di impuberi in età da velascuola che gioca a “nascond” tirando fino a tardi, nel sentirli nascono spontanee le seguenti riflessioni:
  1. ai miei tempi era nascondino…no comment
  2. in teoria è un gioco dove vinci se sei silenzioso come diabolik, allora perchè cazzo strillate?!
  3. la mia tenda NON è un nascondiglio, cazzo!

A seguire, quando quietati i bambinetti sembrava che ce la stessi per fare, arriva il vicino di tenda (che riconosco dalla voce , è il gran visir Canaccini), il quale scopre mestamente di avere il materassino sgonfietto (non proprio a terra ma neanche ipertrofico): che problema c’è! altrettanto mestamente prende il suo gonfia-gonfia a pedale e attacca a rigonfiare: il gonfia-gonfia è asmatico, un quarto d’ora di fiiii-huuuu fiiii-huuuuu condito da imprecazioni genovesi a mezza voce. Ma non è il caso di infierire, scoprirò il giorno dopo che ha praticamente dormito sui sassi e nonostante questo (o forse proprio per questo) alle 8 era in piedi e pronto a muovere.
Dopo questa disavventura materassinica, la mia nottata continua più o meno ininterrotta fatto salvo che lo zaino cuscinato non è esattamente comodissimo: forse dovevo cacciarci da dentro le scarpe, le bottiglia di birra artigianale e le altre cose puntute che sono stipate, tipo il flacone del liquido delle lenti.

Ma forse, eh.

lunedì 15 luglio 2013

Back from Bracciano Lake

noi siamo da qualche parte lì in mezzo, giuro!
Eccoci al lunedì del dopo regata, quello con le gambe pesanti e i soliti dolorini assortiti. 2 giorni, 5 prove, tanta fatica e finalmente qualche bel piazzamento. I flash:
  • l’arrivo di una prova chiusa sesti, dico sesti. Davanti talmente poche barche che è possibile contarle
  • finalmente un giorno intero senza cambiare centre: grazie termica regolare!
  • Una poppa con vento serio…una planata continua, per non parlare del traverso all’arrivo.
  • La strana sensazione dell’acqua dolce in faccia.
  • La birra, strameritata, condivisa e chiacchierata alla fine del primo giorno
  • La pennica all’ombra nel pomeriggio (a terra) del secondo giorno, un pericolosissimo calo di tensione
  • Scoprire con orrore che i pargoletti d’oggigiorno non giocano più a nascondino, ma a “nascond”…
  • …e scoprire con odio che tirano fino a tardi bercianti&urlanti, usando anche la tua tenda come nascondiglio. Mentre tu ci dormi dentro.
  • usare lo zaino come cuscino, dimenticando di torglierci da dentro, scarpe, una bottiglia di birra artigianale e altre cosucce in ferro/plastica rigida.
  • Armare la barca con calma olimpica, che tanto prima delle 2 non si fa niente e tanto volente o nolente alle 8 mi sveglio: ho come la sensazione di un collo di bottiglia che mi punta nella nuca, ma non capisco perché.

Be’ si ci siamo divertiti, tra un po’ il raccontino

Stay tuned

giovedì 11 luglio 2013

ma che cazz..

mi hanno inculato la targa ripetitrice del carrello stradale.
ma dico io, si può?

è uno schifo di mondo, quello in cui  un velista o (il carrello è rimessato al circolo) passa un buon quarto d'ora a sbullonare una targa di nascosto.
E io ora devo inventarmi qualcosa di corsa, visto che domani si viaggia alla volta di Bracciano lake ;-)

mercoledì 3 luglio 2013

La passeggiatina sociale 2013

Una domenica a caso di queste, prevista arietta, c’è stata la veleggiata sociale. Il concetto è che si vada sofficemente a spasso per un percorso dubbio, importando il maggior numero di non-esattamente-velisti a bordo, usando all’occorrenza tutti i mezzi disponibili, dai pedalò alle barche scuola. Di conseguenza io, attenendomi scrupolosamente a tale direttiva vado in acqua con la mia fidanzatina, che non ha ancora avuto il dubbio onore di posare le sue tenere estremità sulla barca nuova (che ricordiamo, per la sua gioia ha l’antiscivolo gommoso non rasposo: niente più culetto graffiato, Tiè!).
Niente trapezi e giubbetti, che siamo a spasso oltremisura (be’  i giubbetti ce li abbiamo comunque nascosti nella sacca spi di dritta: non siamo sciagurati, non così tanto).
Ovviamente io vado alle 8 per caricare boe, ancore ed armare il mio vascello, lei arriva dopo il briefing, con la barca armata e pronta.
Ovviamente, è il mio giocattolo mica il suo.
Questa volta tanto per cambiare seguo alla lettera la guida che mi ha lasciato in eredità il precedente proprietario, e sembra che la scelta dia i suoi frutti.
Partiamo –si fa per dire- in boa, mentre il gommone di partenza se ne va più o meno al vento a fare da boa di bolina. Funziona così: il gommone arriva in un punto, si piazza e tu ci giri intorno, poi riparte si ripiazza e tu ci rigiri…finchè non è pronta la pasta a terra o fino a quando non finisce la benzina.
Partiamo, dicevamo e di bolina non c’è storia. L’unico 470 decente in circolazione oltre noi è Angelo, e sul bordo a salire ce lo mangiamo sia per angolo che per velocità.
Sul bordo a tornare noi cinchschiamo un po’ tra issata e strambata e facciamo un bel pezzo di strada in più, lui si infila e recupera lo svantaggio, fino ad arrivare qualche lunghezza avanti all’arrivo. La mia dolcissima metà, che è orgogliosa per natura e cascettara per vocazione, mi pianta un muso così e mi redarguisce, asserendo per altro che ho l’acume tattico di un bue che guarda il treno passare…
E io che premuroso non volevo stressarla con una strambissata in boa!
A terra scopriamo di essere quarti, medaglia di legno. Durante l’arrivo io ho rallentato volutamente per permettere ai giudic-gommo-posaboe di cacciare le macchinette fotografiche, le foto sono fondamentali! avrò perso scarso 30 secondi: forse senza quel rallentamento sarei salito sul podio. Ovviamente ne è  valsa la pena:
Vuoi mettere queste irripetibili  foto contro l'ennesima coppa?