La settimana scorre in un turbinio di tachipirina e
fazzoletti di carta, che si è risolto con una fumata bianca solo venerdì sera,
quando ho confermato che domenica sarei stato in grado di camminare.
Quindi niente da dire, si inizia proprio bene…
Sabato lo passo tappato in casa al calduccio, che non
si sa mai, domenica –opportunamente imbottito di farmaci- sono sul pezzo.
Per prima cosa facciamo un po’ di manutenzioni nella
frizzante aria mattutina. Sono robette che ci siamo lasciati indietro dalla
settimana scorsa, la guida dello strozzatore del caricalto si è rotta e il
pannello strumenti sul paramare funziona a cazzotti come il jukebox di happy
days, solo che nessuno di noi è Fonzie.
Passiamo un buon tre quarti d’ora a sistemare entrambi
tra viti, vitarelle e contatti elettrici. Fuori mare di scaduta con acqua
sabbiolosa e vento in doppia cifra, il sole va e viene. ‘Nzomma potrebbe essere
peggio, ma potrebbe essere anche meglio.
Per le 11:00, puntuali come un comitato di regata
svizzero, partiamo: la regata in pratica è una fotocopia della precedente,
stessi angoli, stessi bordi stessi tutto. Solo che MAN e il maltese sono
rimasti in porto per vari motivi tra cui paura di spaccare tutto con ventone, e
noi dobbiamo vedercela con l’Elan strafighissimo che stavolta non sbaglia
niente. Partiamo e ‘sto benedetto Elan inizia a fare un angolo da panico, e ci
rolla da sopravento. Male male. Talmente male che a tratti pure Federico ci è
davanti…Male soprattutto perchè noi 1) in questo bordo non andiamo un cazzo per cause ignote 2) dobbiamo virare per
smarcarci e andiamo a sinistra, con rotazione prevista a destra.
Risultato: dal punto 1) possiamo solo ipotizzare che
abbiamo preso qualcosa sotto, ci resta il dubbio. Fatto è che la velocità è migliorata dopo aver virato come se il movimento improvviso abbia scastrato
qualcosa ad esempio; dal punto 2) perdiamo un bel po’ di strada. La somma è di
3 minuti e passa di distacco alla prima boa.
Il passaggio della prima boa. Si noti la posa plastica & eroica del sottoscritto, nota anche come “gatto squacchiato sottovento” |
Ciliegina sulla torta: riduzione di percorso anche
questa volta, noi siamo un amminchioluti e sbigottiti, tanto che chiedo
conferma via radio: oltre che farmi trattare da pezzente velico per la serie “ciccio,
‘ste domande non le fanno neanche quelli della classe vele bianche col barbecue
acceso a poppa, guarda le bandiere”, ci tocca pure scoprilo dopo la boa. Col
vento presente ci sembra inspiegabile, tanto che facciamo l’ammainata e ci
prepariamo ad orzare regolare. Se non che la bandiera sierra effettivamente c’è,
ben nascosta ma c’è. Scopriamo solo a terra che sul 16 stavano mandando avvisi
di burrasca e dopo la débâcle dell’anno scorso da queste parti con più di 12
nodi già ti mandano a casa…chi si scotta con la minestra calda poi soffia anche
su quella fredda, si sa.
Ovviamente con un simile distacco siamo secondi senza
appello, e quindi secondi a pari punti dell’intera regata.
Poteva andare meglio, ma anche no.
Va bene così, dai ce la siamo giocata.
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