lunedì 3 novembre 2014

Il Principessino dei bavettari

Sabato e domenica, 2 giorni pregni di contenderitudine. Sabato devo fare un po’ di ammasciate, tipo che pesare la barca (barca nuova non voglio sorprese alle regate!), riarmarla e uscire. Venerdì sera finisce così:
e sabato mattina inizierebbe così, se non fosse che le ho finite:
e quindi inizia così:
insomma mal di testa epico, maledetto vino novello.
Nonostante le premesse, arrivo ragionevolmente puntuale alla Lega, e grazie al prezioso aiuto di Federico potiamo a termine l’operazione “quarto di manzo”  in breve tempo, solo un paio d’ore (per pesare 40 secondi netti, per decidere dove e come armare il paranco bilanciato – o bilancia parancata, fate voi-  quasi due ore). Poi riarmo e faccio due lavoretti in attesa che il vento si stenda, finalmente verso le 12:30. All’una e mezza sono pronto a uscire, Fede no, sta ancora lì che cincischia con gli agugliotti, pazienza vado da solo e lo aspetto fuori.
Appesa come un porco al 2 di gennaio...
Fuori c’è aria da trapezietto, raffiche da trapezio e onda lunga. Incrociata. Ripida. Di bolina, col vento in faccia, ancora ancora. Di poppa, sul bordo che incrocia male una roba che levati! Non so di che colore sono ma probabilmente oscillo tra il rosso pompeiano e il blu tenebra, il collo della muta mi stringe e soffoca, a momenti svengo (andare per mare non è un modo furbo per smaltire l’hangover, decisamente no soprattutto se c’è mare lungo). Strambo, trovo una rotta che mi riporta a terra e faccio fare tutto alla barca per 5-10 minuti, per fortuna su queste mure l’onda è da dietro e quindi mi porta dritto a casa senza troppi scossoni. Sul bordo del rientro un ultimo impeto d’orgoglio mi spinge a lavorare sulle onde con pompata e rollio, tanto per dare un senso a questa debacle…sono stato fuori solo un’ ora e spicci e sto a pezzi. Incrocio Federico che sta uscendo in quel momento scambiamo 2 parole e ci salutiamo lì, scoprirò poi che sfortunato ha beccato solo le ultime raffiche ed è stato fuori meno di me.
Domenica ce la prendiamo comoda. Io devo solo regolare il rake (ieri nonostante la debolezza debilitante ho comunque fatto in tempo a vedere che il vang struscia in coperta, e che ci passo per la si e per la no, con poca aria…)  e poi sono pronto a uscire. Vento zero o quasi, c’è una regata optimist e sono tutti a terra: decidiamo di muoverci solo quando si muovono loro.
Verso l’una prendiamo il mare io, Federico e Guido. Dalle prime boline appare evidente il miracolo eucaristico: grazie ad una combinazione di mia leggerezza, vela wavelength che notoriamente va forte con le ariette, e poderose sculate cammino più di loro, nettamente. Velocità e angolo. Una roba mai vista, se danno le partenze con 4 nodi e se la regata è una monobordo tipo corsa di cavalli me la posso giocare (a manovrare perdo ancora quella mezza lunghezza buona…).
Bolina che ti bolina arriviamo in mezzo al campo di regata dei nanerottoli dove –toh chi si rivede!- c’è la Strega a fare da barca giuria. Tra una partenza e l’altra mi accosto e faccio due chiacchiere con Ale che mi offre un caffè, e dico vuoi mettere che lusso un bel caffe in contender? Poi già che c’è mi scatta anche un paio di foto, ah se ci fosse un po’ di vento vero…
Ci salutiamo che devono dare la partenza ai microbi e non mi va di stare lì in mezzo a disturbare.  raggiungo il resto della flotta e ci spariamo una bella poppa di ritorno.
Con 3 nodi.
Sperimentate le seguenti posizioni:
  • spatasciato da falchetta a falchetta (tutti)
  • sirenetta tutto sottovento (io)
  • seduto spalle a prua al centro (guido), probabilmente infilatosotto la prua passando  con culo e gambe nei fori di ispezione, sbuca solo la testa
  • seduto sul boma spalle a prua al centro (io)
  • spatasciato con piede sul vang per tenere aperto il boma (federico, si è avvicinata una motovedette per controllare che fosse vivo)



insomma un’ora per fare da Francavilla a casa, che due palle… 

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