mercoledì 18 maggio 2011

Route dou chinott - pescara double handed

L’atteggiamento figo dei marinai cazzuti…quasi quasi sembriamo due pescatori bretoni…
Domenica, ancora impossibilitato a bagnare le mie estremità, ne ho approfittato per tornare sul barconaltura per una bella regata per aspiranti oceanici in doppio: La ben nota “Pescara quàdavant race”. I migliori skipper del porto si sono dati appuntamento per misurarsi e confrontarsi, e per farsi delle belle bevute di prosecco durante il bordo di ritorno.
La cosa triste della giornata è che si regatava a tempi compensati.
La cosa tristissima è che avevamo la barca in assetto crociera: alghe, pentole, cuscini, vele sfiga e pure la tovaglia sul tavolo.
La cosa ancor più tristissima è che a causa di un feroce disguido ci hanno inserito in classe regata senza possibilità di appello.
La regata era uno strano percorso triangolare olimpico che per puro caso è uscito esattamente al vento, quindi triangolo olimpico vero e proprio. Partiamo, bolina e giretti vari, e già nella prima metà i veri regatosi, con tanto di carbonio e viti in titanio, ci hanno rollato o quasi. Vabbè, con spirito olimpico (visto il percorso) ci godiamo la navigazione: autopilota e sigaro toscano per il capitano, cambio di spinnaker per me. Be’ se non altro ci sono 12-14 nodi, si va che è un piacere, c’è pure il sole dopo giorni di maltempo.
Ma siccome che siamo dei cazzutissimi marinai double-handed e in queste regate qui non sei nessuno se non attraversi le calme equatoriali, alla boa di poppa ci piantiamo con 1 nodo residuo e ci rimaniamo per 5 (dico 5) minuti mentre le altre inspiegabili barche, davanti a noi di 100 metri vanno in giro sbandate: che dilettanti!
Ma siccome che siamo ancora più cazzutissimi e in queste regate non sei nessuno se non hai almeno un avaria, noi rompiamo l’autopilota, che in assoluto è la migliore e la più tradizionale delle avarie per gli equipaggi ridotti!
Il capitano costretto al timone dalle numerose avarie. Io cerco di darmi un tono scarrellando la randa
Come il grande Simone Gesi, che ha timonato per un intera tappa della Minitransat, anche noi siamo costretti a timonare per ben 2,3 miglia, perché nel frattempo ci hanno ridotto il percorso, vista la temporanea bonaccia pseudo equatoriale.
Che eroi, eh?
Per non farci mancare nulla facciamo anche una bella poppa (per davvero! ruoli, io: prodiere e due, Capitano: dea kalì), durante la seconda bolina facciamo pure i cambi al timone dopo un durissimo turno di 15 minuti con 12 redivivi nodi di vento.
Tornati in porto ormeggiamo, sistemiamo la barca e mettiamo a bollire l’acqua (per la serie: visto che ci portiamo dietro il pentolame almeno usiamolo!) si scatena l’inferno, pioggiona, rafficone, max misurato 45 nodi…che giornata! Per fortuna che noi siamo in quadrato, al calduccio e con il fusillo al dente…Ed è in quel momento che mi sono ricordato che ero venuto al porto in bicicletta.
Il mio ritorno a casa, controvento of course
le foto sono una courtesy Antonello Coppola, che tra l'altro ha avuto la capacità di inquadrarmi in modo che la mia faccia finisse sempre nella C di coppola, ma come avrà fatto?

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