Nel nome degli
dei, il primo giorno c’è un’arietta sottile sottile che si misura in noia.
E noi in questa
arietta ci barcameniamo per ben 3 prove. Per carità, man mano che scivoliamo
nel pomeriggio l’arietta sale fino a diventare, per noi leggeri, qualcosa che
rende i trapezi un po’ meno ornamentali.
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la giornata si riassume in questa foto: spatasciamento sottovento e ginocchiere |
Sparo la mia
cartuccia migliore nella prima prova della giornata: partenza libero (circa a
centro linea am questa è molto dritta) in aria libera da subito, buona velocità.
Giro la prima boa 6°. Anche la seconda, duellando niente popò di meno che con
Bonezzi e Ferrari. Cazzo, sembro un professionista. Davanti, guido è primo con
distacco. Lui sembra un ex professionista, di quelli seri però.
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ma tu guarda che giro di boa altolocato... |
Ai laschi e di
poppa perdo decisamente troppo, i laschi sono lunghissimi e c’è l’imbarazzo
della scelta su dove andare: sto alto? Scendo e poi risalgo? Nel dubbio, io
sbaglio.
Il risultato d
questa prima prova è una roba a ridosso dei 10, con pochi, chiari, errori
risolvibili.
La prossima
prova spacco tutto, io.
La prova dopo
ho fatto 23 sbagliando molto di più, ma soprattutto partendo coperto da
Bonezzi, e quindi niente spunto per i primi 30-40 secondi.
(partirò sotto
o sopra o appena dietro a Bonezzi altre 2 volte in questo campionato. Se non
altro so che sono capace di capire qual è il punto giusto della linea…)
L’ultima prova
della giornata non sarebbe neanche troppo uno schifo, galleggio a metà
classifica quand’ecco che un illustre sconosciuto genovese mi entra in barca ad
un giro di poppa (io davanti, lui mi tampona, mi vira e mi scuffia quasi). Dopo
le opportune madonne, proteste e sacramenti vari riparto, ma avrò perso almeno
4-5 barche. Uff.
Chiudo 24, ma
ho l’impressione che manca sempre qualcosa per andare bene ma mai la stessa
cosa.
A terra abbiamo
giusto il tempo di compiere i nostri rituali da regatanti, come ad esempio
docciarci nello pseudo campeggio (gentilmente ci lascia aperto un -UN- bagno)
birrettarci e cenarci (pizzeria da qualche parte in mezzo alle fratte
circostanti, buona elegante e quindi ci diamo un tono) prima di visitare i
resti archeologici di un a qualche villa Romana sita in San Felice al Circeo. La
visita si svolge prevalentemente in salita e noi che siamo cotti da 6-7 ore di
mare accusiamo il colpo. Sarebbe anche interessante, e istruttiva per giunta,
se non fosse che casco dal sonno.
Il rientro in
campeggio e la mia tendina sono una benedizione a questo punto.
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