venerdì 21 ottobre 2011

Piede d’albero infreddolito

Ieri pomeriggio, potevo passare un pomeriggio al calduccio.
Potevo.
Ieri pomeriggio, dopo il lavoro. Il cielo è color termosifone spento e gocciolante, e noi stiamo lì perché all’eurotimoniere è venuta la smania da regolazione ossessivo-compulsiva dopo l’ultimo disastroso speed test. Ok dico io, domenica mattina giochiamo un po’ e sistemiamo tutto. Ok dice lui, ci troviamo in settimana dopo il lavoro per giocare d’anticipo…
ecco, esattamente questo colore, ma più gocciolante
Io mi presento al circolo con ancora nelle orecchie le parole della mia dolce metà “Amorino, vieni qui che ci prendiamo un tè e ci facciamo fare le fusa dai gatti?” ho preferito fingere una fantomatica riunione con dei clienti lanzichenecchi, piuttosto che dirle la verità.
L’eurobastardo si presenta con un fascio di centre dai tempi di Morgan Reeser ad oggi di tutti i velai, alberai, sartiai e barcai di questo mondo.
E va bene, il tempo passato sulla barca non è mai sprecato, il menù di oggi prevede:
  • spostare il piede d’albero a prua
  • scrocettare le crocette finche non abbiamo il prebend voluto (da reiterare n volte)
  • ghindare la ghinda con precisione millimetrica
  • misurare tutto il misurabile, compresa la riduzione di diametro sotto carico delle sartia dovuta al modulo di Poisson.
Qua non si scherza per niente, cazzo!
Dopo circa 3 minuti, il tempo di aprire la barca viene giù un groppo da 20 e passa nodi, unito ad un nuvolone nero tipo Mordor. Insomma si sta preparando un temporalone con i fiocchi e noi lì a cercare di misurare il prebend, senza speranze.
Dopo svariati scrocettamenti (prendi mezzo giro, no aspetta il mezzo giro che hai preso dall’altra parte era più mezzo di questo, tensione sartie 29,42 periodico…) io inizio ad avere varie traballanti visioni di tazze di cioccolata calda, copertine di pile e gatti accoccolati sulla pancia. Ma noi facciamo tutto questo per essere sempre più competitivi, perché noi siamo noi e basta.
Gettiamo la spugna un’ora dopo al freddo e al gelo senza neanche un bue e un asinello, quando il vento (salito intorno ai 30) è talmente forte da schiacciare il cordino per misurare il prebend contro l’albero, impedendo di misurare alcunchè (tralasciando il buio ovviamente). L’eurotimoniere vorrebbe continuare a orecchio, tanto è possibile percepire la tensione delle sartie dalla nota che emettono quando le pizzichi…ma poi pietoso mi lascia libero quando ormai è troppo tardi per andare a infilarmi dentro un gatto di pile (causa freddo ho le visioni un po’ confusionarie).
Ora, se domenica la barca non va un cazzo, giuro che lo strangolo con il meolo, lui e le sue centre…

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