Poche ore in mare ma buone, è uscito fuori il
vento giusto per fare tutto quello che dovevo.
Andiamo con ordine: sabato brucio la giornata
(che sarebbe bella, sole e scirocco sui 10-15) a fare la famosa basetta in
carbonio di cui parlerò in post apposito: in breve passo tipo 6-7 ore tra carte
vetre, trapano, dremel, vernici protettive ecc. ecc.
Il massimo che riesco a concludere è di avere
la barca pronta. Si, pronta ad essere riarmata per domenica…
Dopo ore di polvere
di carbonio, giri urgenti in macchina, silicone e cattiveria, Torno a casa con
50 sfumature di nero, roba che la mia nipotina come mi vede corre a
nascondersi…
Domenica arrivo alla Lega per tempo, il vento
invece è in ritardo. Pocomale, riarmo tutto e a questo punto scopro
(prevedibile in effetti) che lo spessorino carbonioso manda all’aceto tutte le
centre finora eseguite, quindi mi metto lì buono buono a ritrovare le tensioni
giuste. Ci metto circa un’ora, facendo con calma chiacchierando del più e del
meno, anche il laser armano pigri e sonnacchiosi…
Per l’una il vento c’è e quindi usciamo:
usciamo io e il supercazzut squaron, i contender oggi assenti. Pazienza tanto
voglio solo provare tutte le piccole modifiche e vedere che non si sbatruccoli
niente, insomma la prova generale della regata di domenica prossima.
Nell’ordine:
- il carbotappo è troppo fatticcio e fa fatica
a entrare nell’apposita sede
- il velcro per il moschettone della scotta è
loffissimo, me lo perdo per strada
- il resto più o meno è come l’ho lasciato
per cui ci siamo quasi.
|
dai, è una bella vita |
In mare oltre notare tutte queste cosette,
faccio una serie di manovre cercando di passare per un velista, le virate mi
sembrano migliori e forse ho capito perché la scotta tende all’incastro con
così alta frequenza: il boma passa piano perché si incastra su di me. Facile: basta
diventare bidimensionale in fase di virata!
bidimensionale appunto!
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