lunedì 4 ottobre 2010

CICO - Quarto ed ultimo giorno

Dopo la tempesta perfetta , passiamo la serata nel miglior o quasi ristorante del mondo dove io i prendo i bombaciotti imperiali, ovvero dei cosi di carne, avvolta nella pancetta, avvolta a sua volta nella pasta della pizza e impanzerottati e/o fritti. Ogni bombaciotto pesa mezzo kg. Oh mi devo riprendere!
Il giorno dopo, l’ultimo di regate, arriviamo come al solito per aprire il circolo. Per un fortunatissimo disguido nessuno ci avverte che oggi i parcheggi sono requisiti, quindi mettiamo la macchina al solito posto e filiamo alla chetichella. Vedremo poi l’organizzazione sbroccare perche le autorità si lamentano che non ci sono parcheggi: peggio per loro! Io mi sono svegliato alle 7 e loro potevano transennare l’area!
La vera gara della giornata non è quella in acqua ma quella per estrarre il carrello stradale dal fosso in cui si trova e metterlo in posizione vantaggiosa per ripartenza. Eseguiamo tale manovra e noto che qualche geniaccio ha fatto secco il ruotino di manovra del mio vetusto carrello. Si reggeva da quattro mesi con lo spago…eroico…
Poi visto che sono le 8:05 e non abbiamo niente da fare, prendiamo la barca e la piazziamo davanti allo scivolo nel piazzale semivuoto. Tramite questa astutissima mossa andremo in acqua tra i primi, e non alcune ore dopo come i giorni precedenti…
Alle 11, puntuale il vento arriva, una bella rafficona secca sui 15 nodi e i fiocchi schioccano tutti insieme. I Dubbini tolgono le scottine e mettono le scottone, Andrea Trani spiega loro come il rinforzo sia dovuto alla sovrapposizione della termica e del pre-esistente vento di gradiente. Ah quante cose si imparano a mettere la barca davanti allo scivolo…voglio anch’io le scottine da arietta e le scottone da vento!
In acqua due prove, con vento a salire. Prima prova abbastanza incolore, l’eurotimoniere vuole partire in barca e quindi si infila all’ultimo secondo, siamo un po’ coperti e non possiamo virare subito. Poi becchiamo un bel corridoio di aria libera (e ti credo gli altri sono tutti avanti…) e facciamo i nostri bei due giri. Tutto abbastanza nella norma. I nostri limiti di passo sono evidenti e imbarazzanti.
Per la seconda prova è necessario ripetere un paio di volte la procedura, e alla fine si parte sulla nera. L’euro timoniere vuole partire sempre più in barca ancora e praticamente ci si spatella contro. Io parabordeggio ed evito l’impatto. La giuria ci grazia…tecnicamente dovremmo fare il giro tondo. Siamo i primi in battello, ragionevolmente lanciati. Viriamo praticamente subito, e anche se paghiamo i nostri limiti rimaniamo attaccati al gruppone dei 20-30. In lay line vedo passare la Conti (di solito ‘sta gente la ribecchiamo che scende a metà lato) issiamo che siamo dietro a ITA 87, la doppia Giulia. O noi stiamo facendola regata della vita, o loro stanno facendo una regata di merda. Primo lasco e prima poppa ok, ci saranno 20 nodi scarsi e di spi si vola. Poi seconda bolina e teniamo duro, le barche iniziano a scuffiare…
E poi ovviamente il disastro. Virata frettolosa per la layline, io vado giù con tutta la barca.
Calma adesso, e tutto buio, sono a testa in giù e il trapezio mi tira verso il basso.
Calma adesso, mani sul petto, scendi palmo a palmo e trova il gancio.
Calma, raddrizzati, c’è una cima intorno alle gambe ma non è importante,la togli dopo,ora metti la testa fuori e respira.

Riemergo, Raddrizziamo e mentre stiamo a 90° un'altra barca che non governa si incastra col nostro timone che a momenti si rompe, manco la legge di Murphy! Alla fine ci liberiamo con un po’d i graffi sullo specchio di poppa e il timone a bandiera lo blocchiamo col bullone del perno e via.
Noi e l’altra barca mentre ci incastriamo a modino dopo la scuffia.

A questo punto scendiamo di poppa piano piano, che il timone tende ad alzarsi rendendo la barca ingovernabile. Ogni tanto ci dobbiamo anche fermare per rimetterlo giù.
A terra scopriamo che abbiamo graffiato per bene timone e carena, fatto 49-49 e storto il perno del timone stesso.
E il CICO finisce così, con una prova un po’ buttata via e un mese di manutenzione da fare.
Mangiamo, ci rilassiamo e impacchettiamo tutto, dandoci l’appuntamento all’anno prossimo, magari più allenati, con la barca in ordine e le vele nuove. Si parla del Garda, non ci sono mai stato. Non sei un vero velista se non sei mai stato a Torbole, o a Riva.
Magari!
Che faccio, prenoto?

Nessun commento:

Posta un commento