Quest’anno, ancor più rocambolescamente dello scorso , sono
finito su uno snipe, udite udite al timone, in qualità di tappabuchi dell’ultimo
secondo insieme al pio Paolo Orlandi, che l’ho insultato per due giorni e mi
ringrazia ancora adesso.
La regata inizia con un viaggio più o meno della speranza
sotto un cielo che non promette nulla di buono. Durante il detto viaggio, io
dormo, quindi fatevelo raccontare da altri. Arriviamo lì insieme agli altri
compari della spedizione abruzzese, ben 4 barche, e scarichiamo praticamente
subito, nonostante piova con una certa grazia e una certa molestia. La
questione scaricare e armare si fa piuttosto umida, ma mai quanto le successive
regate: infatti con piglio deciso, e visto che comunque causa perturbazione il
vento c’è, i giudici sono ben intenzionati a mandarci in acqua a soffrire.
Prima naturalmente ci coccolano col solito briefing
enogastronomico, salami, salamelli, prosciutti bruschette vini e vinelli per
mandarci in acqua nel pieno della digestione. Considerato che ci saranno 7
gradi e pioggia battente saremo fortunati se quest’anno non ci scappa il morto
per congestione.
In acqua c’è un insolito vento dalla parte opposta del lago,
partenza in zona diga e bolina verso monte, mentre è piuttosto solito il modo
in cui salta ogni 5-6 secondi in pratica ogni barca ha la sua raffica (o patana)
personalizzata. Prima prova facciamo
vedere di che pasta siamo fatti: partiamo benino, infiliamo due bordi e giriamo
nel gruppo davanti. Wow. Dobbiamo fare tre giri e molte manovre, e ogni manovra
è una coltellata nella nostra velocità: fosse una regata normale non avremmo
difficoltà a regatare in mezzo al mucchio, così ogni virata perdiamo una barca
(buoni e scarsi a parte). Tornando alla prova chiudiamo 8° non male, tenuto
conto della pochissima esperienza mia e di paolo insieme, insomma siamo partiti
bene!
E la nostra bravura finisce qui, ma lo scopriremo solo due
prove dopo.
Seconda prova sembra che ancora possiamo giocarcela: infilo
un partenzone, di quelli belli veloci e liberi (saranno pure solo 13 barche, ma
la linea è veramente misura modelvela!) e vado via. 143 virate dopo sono
parecchio dietro, di poppa riprendiamo qualcosa di bolina pur avendo passo non
abbiamo manovre. Risultato: siamo dietro. Idem la terza prova ma partendo pure
peggio. Per dire: nelle prime boline incrociamo regolarmente con gente tipo
Perdisa (El gran visir de tutti li sinipisti, pota!) e facilmente avanti a
Pino, o Peppe. Poi ci perdiamo per strada. Fisso.
Risultato siamo penultimi, vabbè cosa non si fa per una
magnata…che come vuole la tradizione è magnifica, opulenta, sontuosa e all’altezza
delle aspettative. Noi facciamo tavolata e ci sbafiamo tutto.
(Per pietà cristiana, ma anche pagana, tacerò della nottata
in camerata biletto matrimoniale con l’eroico squadrone snipistico)
(anzi, solo questo dirò: sembra Amici Miei, con Ermanno nel ruolo del conte Mascetti,
e ovviamente Pino nella parte del Necchi.)
Il secondo giorno è migliore del primo, se non altro non
piove. Gli strascichi della perturbazione sono bene visibili negli alti strati
dell’atmosfera, c’è sole, c’è caldo ma il vento non vuole sapere di prendere
una direzione coerente, anche per gli standard del luogo. Alla fine, arresosi
all’evidenza il comitato dispone tre boe ai vertici del lago e ci fanno giocare,
per la gioia del pubblico, in una prova non valida ai fini della classifica.
Partiamo trotterelliamo insieme agli altri e facciamo alcune
cose strane e buffe possibili solo qui, come ad esempio: virare per uscire dal
cono di rifiuti di una barca, non riuscire nella virata perché avviene
contemporaneamente ad un salto di vento, non capirci niente e ritrovarsi
davanti alla barca che ti dava i rifiuti: splendido! In tutto questo giriamo
piuttosto bene (ovvio, la prova non è valida e noi siamo avanti…) ma alla fine
veniamo risucchiati in una triste bonaccia sul bordo di arrivo, ci fermiamo
tutti chi riparte chi no…e ci troviamo a lottare fino all’ultimo contro
Gianfranco e Pino per non essere ultimi, vincendo.
Di un’ incollatura, devo pure orzare sulla linea per venirne
fuori bene.
Per festeggiare ci abbracciamo come ho visto fare solo da Matt Belcher e Malcolm Page dopo la medal delle Olimpiadi.
per loro è stato più facile e meno emozionate, hanno vinto con distacco siderale... |
E così gonfi d’orgoglio per cotanta prestazione rotoliamo a
terra dove troviamo un trattore che ci riporta la barca sul piazzale (dopo
averla alata!) e senza neanche cambiarci iniziamo a mangiare e a bere…
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