giovedì 29 marzo 2012

Aria di primavera!

Una roncola non fa primavera…
Ti accorgi che è primavera perché riinizi ad uscire in barca nel pomeriggio, con il laser of course. siamo in tre, io, il Daino major e il superfinnista. C’è vento appena sopra la soglia dell’apprezzabilità, neanche ci mettiamo gli steccati. Appena fuori iniziamo una Luuunga bolina e facciamo passo. Primo errore, perché come dice il saggio proverbio “se la strada è lunga all’andata, figurati al ritorno”. La mia bolina non è malaccio, insomma perdo un po’ sul mastro finnico (ovvio…) e me la gioco, ma alla fine mi supera, col Daino. In regata me li perdo a metà prima bolina, quindi direi che in queste condizioni dove lo sforzo per tenere la barca piatta non è vitale sono ancora in gara, c’è solo da lavorare sui fondamentali e sulla conduzione…hai detto niente!
Una volta giunti nel mare di Alboràn, a tre giorni di navigazione dal porto più vicino, individuiamo due nasse tra le tante distanti tra loro veramente uno sputo e iniziamo a girare. I primi giri sono abbastanza in palla, certo non ho l’istinto omicida di questi due (soprattutto il finnico, che si impertugia in ogni dove), ma si gira bene. Verso al fine però iniziano i miei guai personali. La cima del vang, la mia amata cima in spectra, grigia, impiombata, coccolata e leccata si inizia ad incastrare tra guancia e puleggia bloccando il vang ad ogni giro di boa. NO BUONO! La cima si sfilaccia e andrà sostituita, io mi devo fermare ogni tre per due, e il vento sta calando. Il vento sta calando??! Già ma noi continuiamo a girare, perché siamo tutti e tre affamati di ingaggi (secondo errore: il vento cala…e noi a spasso). Quando ormai siamo fermi realizziamo che l’amata spiaggia è sì lontana che mentre da noi è ancora giorno lì è già il tramonto…
Risultato? Io e il Daino Torniamo pompando fino all’approdo più vicino e poi camminiamo in acqua “per fare un po’ di preparazione atletica” (è bello inventarsi ogni giorno scuse nuove per le incomprensibili azioni di un velista), il superfinnista cerca il passaggio a nord-ovest, e ovviamente arriva prima di noi, a vela (be’ più o meno, se sorvoliamo sulla 42).
Memorabile il primo tratto di ritorno quando ancora andavamo a vela in strapoggia:

Daino (tra lo sbigottito e il professionale): Corr, scendi con una velocità pazzesca!
Corr (tra l’incredulo e il credulone): merito dei miei pochi kili, sicuramente…
D(sempre più istruttore inside): no guarda in queste condizioni non è la differenza minima di peso tra noi che determina un siffatto  gap prestazionale…
C (solo certezze a questo mondo): ah , allora è culo!

E poi via così a ballare in piedi sulla barca fino a casa.

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