mercoledì 17 agosto 2011

E veleggiata sociale fu

Vogliate perdonarmi per la lunga attesa ma ho passato giorni di dolore travaglio e sagre paesane per cercare di metabolizzare l’affronto e il disonore della veleggiata sociale di cui sotto.
Eccoci qui, dopo le immeritate ferie d’agosto. Andiamo con ordine, per prima cosa la grandiosa regata sociale.
  • Grandiosa perché c’erano 26 barche di varia natura ed estrazione,
  • grandiosa perché c’erano 26 kg di porchetta
  • grandiosa perché c’erano 26 litri di vino…
  • grandiosa e basta, perche alla fine siamo tornati a casa tutti col sorriso stampato in faccia.
Io ho partecipato con fragliotta girl, che ormai è abbastanza una conferma: confermo che dorme beata per i primi 20 minuti ma poi si sveglia e si trasforma in una velista vera…basta saperlo, e dargli gli appuntamenti con l’ora illegale.
Prima le brutte notizie: mi sono fatto fregare dalla stenella federale, la tanto bistrattata stenella federale, e udite udite da uno snipe…ebbene si…Ma a onor del vero c’è un motivo per questa debacle: la stenella imbarcava 4 impuberi che sommati non facevano 80 kg + un istruttore, il temibilissimo snipe era in assetto familiare padre prodiere + figlia timoniera (di optimist) taglia scricciolo. C’erano 4 nodi scarsi.
Appuntamento la mattina all’alba, per fare l’assetto. È una veleggiata sociale, accanto a me sta armando un dinghi di legno del ’38, sul Classe A ci vanno su in tre, ma noi facciamo l’assetto, prebend, rake e tutto il circo al completo. Ecchecaspio, siamo velisti di classe olimpica! dobbiamo darci un tono!
 Datti un tono, prendi mezzo giro alle crocette!
 Partenza da terra, in pieno stile “Le mans” e quindi mi tocca pure correre, ma pensa te. Il prepartenza è carico di tensione, da una parte i prodieri con le barche in acqua che scalpitano come purosangue alle gabbie, dall’altra sulla spiaggia i preparativi che della partenza che “aveva lo stesso rituale della partenza dei 100 metri di una finale olimpica” [cit.]
In acqua, prima del via, recupero la fragliotta al volo per un briefing dell’ultimo minuto:
 
Corr (in sindrome competitiva da olimpionico mancato, 315 parole al minuto): allora devi stare attenta a questa barca qui, questa e quest’altra… mi raccomando difendi il sopravento, e quando arrivo cazza il fiocco prima di salire, mentre con l’altra mano spingi la barca, e contemporaneamente ti giri per guadagnare due decimi di secondo nel caso dovessimo fare una tack’n’hoist al volo…
Fragliotta girl (in sindrome sonnacchiosa da caffè mancato): eh? Che ci devo fare io co ‘sta barca?
C: ti dicevo…dunque se qualcuno ti scade addosso anche di un centimetro tu urla come una banshee e fatti rispettare eccecaspio!
FG(con la faccia appoggiata in coperta): ronf…
C: ok, ho capito, tu stai qui, io arrivo di corsa, salti su e andiamo ok?
FG: mmmhh…ok…però mi sa che la prima issata te la faccio male…zz…zz
C(lampo omicida negli occhi, ringhio sommesso): visto che la prima issata è anche l’unica io dico che la fai bene!
 
Quando mi ci impegno so essere convincente, non c’è dubbio. E per la cronaca l’unica issata della giornata è andata uno zucchero, a parte un lieve tremore della fragliotta girl.
Partenza, tutti in piedi, dietro la linea tesi come corde di violino. allo start copro i 30 piani in 9” 84 salto in barca come un salmone che risale la corrente, mi carico la fragliotta afferrandola per l’apposita coda e partiamo sparati verso la boa di disimpegno, più o meno in assetto. Piu o meno…
noi, più o meno in assetto...
Giriamo secondi in reale dietro l’odiabile stenella, che fila velocissima. Il percorso è una costiera verso nord, e c’è il solito scirocchino soffice, ergo dopo la boa diamo spi e scopro con orrore il dramma della giornata: la stenella maledetta ha un angolo di poppa pazzesco! Scende che una bellezza, mentre io se poco poco provo a poggiare mi pianto. E allora rimaniamo più alti, e mettiamo in conto una strambata in più, amen. Tutti gli altri sono dietro di alcuni Parsec, impossibile fare conti realistici. Il ritorno è di bolina, e miglioriamo un po’ la nostra situazione, visto che camminiamo un po’ di più e il vento sale fino ad uno sporadico trapezietto. All’arrivo siamo un paio di minuti dietro, in reale. Noi ci abbiamo messo poco meno di un ora, insomma abbiamo camminato abbastanza, per essere una corsa dei cavalli. 
A terra scopriamo con orrore che siamo terzi: che disonore! veniamo premiati con un coltello (per tagliarci le vene) e con un boccione di vino, per ubriacarci e dimenticare. Infatti il mefistofelico snipe che in reale era ad alcune giornate di navigazione risulta essersi infilato tra noi e la stenella, finendo secondo. Bravo lui (anzi lei), un po’ meno noi…
Icaro, il mio disonore da oggi in poi

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