lunedì 5 maggio 2014

San Ruffino, la magn...no, la regata

Quest’anno, ancor più rocambolescamente dello scorso , sono finito su uno snipe, udite udite al timone, in qualità di tappabuchi dell’ultimo secondo insieme al pio Paolo Orlandi, che l’ho insultato per due giorni e mi ringrazia ancora adesso.
La regata inizia con un viaggio più o meno della speranza sotto un cielo che non promette nulla di buono. Durante il detto viaggio, io dormo, quindi fatevelo raccontare da altri. Arriviamo lì insieme agli altri compari della spedizione abruzzese, ben 4 barche, e scarichiamo praticamente subito, nonostante piova con una certa grazia e una certa molestia. La questione scaricare e armare si fa piuttosto umida, ma mai quanto le successive regate: infatti con piglio deciso, e visto che comunque causa perturbazione il vento c’è, i giudici sono ben intenzionati a mandarci in acqua a soffrire.
Prima naturalmente ci coccolano col solito briefing enogastronomico, salami, salamelli, prosciutti bruschette vini e vinelli per mandarci in acqua nel pieno della digestione. Considerato che ci saranno 7 gradi e pioggia battente saremo fortunati se quest’anno non ci scappa il morto per congestione.
In acqua c’è un insolito vento dalla parte opposta del lago, partenza in zona diga e bolina verso monte, mentre è piuttosto solito il modo in cui salta ogni 5-6 secondi in pratica ogni barca ha la sua raffica (o patana)  personalizzata. Prima prova facciamo vedere di che pasta siamo fatti: partiamo benino, infiliamo due bordi e giriamo nel gruppo davanti. Wow. Dobbiamo fare tre giri e molte manovre, e ogni manovra è una coltellata nella nostra velocità: fosse una regata normale non avremmo difficoltà a regatare in mezzo al mucchio, così ogni virata perdiamo una barca (buoni e scarsi a parte). Tornando alla prova chiudiamo 8° non male, tenuto conto della pochissima esperienza mia e di paolo insieme, insomma siamo partiti bene!
E la nostra bravura finisce qui, ma lo scopriremo solo due prove dopo.
Seconda prova sembra che ancora possiamo giocarcela: infilo un partenzone, di quelli belli veloci e liberi (saranno pure solo 13 barche, ma la linea è veramente misura modelvela!) e vado via. 143 virate dopo sono parecchio dietro, di poppa riprendiamo qualcosa di bolina pur avendo passo non abbiamo manovre. Risultato: siamo dietro. Idem la terza prova ma partendo pure peggio. Per dire: nelle prime boline incrociamo regolarmente con gente tipo Perdisa (El gran visir de tutti li sinipisti, pota!) e facilmente avanti a Pino, o Peppe. Poi ci perdiamo per strada. Fisso.
Risultato siamo penultimi, vabbè cosa non si fa per una magnata…che come vuole la tradizione è magnifica, opulenta, sontuosa e all’altezza delle aspettative. Noi facciamo tavolata e ci sbafiamo tutto.

(Per pietà cristiana, ma anche pagana, tacerò della nottata in camerata biletto matrimoniale con l’eroico squadrone snipistico)

(anzi, solo questo dirò: sembra Amici Miei, con Ermanno nel ruolo del conte Mascetti, e ovviamente Pino nella parte del Necchi.)

Il secondo giorno è migliore del primo, se non altro non piove. Gli strascichi della perturbazione sono bene visibili negli alti strati dell’atmosfera, c’è sole, c’è caldo ma il vento non vuole sapere di prendere una direzione coerente, anche per gli standard del luogo. Alla fine, arresosi all’evidenza il comitato dispone tre boe ai vertici del lago e ci fanno giocare, per la gioia del pubblico, in una prova non valida ai fini della classifica.
Partiamo trotterelliamo insieme agli altri e facciamo alcune cose strane e buffe possibili solo qui, come ad esempio: virare per uscire dal cono di rifiuti di una barca, non riuscire nella virata perché avviene contemporaneamente ad un salto di vento, non capirci niente e ritrovarsi davanti alla barca che ti dava i rifiuti: splendido! In tutto questo giriamo piuttosto bene (ovvio, la prova non è valida e noi siamo avanti…) ma alla fine veniamo risucchiati in una triste bonaccia sul bordo di arrivo, ci fermiamo tutti chi riparte chi no…e ci troviamo a lottare fino all’ultimo contro Gianfranco e Pino per non essere ultimi, vincendo.
Di un’ incollatura, devo pure orzare sulla linea per venirne fuori bene.
Per festeggiare ci abbracciamo come ho visto fare solo da Matt Belcher e Malcolm Page dopo la medal delle Olimpiadi.
per loro è stato più facile e meno emozionate, hanno vinto con distacco siderale...
E così gonfi d’orgoglio per cotanta prestazione rotoliamo a terra dove troviamo un trattore che ci riporta la barca sul piazzale (dopo averla alata!) e senza neanche cambiarci iniziamo a mangiare e a bere…

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