martedì 23 marzo 2010

Al cuor non si comanda

Ci sono cascato, con tutte le scarpe. All’inizio di quest’anno, più o meno quando ho portato a casa Plugin baby e l’ho messa affianco a Vertigo, mi ero ripromesso di non fare altura: due barche con relativi allenamenti sono più che sufficienti per uscire matto, figuriamoci tre. E ad essere sincero, dovendo scegliere…come dice il proverbio, “meglio un giorno in deriva che cento in altura!” per questo motivo avevo deciso di tagliare.
Ma poi.
Ma poi esce il calendario e scopri che le date del campionato si incastrano come i pezzi del tetris.
Ma poi arriva la chiamata, e come fai a dire di no ad un gruppo con cui hai diviso tutto per anni, panini, vittorie, cerate umide e batoste. E così mi ritrovo a pensare un' altra volta in equipaggio, dopo i mesi di solitudine e di coppia, mi ritrovo a non dover pensare alla tattica, ma solo a far girare tutto veloce lì davanti.
Alla fine ho accettato per amicizia più che per sete di vela.
Perché alla fine, non è da me voltare le spalle all’equipaggio dove sono rinato a un mese dall’inizio delle regate, magari l’anno prossimo.
Perché alla fine quando dicono che i prodieri sono gente tosta, parlano anche di me, e mi piace.
Perché alla fine, quando vai lì davanti in partenza è una gran bella emozione.

Ci vediamo il primo maggio ragazzi, non vedo l’ora.

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