lunedì 2 agosto 2010

Siamo una squadra fortissimi

Finalmente, grazie a Saturno che è entrato nella settima casa siamo riusciti ad avere vento, sole, mare, giudici e atleti tutti disposti a regatare contemporaneamente.
È la regata del Professore, la Franco Di Gregorio memorial.
Bellissima prova di forza del sottoscritto, che si aggiudica alle 18:00 circa ben due primi (spaghetti allo scoglio) e un secondo (frittura di pesce) anche questo bissato, il tutto annaffiato da dell’ottimo bianco fresco. Bellissima prova di forza dicevamo, infatti ho replicato a cena alle 20:30: dopo sole due ore mi sono sparato un primo-secondo-contorno 1-contorno 2-birra/e: veramente inavvicinabile!
Ah si, nel pomeriggio abbiamo anche regatato.
Tre prove, e semplicemente abbiamo asfaltato gli avversari. Il fatto è che l’eurotimoniere sa molto bene il fatto suo, e io bene o male ho le idee abbastanza chiare di come funzionano le regate: bisogna girare intorno alle boe, prima degli altri. A nulla è valso il tentavo del sabotatore mascherato che ha limato lo snodo dello stick, che si è rotto nel prepartenza della seconda prova.
Sarà forse lui il sabotatore mascherato?

Comunque sia siamo andati via lisci lisci, dei sei equipaggi partenti, solo un paio erano da tenere d’occhio, anche se nel vento calante del pomeriggio il distacco tra noi e loro è aumentato in maniera imbarazzante…forse merito del fatto che senza stick l’eurolaserista ha dovuto scomodamente timonare dentro al barca, e quindi avevamo un ottimo assetto.
Comunque sia abbiamo manovrato bene, lavorato con attenzione sul campo di regata e tenuto l’occhio vigile sugli altri. Di tre partenze una buona, una media e una male.
…O forse uno di questi due loschi individui?

Tre prove a bastone, quindi per la mia somma delusione solo 30 secondi di lasco al trapezio, all’arrivo della prima prova. Campo di regata abbastanza shifty, con prevalenza giornaliera verso destra insomma un occhio costante alla bussola.

Prima prova:
vento da trapezietto, a tratti riesco ad allungare un po’ le gambe sulle raffiche. Siamo centrati da medio e di bolina non abbiamo spunti brillantissimi, fatichiamo un po’ a scrollarci di dosso l’equipaggio autoctono Caravaggio-Medoro che è partito decisamente meglio di noi. Ma noi abbiamo l’arma segreta e vincente: una bussola, grazie alla quale riusciamo a virare sugli scarsi. Di poppa allunghiamo su tutti, anche perché manovriamo decisamente meglio. Dalla seconda bolina in poi regata senza storia, controlliamo le mosse degli altri e basta.
La randa ha una bella forma, la stecca alta con questo vento è puntata il giusto, forse solo un po’ troppo rigida.

Seconda prova:
briefing di bordo durante la pausa, vento è calante e decidiamo di alzare la centratura di un buco. Scelta giusta, scopriremo poi durante la bolina.
Con questo vento la stecca alta della randa è un po’ troppo puntata e fa arrabbiare l’eurotimoniere.
A tre minuti dallo start si rompe lo snodo dello stick, evento sottolineato da buona metà del calendario che è stato rapidamente citato a memoria da tutto l’equipaggio e da amici solidali sulle altre barche, i giudici hanno sottolineato con dei colpi di tromba San Pietro, San Zaccaria e Santi Cirillo e Metodio.
Rabberciamo riparazione volante con cimino del 4, regge fino a una strambata di disimpegno a 45 secondi dallo start. Pazienza, a questo giro si timona senza stick, ma comunque andiamo bene, anche se il timoniere fatica a trovare una posizione. Primi in partenza, primi in boa, primi e basta. Se prima di bolina non volavamo, con l’assetto rivisto e corretto non ce n’è per nessuno. Sono l’unico della flotta che trapezieggia saltuariamente!
La stecca alta provoca delle crisi epilettiche al timoniere che sbraita ad ogni strambata

Terza prova:
nella pausa vediamo di realizzare una giuntura barra-stick che sia più resistente: durerà fino a metà della prima bolina, un ottimo lavoro.
la prova è una fotocopia sbiadita (con meno vento) della seconda. Vediamo il coach Azzariti in boa (molto bravo, barca e vele vecchie, prodiere giovane ma lui manico) ma si suicida sotto le nostre vele. Noi ce ne andiamo e di poppa col vento morente e sotto i 6 nodi mettiamo dei distacchi notevoli.
La stecca alta è talmente puntata che il timoniere si percuote la testa con il boma accecato dall’ira mentre recita il Necronomicon.
In questa pagina del’antico testo viene spiegato quanta tensione dare alla stecca alta in funzione delle condizioni meteo marine.
Il resto della prova la passo genuflesso sulla deriva, come vuole la tradizione di zona. Vediamo spi sgonfi dietro di noi, strambate geologiche, noi cerchiamo di rimanere più fermi possibile e andiamo verso la boa. Tagliamo primi e ci avviamo verso il porto, dove il rientro si trasforma uno stillicidio sbandato sottovento.
Finalmente a terra possiamo ammainare e mollare quella cazzo di stecca.E infine veniamo giustamente premiati, e sorridenti veniamo immortalati dai giornalisti:
si noti la targa di primo classificato classe SNIPE data al mio timoniere: o al circolo velico di Ortona avevano finito le coppe o vogliono sottilmente farmi capire qualcosa…mmmh…

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