Tanto per
iniziare bene sveglia presto per conquistare un parcheggio tattico, e tanto per
continuarla meglio tutti a terra fino all’una. Nel frattempo troviamo un soave
baretto per fare colazione e armiamo al barca al meglio che si può. Quando finalmente
ci chiamano in acqua, usciamo con la centra più alta di tutte, visto che la
leggera brezzolina a malapena smuove le bandiere sul pennone. In queste
condizioni l’anno scorso a Formia ci abbiamo preso una severa batosta, e da
qualche parte i rimbalza in testa una vocina che dice: “senza che ti sbatti,
tanto con poco vento gli ziegel non camminano…”
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l'uscita nella quasi bonaccia |
Prima di
uscire il capo UdR ci fa un breve riassuntino della disposizione del campo di
regata: 26 minuti di spiega per un totale (non scherzo) di 8 boe in acqua, più
gavitello d’arrivo, controstarter e barca arrivi. Dato che ci sono 3 flotte in
acqua, si vuole fare in modo che le dette 3 flotte si incontrino il meno
possibile: per fare questo partiremo scaglionati, e noi 470 in particolare per
ultimi, quindi anche scoglionati, dato il vento.
Il nostro
giro prevede bolina-poppa-bolina lasco lungo lungo (ignorare una boa di lasco a
metà strada e tirare dritto verso Olbia)-poppa-eventuale terza bolina-eventuale
quarta poppa-lasco d’arrivo.
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Si, è questa roba qui. Menomale che ho fatto ingegneria… |
Da briefing
capisco solo una cosa: che devo prendere una fotocopia dei percorsi e
portarmela dietro in barca. E magari monto pure la signorina tom tom sotto alla
tacktick…
La partenza
della prima prova avviene dopo 5 partenze dei 420 che si beccano una media di 2
ripetitori generali a flotta. Noi uno solo, dopodiché bandiera nera e via.
Partiamo bene, benissimo, anzi troppo bene, così bene che sappiamo tutti cosa
vuol dire. BFD. E quindi la nostra prima prova va all’aceto ancora prima di
iniziare ma noi non lo sappiamo e facciamo tutto il percorso con circa 6 nodi ,
a tratti forse meno. Giriamo intorno al 15° la prima bolina, poppa da
dimenticare, resto del percorso neutro, perdiamo ancora qualcosa di passo man
mano che cala il vento. Chiudiamo tra la 20° e la 25°: per iniziare con 35
barche non sarebbe neanche da buttare. Peccato che invece la dobbiamo buttare
per forza…Amen, come diceva Scarlett O’hara, “domani è un'altra prova”.
Decidiamo di rifarci per la seconda, barretta cerealosa, decompressione
filosofica e ripartiamo più incazzati di prima. Nel frattempo i 420 provano
timidamente a partire, vento sempre più
i calo: adesso saremo sui 5 nodi. 3 o 4 primi ripetitori dopo sono le 15:56,
non c’è un cazzo d’aria e ‘sti sadici ci fanno partire. In queste condizioni
non andiamo proprio, Ugo prova a fare gli angoli che vede intorno a noi ma
senza successo. Risultato: barca piantata un minuto si e l’altro pure. Per
divina intercessione interrompono questo supplizio alla fine della seconda
bolina, prendono gli arrivi (e che siamo tipo penultimi o quasi) e ci mandano a
terra. Siamo arrivati in porto alle 18:30 in mezzo al casino dei 420 che
rientravano dall’ unico scivolo, che il sole era già tramontato.
Chiusura di
giornata veramente pessima.
Rassettiamo
alla bell'e meglio, ci cambiamo in mezzo alla strada (il famoso parcheggio
tattico) e cerchiamo di raddrizzare gli eventi nefasti bevendoci un birrozzo
stragelato con Vince, che è ricalato apposta dal Lussemburgo per guardare noi
che remiamo per rientrare in porto. Il birrozzo si rivela la parte migliore
della giornata, Vince (pure lui ha un
ziegel) ci spiega un po’ quali sono le sue conclusioni per il poco vento
(poggiare, sbandare, soffrire): in pratica essere competitivi è improbabile, ma
forse si possono limitare i danni. Vedremo domani, tanto c’è la stessa aria di
oggi.
La cena la
risolviamo girovagando un po’ per la piazza festante, c’è un complesso Jazz che
è sempre un piacere. Alla fine finiamo nello stesso baretto della colazione che
fa pure un po’ di cosine buone, piadine, dolcetti e così via.
In pratica finisce
a tarallucci e vino e a ritmo di jazz, letteralmente.
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