mercoledì 23 febbraio 2011

Prima nazionale-primo giorno

Ovvero come “centrando la barca bassa è possibile sopravvivere a 25 nodi”.
Le previsioni sono completamente confermate: vento da 25 e onde da 2 metri. Uno spasso!
Il mare di bari nel pomeriggio dopo la regata. Che ci crediate o no, ci siamo stati dentro e siamo tornati per raccontarlo! Ah, che eroi!
Per fortuna (o per merito) il circolo è dentro un marina piccolo ma ben ridossato, quindi l’uscita e il rientro sono agevoli, mi ha colpito il particolare dei due scivoli orientati a 90° l’uno rispetto all’altro. Qualunque vento spiri riesci a scendere in acqua con la prua più o meno al vento: questo è un posto pensato e progettato da chi a vela ci va davvero e non per sbaglio.
Appena arrivati sbrighiamo le pratiche di iscrizione, tassa, borsetta regalo, due chiacchiere col presidente Losito e via ad armare: Questa volta facciamo tutto per benino e sperimentiamo la centratura “bassissima” dell’ordine 60/65: come da tabelle, forse dovremmo toccare un attimo le crocette, ma per non strafare lasciamo così com’è.
I gabbiani studiano le nostre evoluzioni dall’interno del porto incuriositi da cotantanto movimento
Barca pronta, vado a caccia dell’equipaggio più forte del circondario per parlare di vele: è arrivato il momento di comprare un vestito nuovo a Vertigo! Per costo e colore, l’acquisto è paragonabile ad un vestito da sposa. Di una sposa civettuola e un po’ fighetta per essere precisi:
  1. randa: bellissima, solo un mondiale alle spalle
  2. spi: bello, mondiale ed europeo, fa pendant con la barca
  3. fiocco: intonso, ha del commovente
uhh com’è fighetta! si noti l'ampia e svolazzosa gonna in tessuto ripstop siliconato
trotto sul posto per la felicità, e ho le lacrime agli occhi mentre stacco l’assegno: data la mia proverbiale tirchieria non è dato capirne esattamente il motivo. Stretta di mano e via, si torna a pensare alla regata che ci mandano in acqua. Per insondabili e tuttora sconosciuti motivi l’eurotimoniere viaggia su un fuso orario personale per cui è convinto di avere ore da spendere, mentre la dura realtà dei fatti è che stanno per dare la partenza e noi stiamo ancora a terra (io mi sono tolto l’orologio terrestre e l’orologio marino ha il display in modalità start 5:00): appresa la verità oraria scappiamo in acqua e arriviamo sulla linea con margine risicatissimo, ma va bene così che tanto in queste condizioni non siamo “esattamente” sofisticati nello studiare il campo di regata: la tattica è del tipo “meno tempo passiamo all’inferno e meglio è”.Partiamo un po’ coperti, prima bolina e prima poppa a vele bianche, percorso a triangolo. Si potrebbe anche tentare lo spi, io un po’ vorrei e un po’ ho paura, alla fine ci teniamo i nostri pochi guai. Rispetto a Formia la centra bassa fa il suo dovere e la barca va mooolto ma mooolto meglio. L’albero verso poppa, il boma basso in coperta: la configurazione ideale per depotenziare il primo e prendere in testa il secondo, cosa che avviene in strambata e causa una bella ferita al prode timoniere: eroico continua la regata sanguinando e cristonando. L’assetto ottimale non basta comunque per stare in mezzo al gruppo, c’è ancora da lavorare, c’è sempre da lavorare, ci sarà da lavorare per sempre! Chiudiamo la prima prova con relativa tranquillità, 24° ritiri inclusi. L’inizio della seconda prova sembra volerci graziare: il vento è un po’ sceso e continua a farlo, durante la seconda bolina ci diciamo: be’ dai se non diamo spi così siamo dei babbi! Ecco appunto, siamo quasi in layline che torna il vento e ci da pure il resto che si era tenuto da parte nel frattempo. arriviamo in boa e ci diciamo:
be’ dai se diamo spi così siamo proprio dei babbi! E si scende ancora a vele bianche con una certa difficoltà, come a Formia. Attorno a noi morti e feriti, e il nostro bordo punta verso il porto…l’eurotimoniere è attratto dal lato oscuro della forza, ma io contratto al volo: “finiamo almeno questa, poi ci ritiriamo per la terza!” e sia, in qualche anomalo modo chiudiamo 21° ultimi in mare, dietro di noi gente che ha gettato la spugna: siamo scarsi ok, ma duri a morire! Nella buriana scorgiamo una sancta intelligentia supra alpham, e tutti a casa!
Il rientro è stracomodo, ci accostiamo all’inglese al pontile, giù la randa e poi dal pontile camminiamo tirandoci dietro la barca fino allo scivolo, dove il solito Tuttofare ci aspetta con il carrello. L’ho detto, qui le cose le fanno per bene, talmente per bene che nonostante siamo gli ultimi o quasi a terra, stanchi, brutti e salati, un gentile signore che gestisce il ristorante del circolo si premura di trovarci un piatto caldo e un bicchiere di rosso salentino, anche se la teglia di pasta per regatanti era stata spazzolata mezz’ora prima.
Dopodiché raccogliamo le nostre carabattole e ci trasciniamo in albergo, dove nell’ordine segue il classico doccia-birra-debriefing, prima di una cena in centro in compagnia di nuovi amici livornesi.

Nessun commento:

Posta un commento