Per questa mattina le previmeteo di due diversi modelli danno uno pioggia battente, l’altro ventone. Scopriremo che sono entrambi esatti. Contemporaneamente.
Fino all’una e mezza niente di fatto, il vento non si riesce a stendere e su Trevignano c’è il “nuvolone nero della morte” con qualche fulmine. L’ultima volta che ci siamo incontrati il nuvolone e io, mi hanno ripescato col gommone e ho dovuto abbandonare la barca nel lago. Barca che ho recuperato a rate: prima lo scafo, poi l'albero poi le vele. dare l'ordine di abbandonare la barca (rovesciata, io e Giovi sopra come due pellegrini) è stata la cosa più triste della mia vita velica.
Motivo per cui sin dal più tenero mattino ho le budella di piombo e i piedi anche. Armiamo prepariamo e aspettiamo. Poi visto che sull’altra sponda inizia a soffiare in modo piuttosto irregolare, e temiamo la botta decido per usare le vele vecchie che tanto non mi gioco nulla se non uno squarcio nello spi.
Poi visto che sempre sull’altra sponda il vento è diventato regolare sui 20 nodi, io e il cardoncello facciamo un mini briefing e decidiamo per gettare la spugna, con molto disonore.
Così mentre la flotta viene mandata in acqua noi e pochi altri rimaniamo al palo, chiedendoci se siamo dei coglioni o siamo i più furbi.
Dopo un po’ torna Vincenzo visibilmente adirato. Tra un cristone e l’altro vengo a sapere che in pratica è uscito con la media-alta e né riusciva a tenere la barca né a scendere di buco, e quindi si è dovuto ritirare.
Da terra, davanti ad una birra, riflettiamo sul mondo, sulla vela e sul fatto che passata la mezzora di inferno e nuvolone nero della morte probabilmente stanno regatando con 15 nodi scarsi. Ma vaff…
Se non altro abbiamo tempo e modo di caricare con calma, con il piazzale tutto per noi…magra consolazione.
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