Una domenica
a caso di queste, prevista arietta, c’è stata la veleggiata sociale. Il
concetto è che si vada sofficemente a spasso per un percorso dubbio, importando
il maggior numero di non-esattamente-velisti a bordo, usando all’occorrenza
tutti i mezzi disponibili, dai pedalò alle barche scuola. Di conseguenza io,
attenendomi scrupolosamente a tale direttiva vado in acqua con la mia
fidanzatina, che non ha ancora avuto il dubbio onore di posare le sue tenere
estremità sulla barca nuova (che ricordiamo, per la sua gioia ha l’antiscivolo
gommoso non rasposo: niente più culetto graffiato, Tiè!).
Niente
trapezi e giubbetti, che siamo a spasso oltremisura (be’ i giubbetti ce li abbiamo comunque nascosti
nella sacca spi di dritta: non siamo sciagurati, non così tanto).
Ovviamente io
vado alle 8 per caricare boe, ancore ed armare il mio vascello, lei arriva dopo
il briefing, con la barca armata e pronta.
Ovviamente, è
il mio giocattolo mica il suo.
Questa volta
tanto per cambiare seguo alla lettera la guida che mi ha lasciato in eredità il
precedente proprietario, e sembra che la scelta dia i suoi frutti.
Partiamo –si
fa per dire- in boa, mentre il gommone di partenza se ne va più o meno al vento
a fare da boa di bolina. Funziona così: il gommone arriva in un punto, si
piazza e tu ci giri intorno, poi riparte si ripiazza e tu ci rigiri…finchè non
è pronta la pasta a terra o fino a quando non finisce la benzina.
Partiamo,
dicevamo e di bolina non c’è storia. L’unico 470 decente in circolazione oltre
noi è Angelo, e sul bordo a salire ce lo mangiamo sia per angolo che per
velocità.
Sul bordo a
tornare noi cinchschiamo un po’ tra issata e strambata e facciamo un bel pezzo
di strada in più, lui si infila e recupera lo svantaggio, fino ad arrivare
qualche lunghezza avanti all’arrivo. La mia dolcissima metà, che è orgogliosa
per natura e cascettara per vocazione, mi pianta un muso così e mi redarguisce,
asserendo per altro che ho l’acume tattico di un bue che guarda il treno
passare…
E io che
premuroso non volevo stressarla con una strambissata in boa!
A terra
scopriamo di essere quarti, medaglia di legno. Durante l’arrivo io ho
rallentato volutamente per permettere ai giudic-gommo-posaboe di cacciare le
macchinette fotografiche, le foto sono fondamentali! avrò perso scarso 30
secondi: forse senza quel rallentamento sarei salito sul podio. Ovviamente ne
è valsa la pena:
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Vuoi mettere queste irripetibili foto contro l'ennesima coppa? |
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