Ieri ho inaugurato la primavera nel migliore dei modi: cinghiatella pomeridiana! Al circolo incrocio la squadra agonistica al rientro ci salutiamo sulla spiaggia. Poi esco, e vedo di fare un po’ di lavoro buono anche se sono da solo.
C’è vento da cinghia, poca cinghia. Piedi uniti, tutto verso prua, strozzatore tra i ciapett’ e mi tiro la barca addosso: in pratica cerco di lavorare come diceva Marco la volta scorsa, di bolina vedo di usare un po’ la schiena per passare sulle onde. A tratti ci riesco anche…ho qualche problema mure a sinistra, tra sole che nasconde i filetti sottovento e onde malandrine non mi riesce bene di tenere la rotta.
Poi poggio e mi faccio il primo lasco, è sempre la stessa fantastica sensazione di accelerazione, la planata è quasi immediata. Ho qualche difficoltà a mantenerla però ci lavoro su cercando di azzeccare i cambi di direzioni e in definitiva mi viene abbastanza bene. Al contrario le poppe senza riferimenti mi mandano in crisi, non ho idea di dove sia la rotta più veloce. Avrei questo problema anche in regata, se mai una volta mi capitasse di stare davanti…
È bello uscire di pomeriggio dopo il lavoro. È bello faticare un po’ ma non troppo, cinghio con gusto ma sento le gambe in palla, belle rigide. L’ultima volta che sono uscito a fine allenamento ero cotto, anche vero che erano due ore contro l’oretta scarsa di ieri. Poi quando ormai ho deciso già di rientrare, e con la mente sono già a terra, a cena, a domani, controdecido al volo. Sto di poppa, il sole è già basso, vedo una nassa che guarda caso è proprio in layline. In un istante cena, serata e il resto svaniscono perché la nassa si è trasformata in boa e devo guadagnare l’interno contro il me stesso immaginario. La passo, orzo e punto di nuovo fuori, verso un'altra nassa al vento, saranno neanche duecento metri. Passo anche lei e poi, con un tramonto che rosso di sera bel tempo si spera, torno definitivamente a terra.
Ti alleni e sudi per diventare più bravo, per le competizioni, per l’allenatore che ti urla dietro, per i tuoi compagni di squadra.
Ma quell’ultimo giro di boe era tutto per me.
Poetico!
RispondiElimina