Allenamento del sabato, c’è garbino. Tendenzialmente
forte, forte di quei colori che su Lamma sono ben lontani dal rassicurante blu.
Non sono solo in questa eroica avventura, ci sono Guido e Marco, e tra un po’
arriva pure lo squaron. Io nel frattempo armo con relativa calma, che devo
decidere dove mettere la GoPro. Come insegna il boss ci vuole un’ oretta buona…
Fuori all’inizio sembra una roba tranquilla, il vento è
calato. In verità è il tipico inganno subdolo del garbino: sembra che cali,
aspetta che abbassi la guardia e poi passa da 4 a 22 nodi in 3 secondi netti. In
quei tre secondi ti sradica l’albero dalla coperta se non stai attento.
Iniziamo, dicevo, con arietta: bordi di poppa pigri,
qualche strambata con poco vento (talmente poco che si deve passare a prua
della scotta), poi bolinetta per rientrare fatta al trapezietto (prime
avvisaglie) per recuperare marco che si è un attimo attardato e poi iniziamo a
fare sul serio in tre.
Di poppa non so se per culo o astuzia, ma vado. Ci diamo
una boa di riferimento e quando partiamo sono dietro a tutti di venti metri. In
boa ho toccato Guido (una toccatina stupida, niente di che), il che significa
che almeno gli ho ripreso 15 m + 5 di barca ma secondo me c’era anche una
importante rotazione a sinistra quindi non tutto merito mio.
Di bolina ho avuto serie e umide difficoltà, ma in
buona compagnia. Marco oscilla dentro e fuori dall’acqua come me, solo Guido
pare non avere troppi problemi e va sereno. Come velocità e angolo non saprei
ero troppo impegnato ad andare dritto…la stecca alta, che ho ricostruito con un
po’ di rimasugli che avevo in casa è ancora troppo rigida nella parte poppiera,
e temo troppo morbida –senza rimedio- in zona inferitura. È rastremata, ma
forse non nel miglior modo possibile: la porterò a casa per ragionarci su. Questo
è quanto la mia bolina mi dice.
Poi partiamo per un bel lasco. È una roba spaziale,
dopo un po’ di volte pensi di essertici abituato, ma non è così.
Velocità, velocità, velocità.
Il mio momento di gloria della giornata.
E ovviamente al primo calo di apparente mi sono
impuntato nell’onda con la prua me ne sono andato in acqua volando leggero
leggero verso le sartie: botta di freddo assurda, l’aria è calda ma il mare è
gelato e io sono leggerino, muta lunga e niente spraytop.
Raddrizzo e decido su due piedi che non è il caso di
continuare, sento il freddo scendermi lungo la schiena. Troppo freddo penso al
momento. Magari aspettavo 5 minuti, riusciva il sole e continuavo felice a scuffiare
per un’ altra ora, ma lì per lì mi è sembrato troppo. Saluto gli altri, punto a
terra e mi faccio un’ ultima bolina, provando a virare come mi ha spiegato Guido.
Sono ancora molto lento: a casa mi riguardo nei video e capisco quanto, ma se
non altro non mi pianto al vento. La storia del vang funziona. Dovrei fare
delle uscite solo manovre, per mettere la parola fine a questo strazio.
Le farò.
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