Viaggio della speranza da Pescara a Formia, 3 ore e spicci di strade suggerite dalla signorina tom tom. Giungiamo dunque verso le 20:30 al circolo Caposele, situato in un porticciolo antichissimo: lo spiazzo dei 470 è di epoca ciceroniana, la fanghiglia ivi presente pure. Lo spiazzo è in discesa, quando si tratta di frenare le barche a fine giornata, e in salita quando si tratta di portarle dentro, ah il mio carro traino ha i freni rotti da epoca immemorabile: si scarica in movimento o quasi.
Comunque sia troviamo un paio di ritardatari come noi che da bravi 470isti stanno misurando il 24° rake della giornata a notte inoltrata e ci facciamo dare una mano a mettere a terra Vertigo. Già che ci siamo armiamo tutto, per bene benino, e dopo aver annodato l’ultimo cordino del telo uno dei due pellegrini ci fa: “ah scusate mi è passato di mente, ma non vi conveniva alberare, domani fanno le stazze…”
Tante grazie, che numero velico hai, se ti becco in acqua ti affondo...
Fatto sta che dopo 2 ore di inutile e meticolosissimo lavoro, domattina si smonta tutto.
Stanchi e affamati andiamo al B&B, un inquietante struttura con letti cigolanti e proprietario sovversivo-maniacale: sembra di essere sul set di “Hostel”. Comunque mangiamo qualcosina mentre il detto proprietario ci spara un pippone di svariati minuti su come lui negli anni settanta avesse predetto l’avvento del GPS e sia stato messo a tacere dai politici locali corrotti, probabilmente collusi con i militati americani, e che Ustica poteva essere evitata. Giuro non è uno scherzo.
Sconvolti dall’inquetante padrone di casa, io e l’euro timoniere ci guardiamo fugacemente negli occhi e in un momento di pausa, (prima che attacchi con la storia della sua antichissima famiglia che possedeva mezza Formia, ma non ha mai votato DC) filiamo in branda che domattina alle 8:00 si va pesare la barchetta. L’intera casa è piena di sculture fatte con pietre e radici di legno contorte simili a questa qui:
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