Siamo sempre
noi, parlando di 470.Sabato regata altura in (ebbene si!) classe crociera.
Consola solo il fatto che sia la classe più numerosa di questo strano
autunnale, con due o tre barche che hanno vele e livelli di inzazzosità a bordo
non esattamente crocierose…
Piccola
divagazione:
la classe crociera esiste perché l’armatore non ha voglia di
smontare il frullaprua, o semplicemente perché pensa che kevlar sia il nome di
un cugino tedesco di qualcuno. Insomma, lo dice la parola stessa classe:
crociera, non è che stai lì a smazzarti a tirare via i pesi et similia. Per
carità sei sempre in regata quindi non vai neanche a spasso. Insomma ti impegni
in mare ma senza troppe menate e taroccamenti a terra. Ha senso a questo punto
strizzare alla morte il regolamento della classe crociera per avere la barca
crocierosa più competitiva possibile? Se devi fare tricchi e ballacchi tanto
vale andare in classe regata…ah ma poi arrivi dietro giusto.
Fine della
divagazione.
Torniamo a
Sabato, dopo lunga nullafacenza e vagolamenti nel nulla, dopo che il vento si
dispone più o meno accettabilmente su 5-6 nodi, dopo che il CDR perde un po’ di
tempo tanto per, dopo tutte queste cose partiamo per la nostra prima (e unica)
prova della giornata. Io faccio il randiere, ovvero i prodiere di bolina e alle
boe il randista di poppa. Strambare è stata un’ esperienza piuttosto curiosa.
Capire come
siamo arrivati è un impresa epica, non so chi paghiamo e quanto, so solo che
camminiamo abbastanza rispetto ai nostri diretti avversari, tenuto conto che in
boa di bolina eravamo davanti a un 40’ classe regata…
Scopriremo a
terra che siamo terzi, manco troppo male.
Domenica,
giornata fotocopia del sabato, vento da genuflessione: il picco di sforzo
aerobico della giornata è stato sfilarmi la muta. In mare facciamo non si sa
come ben tre prove, 3 470 più un non iscritto dell’ultimo secondo e 4 snipe tra
cui, la meravigliosa coppia prodigio, Nicolaj-Villanucci. Le figlie non i
padri. Lo so fa strano leggere una classifica con questi due nomi com’era negli
anni 60, fa strano vedere Elvira su uno snipe, ma tant’è, la vela riserva
sempre delle sorprese.
Noi facciamo
una prima prova piuttosto combattuta contro Angelo, arriviamo appaiati di
poppa, dopo che lui ci ha tenuto in copertura per un bel pezzo. Qui ci sfila l’interno,
noi pasticciamo un po’ e ci becchamo la protesta. Due giri di conseguenza,
potrebbe essere regata finita ma qui scopriamo il suo punto debole: finché ci
tiene nel mirino ha un buon passo, quado viene lasciato a sé stesso orza alla
morte e si pianta. Scoperto questo la tattica della giornata è semplice:
splittare e andare via, anche se dalla parte sbagliata e aspettare che si fermi
da solo. Questa astuta strategia ha funzionato alla grande alla seconda prova e
alla grandissima alla terza, dove neanche l’abbiamo visto passare.
Tra gli snipe,
neanche a dirlo, Elvira ci mette il fermino!
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