martedì 1 ottobre 2013

un sabato da Leoni...marini

Sabato, finalmente si esce col nuovo bolide targato LNI.
Ho passato metà del mio tempo in acqua a raddrizzare e l’altra metà a  fare la più veloce e penosa bolina della mia carriera
È instabile, nervosa, bastarda, dolorosa.
La amo.
Ingenuo come pochi arrivo ben prima del prodiere designato (Enrico il Bagnino, scelto perchè sa nuotare bene in primo luogo)  e inizio ad armare la barca. Parto positivo, giocando con le sartie basse riesco ad avere le tensioni che vorrei un po’ ovunque, e il bender rivisto e corretto va una meraviglia (ma sempre lo teniamo d’occhio…).
Dicevo, ingenuo come pochi, armo fiocco, gennaker…gennaker??? Si, sono convinto che lo useremo, ci sono tipo 6-7 nodi….
Si, certo.
Poi arriva Enrico, tiriamo su randa, ci cambiamo e qui iniziano le mie perplessità: lui spavaldo, costumino petto nudo e piedi nudi. Io gli faccio presente che si farà male e che staremo molto tempo in acqua: le scuffie sono garantite. Lui dice di volerla prendere così, spavaldamente…contento lui…
Usciamo e riusciamo a fare circa 3-4 minuti senza scuffiare, bolina larga/traverso per uscire fuori dalla zona diga. Bordo dritto, ripenso alla mia dolce fidanzatina (che non sarà velista di professione ma per osmosi ormai ne sa a pacchi) che prendendo per il culo diceva:


“ ok si andate fuori e poi una volta che volete virare…già mi immagino vuoi due che puntate alla Croazia senza il coraggio di toccare niente”


E in effetti alla prima virata scuffiamo. E guarda caso passano di lì:
  1. i miei zii FD muniti, che li sentiamo che ridono da 100 metri prima…’stardi…
  2. l’esperto catamaranista Mauro che pure lui ci mette un po’ di carico, ma almeno rispetta l’eroica scelta (scoprirò poi che ha un passato sui 49er il catamaranaro)
  3. Il buon guido col suo contender,  che in effetti passa guarda, dice di mollare il vang e gli brillano gli occhi.
  4. vari ed eventuali, soci e passanti velici che semplicemente se c’è qualcosa da vedere si fiondano.

Insomma abbiamo un bel pubblico, e noi per gentilezza replichiamo lo spettacolo. Il vero problema è che Enrico non parla col trapezio (mentre io ricordavo che…) e neanche con le terrazze, sta l a centro barca seduto con la randa in mano, un po’ statico a dirla tutta. In questa configurazione io mi ritrovo un po’ a fare i salti mortali, e soprattutto metto il culo in acqua una volta di troppo, perdo il contatto e stucco l’elastico del mio trapezio. Risultato dobbiamo rientrare, visto che io l’unico appenditore  a bordo è privato del suo appendino. Per fortuna il rientro è una bolina sulle altre mura (quindi ho il trapezio integro e funzionante) con un solo breve bordo per rialzarci di rotta durante la quale io rocambolescamente acchiappo il trapezio e mi tengo in qualche modo.
Insomma il bordo di rientro alla fine è stata una navigazione se non altro consapevole, bolina due virate, avvicinamento a terra. Tutto liscio più o meno.
Con la barca al 20 % del potenziale a essere gentili.
Avremo fatto 7-8 nodi a essere scarsi.
Wow.

Ne voglio ancora.

1 commento:

  1. insomma la barca-scuola perfetta ;p
    ora hai un problema: tutte le altre barche ti sembreranno delle cassapanche...

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