Un’ora dopo della fidanzata nessuna traccia, io misuro per la quarta volta il rake mio, di un altro 470 e pure di un dinghy 12 piedi,nel frattempo il vento sale e si formano le prime crestine bianche. Sono leggermente teso, ed inizio ad andare in bagno ogni dodici minuti, il sole splende alto e mi rosola per ben benino.
Alle 11:00 arriva la promessa sposa, ha delle unghie bellissime. Si narra che Giulia Conti abbia interrotto i suoi allenamenti per chiederle da chi va a farsi la pedicure. Il vento è salito ai limiti di guardia, fuori è una bolgia infernale. Crisi di panico diffuse, io passo al bagno ogni 27 secondi. Il sole infierisce su di noi senza pietà: se poggi un uovo sul cofano di una macchina, tempo trenta secondi ed è sodo.
E poi l’ho fatto.
Ho commesso il più grave errore che un regatante maschio può fare: sono andato in regata (ok si, eventata socialata) con la mia dolcissima metà. In pratica era come cercare di dare ordini all’olandese volante in persona. Per altro dopo l’ormai collaudato e famigerato training autoammorbidente!
Sono riuscito a recuperare uno stralcio dei nostri dialoghi durante una fase delicatissima del bordeggio di bolina:
io: “sc-scusa amorino, po-potresti uscire al trapezietto, sai com’è, ci sono 18 nodi e ho una certa difficoltà governare senza la randa”
lei: “quello lì non sta uscendo!”
io: “si, luce dei miei occhi ma quello è un optimist e sono in tre a bordo”
lei: “embè? Vabbè dai, se mi porti al ristorante giapponese quello che servono lo shake imo yaki cotto nello champagne tartufato mi appendo un minutino”
io: “grazie mia adorata, avevo proprio voglia di sushi stasera, ma allora lo fai? Lo fai davvero?”
lei: “si però sbrigati a cazzare la randa che quella tipa lì mi sta superando e ha delle unghie più belle delle mie, e tu stai pure navigando sotto il target”
io: “certo amorino, si subito amorino, grazie amorino!”
In mare riusciamo in qualche modo a rabberciare una bolina apprezzabile, di poppa a vele bianche (se dai spi che passeggiata è?) mentre il sole di mezzogiorno ci brucia per ben benino.
Poi a terra io disarmo la barca mentre lei va in cerca di un piede di porco per togliersi l’imbragatura del trapezio. Un altro flash di conversazione intercettata:
Amico: mbè? Com’è andata?
Io: non malaccio, certo, con questo mare la mia dolce metà non e proprio a suo agio, però ha dimostrato di poter…
Lei (fuori scena): AAAAARRRGGGHHH!!! TI ODIOOOO!
Amico: Oddio, ma che è successo?
Io: ehm…no niente, credo che si sia accorta dell’abbronzatura a macchie che le ha lasciato il giubbetto salvagente…ehm…hai una macchina da prestarmi?
Dopodichè per riprenderci dallo sforzo di 30 minuti di passeggiata velica, abbiamo dormito tutto il giorno zz…zz..zz…
Sul sito della LNI-Pescara (che i ben informati dicono presente anche su faccialibro) c’è articolo e foto, ad opera dell’organizzatore maximo Marcellone Sonaglia, chepeau!
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