La mattina
del secondo giorno vede delle condizioni di arietta e sole, finalmente sembra
estate. Armiamo senza particolari invenzioni, prepariamo tutto, insomma
facciamo il compitino per bene ma senza
esagerare.
In acqua
navighiamo la prima prova con un peletto di aria in più di ieri, e abbiamo l’impressione
di navigare di più nel gruppo: le prime boline sono sicuramente da metà
classifica bassa, peccato che siamo vittime inconsapevoli di un acume tattico
degno di un bradipo narcotizzato. Di poppa limitiamo i danni (ma anche qui giri
di boa da scuola vela) le seconde boline sono ormai sfide per chi non arriva
ultimo. Questo per le prime due prove.
Se poi ci
aggiungi che non partiamo manco a morire e chiaro che le nostre regate non
brillino dal punto di vista dei risultati.
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la più classica delle nostre bradipee partenze |
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ecco cosa intendo quando dico "navigare nello stretto" |
La terza
prova è una storia diversa. Il vento inizia a salire, la prima bolina è da
trapezietto, la seconda è da trapezio steso: in queste condizioni abbiamo per
certo più velocità è facciamo anche più cazzate dal punto di vista della
gestione della flotta. Il risultato non cambia, sempre intorno ai 35.
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siamo belli da vedere ma niente più di questo...uff |
Il ritorno
ovviamente è la più classica delle quarte prove del golfo di Gaeta: bolina
secca e dura con vento ulteriormente salito, nell’ordine dei 15-18 nodi.
A terra
mentre smontiamo facciamo un po’ di cazzeggio e un po’ di debriefing, io
riparto con le seguenti certezze:
- in flotte
numerose facciamo grossolani errori tattici (tipo ad esempio virare sotto una
muraglia cinese-malese di vele)
- non partiamo
- non abbiamo
velocità nel range 0-6 nodi.
- Di poppa è un
po’ meglio come velocità
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una poppa: dove più o meno camminiamo, più o meno |
Insomma ci
sarebbe molto da lavorare…ci sarebbe.
Ma non ci sarà.
photo courtesy del fotografo ufficialissimo (gianluca di fazio) e di quello ufficiale (il canaccini)
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