Nel giorno del signore, ovviamente io vado per mare. La signora invece va al mare. Lei si che ha capito tutto.
Nonstante i postumi del raffreddore e nonostante i postumi di una cena persiana da ricordare (per la serie: “Ristorante da Otello, magni male e paghi pure ppe’ tuo fratello”), domenica mattina pronti e puntuali siamo io, il prodiere del domani e 10 -12 nodi di vento. Il prodiere del domani, all’attivo a 16 secondi di trapezietto, of course. Ochette bianche al largo, of course. Comunque sia armiamo e usciamo, pronti a tutto, ma soprattutto pronti a farci il bagno: costume a fiori hawaiani per me, pantalocino rosso con scritta "Bagnino-salvamento" per lui.
Prima bolina di impatto devastante. Io mi metto in rotta dritto di bolina, e lui dopo un po’ di tafferugli posizionali (quando siamo al limite delle acque territoriali occhio e croce) riesce mettere il culo fuori dalla barca, se così si può dire, con il seguente assetto: ginocchia in bocca, mani sulla maniglia (entrambe) e sorriso stampato! Ok, virata in tempi biblici e ci riproviamo sulle altre mura dove le onde sono meno fastidiose, esce con una gamba stesa, l’altra non si sa, e abbarbicato alla maniglia tipo koala. Tempo 4 secondi e impatta sullo strallo, prima ferita della giornata…io gli faccio presente che al rientro il sangue lo lava lui!
A questo punto, anche solo per salvargli la vita, inizio a dare un occhiata a quello che fa e magari a dargli delle dritte, tipo come uscire, come tenere il busto in assetto, come scaricarmi e cambiare identità senza farmici rimanere male…
Fatto sta che bordo dopo bordo, avviene il miracolo eucaristico, e almeno da lontano sembriamo due che vanno in barca e non un tentato prodiericidio. E finalmente riesco a farmi una timonata seria, con vento, onda e prodiere che sa cosa fare: posso guardare i filetti! Sono addirittura uscito alle cinghie!!
Poi bordo di poppa, diamo spi: con la giusta calma, che pure qui non si nasce imparati, e iniziamo la sequenza di manovre, prima stramba male, seconda stramba maluccio, terza stramba decente. Wow, abbiamo delle curve di apprendimento pazzesche!
Ammainata, altra bolina con meno aria, e ormai il trapezio sembra cosa fatta. Le virate sono ancora da rivedere, e allora le rivedo: scopro con orrore che si tuffa di testa, e passa a gattoni…come in altura…come sul B25 dove ha regatato quest’inverno…faccio 2+2 , prendiamo la cappa e facciamo un briefing d’alto mare, in cui gli faccio presente che forse dobbiamo rivedere la sequenza di manovra, lui concorda. Dalla riunione vengono fuori i seguenti punti fermi:
- la maniglia è una sicurezza psicologica. E visto che a stare appesi nelle mie mani di sicureza ce n'è davvero poca, il prode giustamente si termosalda a questo appiglio divino.
- Urge provare un lasco spi+fiocco e tanti cari saluti alla mano cucita alla maniglia, viene approvato come ordine del giorno della prossima seduta.
- In virata dobbiamo coordinare il passaggio, in particolare il tuffo di testa…o almeno tuffarsi con grazia e stile. i giudici a bordo vasca ci hanno tritato
- Di spi si manovra benino, tenuto conto dell’esperienza pregressa, probabilmente passeremo uno dei prossimi allenamenti sulle boe.
E poi, complice la stanchezza, la leggerezza mentale del bordo di rientro, è accaduto il disastro. Ammainata di spi a pochi metri dalla riva, chiamo la manovra, apro la drizza quando il prode ha ancora il tangone in mano…un anticipo mio di un attimo sufficiente a trasformare il nostro elegante spi in una rete a strascico e fin qui, a parte la figuraccia con il pubblico a riva, niente di grave. Il vero trauma che mi ha letteralmente strappato il cuore da petto è stato il classico rumore di stoffa lacerata mentre ritiravamo le reti in barca...abbiamo fatto uno sbrego di 20 cm sulla base.Oggi al lavoro indosso il lutto con il logo Olimpic sails al braccio.
La morale: se si esce dal campo a redini lunghe, se il bordo di rientro dagli allenamenti è in freesail, se il defaticamento si fa al passo, un motivo ci sarà!
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