venerdì 13 settembre 2013

La “Non” regata perfetta

Perfetta per gli organizzatori, non per noi che abbiamo staccato uno stramaledetto 2° posto.
Parliamo del Velandiamo, e la perfezione di cui sopra si riferisce alla splendida giornata di scirocco sui 10 nodi scarsi,  sole, poca onda, orari precisi e tante barche che danno spi un attimo dopo la partenza. Sicuramente per gli organizzatori è stata la regata perfetta al suo 10° anniversario. E che bravi.
Io come ormai da qualche anno mi ripresento nella portentosa accoppiata 470 me al timone+fragliotta a prua su una flotta di barche non già prestanti come la mia adorata, fatto salve lo stramaledetto FD dei miei cari zii, ancora loro!
E tanto per darmi delle arie da regatante serio ho dato una seconda chance allo spi Quantum (“sai sto valutando delle vele Q, per vedere come vanno…si, guarda devo telefonare al velaio per dirgli due o tre cosette, deve ingrassarmi la parte alta... No no, per le regate serie usiamo le North, non possiamo permetterci di rischiare…” detto con aria di sufficienza e con la faccia di chi può permettersi di giudicare il lavoro di un velaio. Possibilmente indossare maglietta di kiwidrop per darsi un tono), anche se a conti fatti non è che ci abbia capito molto dal timone: certe cose devi prenderle in mano.
le magliette di kiwidrop. fondamentali per essere credibili in banchina
Ma veniamo alla nostra regata.
Io e la fragliottina la prendiamo alla lontana, ci spariamo una sessione di allenamento di sabato (tipo 3 ore mezza e 193 strambate) preceduto da 1h 47’ di centre a terra, stiratura con l’appretto delle vele, lucidatura con lo Smack brillacciaio dei bozzelli e grilli, meditazione e yoga per raggiungere il centro della sfera prestazionale. Siamo dei profescionàls, noi. Dopo alcune ore di allisciamenti e minuziose pulizie del mezzo, verso le 5 (e siamo li da tipo 22 ore senza pause…) percepisco alcuni segni premonitori di ammutinamento, tipo la fragliottina che affila un machete, ragion per cui la  libero prima che mi affetti e rimango a sistemare gli ultimi dettagli in solitaria: sono indeciso se armare il messaggero della ghinda che fa pendant con i guantini di lei o a riporto con la specchiatura dei miei occhiali da sole. E so’ problemi...
Domenica, noi che siamo profescionàls ma sul serio, siamo astutamente in anticipo per la prima volta da quando facciamo i Velandiami. La fragliottina ha un tasso di sbadigliamenti tipo uno ogni 25-30 secondi…che dolce, dorme abbracciata al suo machete…io nicchio ma taccio, ognuno ha i prodieri sonnacchiosi che si merita. Per fortuna abbiamo un anticipo tale sulla tabella di marcia che la sbadigliosità eccessiva non provoca danno e alle 10 siamo pronti e in acqua: inaudito! Per l’occasione indossiamo anche le eleganti canotte del camafro in coordinato: sicuramente la stampa ci mitraglierà con i suoi teleobiettivi, e noi ci teniamo a sfoggiare il vestito della festa.
Ovviamente di circa 600 foto dell’evento compariamo sfocati solo in un’inquadratura a campo lungo, ovviamente…
Tornando alla parte velica, siamo magicamente, inspiegabilmente e miracolosamente nell’area prepartenza con 40 minuti di anticipo dopo un breve bordeggio  in cui ci scaldiamo, proviamo due boline e  un issata. Siamo pronti.
Bene.
Partenza di poppa, primo (e unico) bordo una poppa stretta, al limite del lasco. Nei 5 minuti faccio la linea, giusto per sapere i tempi di percorrenza e farmi un idea, poi senza complicarci la vita sfiliamo mure a dritta dalla boa dalla boa verso il battello, allo zero poggiamo e issiamo, facile facile. Gli altri sono un po’ sopravento, ma noi abbiamo più accelerazione e più margine di sicurezza per issare allo sparo.
Il bordo di andata non è di per se interessante, siamo avanti, e ci rimaniamo. Però il bordo come detto è stretto, e il malefico FD, pur senza spi, se la cava bene con il genoa tenendosi giusto un po’ alto. In parole povere non riesco a dargli il distacco che  vorrei.
Io dal canto mio stresso la fragliottina alla morte perché voglio più velocità, e adesso l’acceleratore ce l’ha in mano lei: non se la cava male anche se a tratti si distrae per controllare il filo del machete…ehm…
Certe volte corro dei rischi che neanche immagino
Strambiamo in boa, stacchetto e ammainiamo per iniziare il ritorno. Qui in ammainata ci perdiamo gran parte del vantaggio, siamo un po’ in ritardo e io esco troppo basso. Poca roba, ma alla fine potrebbe essere quel quid che ha fatto la differenza. O meglio: se devo pensare ad un momento “sliding doors” in cui potevo vincere o perdere è stato qui, in questa uscita sporca dalla boa di poppa.
Ma probabilmente è un mio film, più probabilmente neanche un’uscita perfetta sarebbe bastata. La bolina è poca cosa, noi facciamo del nostro meglio, abbiamo una gran prua e la velocità giusta per un 470. Il vento è salito e si trapezia addirittura a gambe stese! (cioè: lei trapezia a gambe stese, io al posto suo stare al trapezietto doloroso)
I miei zii sull’FD stringono meno, devono fare addirittura due virate in più di me, ma semplicemente camminano di più. Proprio non riesco ad inventarmi niente, se non guardarli mentre lentamente da sopravento mi scivolano avanti.
Alla fine mi danno scarso un minuto, e più della metà di questo distacco è causato da VAG (si si, il barconaltura) che mi ha rollato a 40 metri dalla linea, come se questo potesse aiutarlo a recuperare qualcosa su Celeste che con comodo gli vira sulle vele e lo pianta lì, sulla linea d’arrivo: ben ti sta! Nella loro battaglia io sono il danno collaterale che si becca 11 metri e mezzo di copertura, piegandomi alla legge del più grosso, non senza prima aver orzato alla morte per rallentarlo il più possibile, per la serie: “tu mi passi da sopravento perché hai fretta e devi farmi vedere che ce l’hai più lungo? Bene, vediamo se sei in grado anche di orzare co ‘sto camper!
E ovviamente non era in grado.

Insomma, anche quest’anno abbiamo venduto cara la pelle…

3 commenti:

  1. Gli Stramaledetti zii. Ovvero: un affare di famiglia (anno 2013)
    Anche quest’anno partecipiamo a Velandiamo, la regata dove non è importante vincere…. A patto che arriviamo prima noi. Si noi, quelli dell’FD malefico. Quelli che con superba professionalità si ricordano che forse sarebbe meglio arrivare qualche minuto prima dello sparo sulla linea di partenza e pertanto solito rito ….. corri… dai…… issa la randa fatta con un lenzuolo del corredo della nonna, rolla il fiocco e spera che poi si srotoli, ricordati di comperare lo spi (lo diciamo da 10 anni) e ……..pronti si parte. Ci muoviamo dal circolo Svagatamente, quello dei catamarani, e ci dirigiamo a Sud, verso il porto pregando per un po’ di vento dato che sbolinare con 3 m/s è una lagna e non si arriva mai. Durante il tragitto ne approfittiamo per decidere la tattica di regata: “Tu che mangi oggi?” .. “Guarda che pancia ha questa randa, dobbiamo proprio cambiarla”, "quando finisci le ferie". E non si arriva mai. Già mai !!! Ma non possiamo mancare; gli altri non devono vincere e soprattutto Loro devono arrivare 2°. Loro chi? Loro.. "L’Evoluzione della Specie". Arriviamo e Li vediamo; belli come un quadro di Monet: vele lisce e a segno, mutine da fine estate perfette e coordinate, barca da guardare con gli occhiali da sole per come luccica. Sono lì che ritoccano le loro virate e strambate, che affilano i loro giovani denti, che assaporano già il 1° posto. Con atteggiamento scanzonato, il solo che ci possiamo permettere, ci avviciniamo e incominciamo a “chiacchierarci” tra le barche, mentre ci gironzoliamo tra strambatine e viratine. Il confronto appare opprimente: noi, con il nostro FD del’80 e con le nostre braghette comperate a Decatlhon, e loro perfetti con il loro 470 in assetto da Olimpiadi; noi ormai over ….anta con i nostri capelli bianchi (pochi) e loro “L’Evoluzione della Specie”. A proposito… siamo partiti. Il mio timoniere, il tremendo ZiPao, mi ricorda che partiamo mura a dritta mentre io (ZioEo) volevo partire, chi sa perché, mura a sin. Prima manciata di secondi regalata. Maledetta poppa senza spi; ZiPao va prendere il vento fuori, mentre il 470 di nostro nipote fila liscio con il suo spi bianco dritto in boa. E verso la seconda, quella a terra. E noi non ancora siamo sulla prima. Dannazione non devono vincere…. Finalmente siamo sulla 1.a boa mentre quancuno sottovento ci chiede acqua: sono quelli del 555 della lega, ma non siamo ingaggiati e siamo ancora lontani dalla boa e perciò l’acqua non gliela diamo. E Loro accumulano ancora vantaggio. Seconda boa: siamo di bolina e iniziano le danze, le nostre danze. Il Colle del Telegrafo ci copre e pertanto fuori a prendere aria mentre il 470 rimane basso verso terra, ERRRRRORE!!!!. Orza orza cazza orza…, tre virate, con una ciccata completamente dal sottoscritto che ha fatto piantare il malefico FD (30sec al 470), e siamo lì davanti, con il 470 dietro a “panino” tra due 11 metri. Il resto è storia: FD 36 1° e 470 TIA4401 2°. Stramaledetti zii / Evoluzione della Specie 2 a 0. E non c’è spi che tenga.
    Tenete duro ragazzi. Siete bravi e poi…. abbiamo deciso che a 85 anni smetteremo di andare per mare e chissà allora forse… Fino a quel dì l’affare di famiglia continuerà la sua saga

    RispondiElimina
  2. wooowww!
    il commento in diretta dall'altra parte della barricata!

    il confronto è veramente opprimente:
    voi con un metro e mezzo in più al galleggiamento...e ddo' vi riacchiappo in condizioni dislocanti?

    ci si vede l'anno prossimo...o prima si spera

    RispondiElimina
  3. dal punto di vista tecnico perchè dici che il bordo a terra è stato l'errore? con scirocco normalmente a terra è un po' meglio che io sappia. (tenuto conto che ho fatto la rotta minima, 2 virate con uno stacchetto su uno scarso per risalire e poi bordo unico fino all'arrivo)

    RispondiElimina